Giorgia Vecchini: “Rotolare in un varco dimensionale diretto nel Paese delle Meraviglie” – Intervista

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Di Redazione Metropolitan

Conosco Giorgia Vecchini da… penso più della metà della mia vita! Ha accompagnato, come modello, la mia passione per il Cosplay per anni e anni (è stata anche la prima ad avere uno store di parrucche all’interno del suo forum, che era davvero un ritrovo per tutti gli appassionati italiani, e comprai da lei la mia primissima Wig! NdA), ma non si è limitata a questo.

Giorgia è una cultrice del mondo “Nerd”, sempre sul pezzo a parlare gioiosamente di manga, anime, Giappone, film, in giro per il web, per le fiere nazionali e internazionali, ha influenzato il modo di divulgare la Cultura Pop, dimostrando che non è solo una “passione”, una “fase”.

Molti di voi la conosceranno con il suo nick “GiorgiaCosplay”, ma lei non è solo e soltanto una cosplayer, non lo è mai stata, anzi è molto molto di più, quindi non sapete quanto sono felice di aver potuto fare questa super chiacchierata con lei.

Di seguito scoprirete tanto di Giorgia e sono felice di questo!

Giorgia Vecchini

Giorgia Vecchini: “Un po’ ci si nasce ed io – modestamente- lo nacqui”

Giorgia Vecchini non sai quanto sono felice di fare questa intervista. Per noi italiani sei una colonna portante (in realtà non solo per noi, anche all’estero) del mondo otaku e nerd. Per me, che sono anche cosplayer, il tutto si amplifica. Ma iniziamo proprio dal cosplay, così lo togliamo da mezzo ai piedi. Quando e come è iniziata questa tua passione?

Come dico spesso un po’ ci si nasce ed io- modestamente- lo nacqui (cit).

Mi trovo spesso a sorridere rivedendo la foto di quando a due anni mia madre realizzò per me il vestitino di Heidi, cartone che guardavo assiduamente da piccolina, mentre io, con aria imbronciata, posavo vicino a una capretta. Non sapevo ancora che il cosplay sarebbe stata una parte importante della mia vita.

Il primo costume realizzato, quello di Sailor Mars (la mia inner senshi preferita) lo indossai all’edizione primaverile di Lucca Comics 1997 e fu subito amore. Con la scarsa diffusione di Intenet non c’era ancora alcuna codifica circa il nome di questa “passione”, così semplicemente con gli amici dicevamo che saremmo andati alla fiera in costume; del resto lo facevano già da tempo per i live di vampiri, gli appassionati di RPG e tutta quella fetta di fan del mondo fantasy, perché quindi non noi con anime, manga e videogame?

Del resto per me fu un punto d’arrivo più che naturale, arrivando dal mondo del teatro, la parte “play” quindi (spesso molto sottovalutata), e amando visceralmente tutto ciò che arrivava dal Sol Levante. Nel giro di pochi anni il fenomeno assunse portata mondiale divenendo sempre più diffuso e il resto, beh è sotto gli occhi di tutti.

Mentre la passione per il tutto ciò che è nerd, soprattutto per il Giappone, quando è nata? Cos’è la prima cosa che da bambina ha fatto battere il tuo cuore?

Mia madre racconta che già a 3 anni dopo aver guardato i miei cartoni preferiti mi mettevo a disegnare i seguiti delle storie, facendo le voci dei personaggi…temo che qualche spia si sarebbe dovuta già accendere allora. Se partiva la sigla di Mazinga eccomi in orizzontale a “volare” sul tavolo col pugno disteso, se c’era quella di Paul e Nina, eccomi a rotolare per casa sperando di trovare un varco dimensionale che mi spedisse diretta nel Paese delle Meraviglie e così via. Quei personaggi per me erano più che semplice evasione, erano gli amici che sognavo, vivevano le storie che desideravo in un mondo pazzesco. I primi anime che ricordo in assoluto con maggior affetto, e che aspettavo puntualmente, erano sicuramente Candy Candy, Lulu dei fiori, Lamu e la Stella della Senna (o il Tulipano Nero se preferite) e Daltanious. L’amore per Lady Oscar arrivò qualche anno dopo, all’inizio ero troppo piccola e la trovavo “difficile”, specie nella seconda parte della storia, quando gli eventi storici precipitano e la situazione si fa pesante e cupa. E arrivarono i pieni anni ‘80 con tutti quelli che ho amato di più.

