Gimme Danger: quando Jim Jarmusch e Iggy Pop si incontrano

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Di Redazione Metropolitan

Nel giorno dell’anniversario della nascita di Kurt Cobain (20 febbraio 1967), parlare di musica è un dovere, oltre che un piacere. Lo facciamo con il film Gimme Danger, di un Jim Jurmusch che non delude mai, soprattutto quando tratta una delle sue passione : il rock & roll.

Lui stesso musicista, presenta il film a Cannes 2016, dopo averci già allietato le orecchie con i pezzi di Neil Youg nel film Dead Men e con Coffee & Cigarettes (dove Iggy Pop recita insieme a Tom Waits, Benigni, gli White Stripes e molti altri) .

Gimme Danger è un documentario, è un storia su un pezzo di storia della musica, è un omaggio ad una leggenda ancora vivente; è un film che parla di come nasce un gruppo destinato a cambiare le sorti della musica americana e occidentale degli anni ’70 : Iggy Pop & the Stooges.

Immagini d’archivio, fotografie inedite, interviste; e poi lui, Iggy Pop (al secolo James Newell Osterberg) che, seduto a piedi scalzi, con quel suo sguardo furbo e mai saturo di vita, ci racconta i suoi inizi tra una risata, una battuta e un aneddoto.

Al ritmo di un montaggio cinematografico perfetto che calibra con giustizia i suoni, le immagini e le parole, Jarmusch ha ridato vita a quel momento degli anni ’70, in un’ora di grande schermo.

Siamo nel 1967, l’America è attraversata dalla guerra in Vietnam e la fine dell’avventura hippie e degli anni dell’amore libero iniziano a manifestarsi.

Il rock & roll di Presley si è trasformato in musica di varietà, sotto il peso di un perbenismo che sta tornando a grandi passi, l’Inghilterra, e con lei The Who, i Rolling Stones e i Pink Floyd sono lontane, Jim Morrison ha fondato da poco i Doors (di cui Iggy Pop è fan) e i Ramones non hanno ancora passato l’adolescenza : il rock americano è in cerca di una nuova identità.

Ci pensano allora 4 ragazzi poco più che ventenni di Detroit: James/Iggy Osterberg, i fratelli Ron e Scott Asheton (chitarra e batteria) e il loro amico d’infanzia, Dave Alexander (basso), a riaccendere la fiamma.

The Stooges, da sinistra: Dave Alexander, James Osterberg, Ron Asheton e Scott Asheton (foto via web). 

Ci pensano senza pensarci, vivono l’istante, si lanciano su un palco (e dal palco: quello di Iggy Pop è uno dei primi stage diving della storia) senza sapere esattamente dove vogliono andare, cosa vogliono fare: “l’unica cosa che sapevo, avendo suonato un po’ di blues e di jazz con dei neri nei bar, è che li vedevo muoversi come se fossero ancora bambini e allora mi sono detto, questo voglio fare per la mia generazione“, ci confida il cantante.

Riportare la spontaneità, il primitivismo della potenza musicale, del suono, del ballo, della voce.

Ai suoi concerti Iggy Pop è un diavolo. Balla, si muove e si contorce, mette in scena corpo e anima. Dietro i suoi tre amici, imbarcati in quest’avventura praticamente per caso, lo seguono, lo sostengono, lo aspettano, suonando a testa bassa, senza perdere mai questo flusso musicale che li attraversa. E’ uno spettacolo, di quelli che poi ci abitueremo a rivedere spesso (Bowie, Freddy Mercury, Johnny Rotten dei Sex Pistols…).

Gli inizi degli Stooges sono questo, il contratto con una casa discografica indipendente, tre album, delle torunée, poi il declino, fino alla separazione del gruppo nel 1974 .

Iggy è il leader, certo, è quella figura che trascina con sé tutto e tutti, continuerà da solo (o spesso accompagnato da David Bowie) per gli anni a venire, senza dubbio con la stessa forza ma con risultati ottimi per alcuni dischi, mediocri per altri.

Gli Stooges si rivedranno solo nel 2003, risuoneranno insieme; quando finalmente il riconoscimento indiscusso dell’eredità musicale dei loro pezzi e della loro energia, sarà confermato dal numero incredibile di gruppi che si saranno ispirati a loro negli ultimi 30 anni : Ramones, Sex Pistols, Sonic Youth, Rage Against the Machine, Red hot chili Peppers, Guns N’roses, Depeche Mode…per citarne alcuni.

Ispirati a questa favola ribelle, dove 4 ragazzi tra una sbornia, Lsd e delle cantine improvvisate a sala prove, hanno ricordato al mondo come tra fare musica (material come la chiama Iggy Pop) e i prodotti commerciali da show-business moderni, l’abisso sia immenso.

Ragione per cui, le regine indiscusse di questo film, restano le loro creazioni : No Fun e I wanna be your dog su tutte; pochi titoli in confronto alle numerose produzioni di altri autori ma che hanno attraversato intatte, nella loro importanza, la fine del vecchio millennio.

Allo scandire di ogni nota, di ogni accordo, ci vibrano dentro: le riconoscerebbe anche un neofita del rock. Anche la più inesperta delle orecchie :

Now I’m ready to close my eyes
And now I’m ready to close my mind
And now I’m ready to feel your hand
And lose my heart on the burning sands

And now I want to be your dog
And now I wanna be your dog
Now I want to be your dog
Well, come on

Esaltante e divertente, Gimme Danger è un regalo che Jarmusch ci ha fatto e probabilmente si è fatto; con il suo occhio attento ma non pedante sembra dirci : “un paio d’ore di chiacchiere e ricordi con il precursore del punk e del garage non le volete passare ? Io sì”.

Di Laura Paoletti

https://metropolitandotblog.wordpress.com/2017/02/20/gimme-danger-quando-jim-jarmusch-e-iggy-pop-si-incontrano