Poi questa passione come si è evoluta? Sappiamo che sei stata organizzatrice e madrina delle più grandi realtà fieristiche italiane e non solo; hai lavorato per tantissime case editrici; hai collaborato con i Gem Boy, Cristina D’Avena, Giorgio Vanni; scritto per parecchie riviste; doppiato e inciso audiolibri e moltissimo altro. Ma qual è stato il primo grande lavoro come Giorgia Vecchini e non come Giorgia Cosplay su questa strada?

Difficile dirlo, perché spesso ci sono state delle contaminazioni tra un ruolo e l’altro; spesso mi hanno coinvolta proprio perché ero GiorgiaCosplay anche se di fatto quello che mi veniva chiesto non era attinente a quel mondo, come nel caso di essere testimonial o realizzare un servizio fotografico per una linea di moda “nerd”, o come hai citato giustamente la lettura di audiolibri e attività analoghe.

E questo processo di separazione è assolutamente ancora in atto. Anche ora mi devo impuntare sulla separazione dei due aspetti; non rinnego assolutamente nulla della mia attività di cosplayer che mi ha dato grandissime soddisfazioni nel corso degli anni, tant’è vero che forse farò qualche altro shooting a tema, ma c’è molto di più, c’è sempre stato, e quel di più ora freme per emergere.

Di certo mi fa più piacere quando vengo chiamata per quello che posso dare, sia a livello di conduzione che di organizzazione, che dietro un microfono, invece che in virtù delle mie foto cosplay.

GiorgiaCosplay

E in tutto ciò che hai fatto, cosa ti è piaciuto di più e rifaresti altre mille volte?

Sicuramente la partecipazione al World Cosplay Summit; non solo perché ha coronato la mia vittoria come Best Cosplayer, ma soprattutto mi ha permesso di visitare il Giappone per la prima volta e con le mie sole forze. Un sogno che portavo nel cuore da tantissimo. E di conoscere grandi autori come Monkey Punch (il papà di Lupin), ma anche Leiji Matsumoto (creatore di Capitan Harlock) e ancora Yumiko Igarashi (disegnatrice i Candy Candy), Go Nagai (il mangaka che ha dato vita a Goldrake, Mazinga, Jeeg ecc.) e così via. Da allora i viaggi nella terra del Sol levante si sono susseguiti con cadenza praticamente annuale, ed ora che la situazione contingente ha reso questi spostamenti praticamente impossibili, mi manca da morire.

Mentre c’è stato un qualcosa che ti ha fatto dire: “Ok basta! Perché non ho collezionato francobolli?”

In realtà tra la 4° e la 5° elementare ci ho provato, ma non è sbocciato l’amore. Tuttavia qualche emissione filatelica la conservo e la colleziono, specie se afferente al mondo Disney e Anime.

Direi che un attimo di sconforto l’ho avuto la prima volta che ho tentato di realizzare il Guinness, dopo aver disposto le migliaia di oggetti per la casa, a fine del conteggio mi accorgo che i conti non tornano e qualcosa non va. Non avevo modo di rifare tutto daccapo e perdere altri due giorni, ho risistemato tutto e, con un metodo di archiviazione differente, l’ho replicato, stavolta con successo l’anno successivo.
Garantisco che è stato un lavoro immane davvero…mai più!

L’11 dicembre sarai la guida della grande mostra Jpop “Manga Heroes”, per te che sei appassionata nostalgica del mondo nerd/otaku anni ’80 e ’90, com’è stato questo tuffo nel passato?

In realtà si tratta di un passato che è sempre molto presente nella mia vita, quindi niente di nuovo sul fronte occidentale. Il vero lavoro, se devo essere onesta, è stato catalogare e fotografare centinaia di pezzi della mia collezione tra quelli papabili per l’esposizione, di modo che il curatore potesse scegliere quali integrare, fornire tutti i dati dei 200 pezzi finalisti, ovvero anno di produzione, marca, materiali, valore. E dimensioni. Nonché imballarli accuratamente uno ad uno; anche perché come puoi immaginare non è che stiano tutti ben disposti in un’unica stanza in vista. Molti di loro erano ancora sigillati nelle rispettive confezioni, messi al riparo da luce e umidità, ma sparpagliati in diverse stanze, o anche case diverse (utilizzo un vecchio appartamento sfitto della nonna come magazzino). Fortunatamente li catalogo comunque con una certa frequenza per tenere sott’occhio doppioni o eventuali pezzi mancanti.

Come hai già accennato qualche domanda fa tu, nel 2019 sei entrata nel Guiness dei Primati per la tua immensa collezione su Creamy Mami, che è tipo “WOW”, quindi ora ho delle curiosità personali: il primissimo oggetto che hai acquistato di lei, il più buffo, quello che ami di più, quello che ami di meno e l’ultimo comprato!

IL PRIMO: il mitologico album di figurine Panini

– IL Più BUFFO: non sono certa che sia il più buffo tra le migliaia che possiedo, ma sicuramente si merita un posto d’onore il pacchianissimo selfie stick!

– QUELLO CHE AMO DI PIU’: il medaglione magico; ma non quello prodotto da Bandai negli anni di uscita dell’anime, né le repliche recenti; bensì quello che mi realizzò in legno mio padre da bambina e mi regalò al mio compleanno, mi sembrava così bello e perfetto da potermici trasformare davvero. E’ da sempre il mio tessssoro, pur nella sua semplicità e ormai usura ben evidente.

– QUELLO CHE AMO DI MENO: per quanto collezionista non ho le fette di salame sugli occhi e cerco di evitare determinate brutture se possibile, anche perché, bisogna ammetterlo, ogni tanto ci sono delle uscite veramente trash, specie se si tratta di abbigliamento e accessori a tema. Tra quelli che amo di meno e che non ho acquistato metto le scarpe decollete bianche coi disegnini di Posi e Nega e le bacchette… le definirei eufemisticamente imbarazzanti. Ovviamente, dovessero regalarmele però, finirebbero direttamente in collezione (Giorgia ha messo una faccina, che qui vi traduco con: un occhiolino e un “dai su, regalatemelo!”).

– L’ULTIMO ACQUISTO: qui si tratta di un’evoluzione continua, quasi ogni giorno salta fuori qualcosa! L’ultimo però è stato due giorni fa ed è una confezione speciale di caffè in limited edition che arriva ovviamente dal Sol Levante.

Ma perché Creamy tra tutte e tutti?

Avevo già dei personaggi che adoravo visceralmente: Ransie la strega, Nanà supergirl, la principessa Gigì, le succitate Lamu’ e Lulù…però quando nel lontano 1985 vidi per la prima volta la pubblicità che reclamizzava l’imminente arrivo di questa nuova serie, fu amore a prima vista. Ricordo nitidamente che c’erano brevi scene tratte dalla seconda puntata, quando Creamy si specchia nel laghetto e si aggiusta i ciuffetti e io pensai “Ma questa è più bella di Lamu’! (Ancora ignoravo che c’era il character design strepitoso della stessa autrice, ovvero Akemi Takada).

Lei per me era perfetta. Si vestiva in modo bizzarro e delizioso, l’anime sprigionava anni ‘80 da ogni centimetro quadrato, era divertente, emozionante, commovente. Yu aveva dei magici gattini alieni parlanti, Posi e Nega, che desideravo da impazzire, e mangiava le crêpes (che non sapevo cosa fossero, ma mi sembravano la cosa più buona del mondo). Creamy poi con quei capelli lilla meravigliosi, era una ragazza bellissima famosa e magica…insomma cosa si poteva volere di più? Ah non, dimentichiamo la mitica formula magica e la bellissima sigla cantata da Cristina D’avena (come pure le canzoni all’interno della serie) che ogni fan degno di questo nome conosce a menadito!

Poi vennero magica Emi ed Evelyn, che ho apprezzato davvero tantissimo, e no, non mi sono mai parse delle emule della mia preferita, ma semplicemente delle “colleghe”. Tuttavia il primo amore non si scorda mai!

Giorgia Creamy

Tra i pezzi dati, qual è il più importante che hai donato a Manga Heroes?

Sicuramente, sia a livello affettivo che di valore intrinseco, proprio il “Gioco di Creamy”.
Si tratta di un board game realizzato in Italia nel 1985 che si poteva vincere unicamente per un periodo limitato di tempo durante il contenitore per ragazzi Bim Bum Bam, condotto da paolo Bonolis, Manuela Blanchard e il mitico pupazzo Uan. Se si aveva la fortuna che la propria letterina venisse estratta a sorte tra le centinaia che arrivavano ogni giorno in redazione, allora lo si riceveva direttamente a casa. Credo di aver scritto e disegnato missive per mesi interi, ma a questo punto non sono certa che mai madre le abbia effettivamente spedite. Ad ogni modo purtroppo non rientrai nella pletora di quei fortunati bambini, e sono riuscita a coronare questo piccolo sogno solo abbastanza di recente, uno dei regali più belli di sempre.

Ma c’è oggi qualcosa che ti dà le stesse emozione di Creamy? C’è un altro personaggio (o serie, film, ecc.) a cui dedicheresti tempo, ricerca, soldi perché no, sudore, lacrime?

Ci sono molte serie relativamente recenti che hanno tenuto viva la fiamma della passione e del collezionismo, una su tutte la saga di Harry Potter, di cui ancora oggi ricerco vari prop, o diverse uscite targate Funko (ho circa 500  POP), fino ad arrivare al delizioso Grogu (o baby Yoda se preferite) di The Mandalorian. Ma la differenza sostanziale è che con Creamy ci sono cresciuta, avevo pressappoco la stessa età della piccola Yu quando è stato trasmesso l’anime la prima volta, per cui il legame che si è creato non potrà mai essere replicato. Scovare oggetti che mi mancano, o recuperare pezzi mancanti, appaga quindi la Giorgia adulta, ma anche la piccola Giorgia che con Creamy è cresciuta.

Altre mie collezioni piuttosto nutrite sono dedicate al film Ritorno al Futuro che, con i Goonies (E’ anche il mio questo NdA), svetta tra i miei preferiti, ma anche altre serie anime come Orange Road (E’ quasi magia Johnny), altre maghette come Magica Emi, la principessa Gigiì ( Minky Momo), Evelyn (Persha), album di figurine sia italiani che stranieri di serie anime, locandine cinematografiche anni ‘80, cell originali (rodovetri con il “pezzo” del cartone animato dipinto)….insomma direi che di carne al fuoco ce n’è davvero tanta.

Ritornando alla mostra Jpop “Manga Heroes – Da Tezuka ai Pokemon”, che crea un ponte generazionale tra la cultura pop del passato e del presente, secondo te, essere Nerd cosa significava prima e cosa significa oggi?

Sicuramente essere “nerd” oggi viene considerato mainstream. Siamo tutti un po’ nerd come si dice; che sia il fervido consumatore di serie tv, o l’incallito gamer, o divoratore di comics e/o manga o il collezionista di action figure.

Del resto il processo di sdoganamento della figura del nerd-geek sfigato da film americano ‘80-‘90 è in essere già da alcuni lustri. Saghe cinematografiche che hanno reso accessibili ai comuni mortali l’epopea tolkeniana del Signore degli Anelli o digeribili e ultra pop i super eroi Marvel e Dc, prima appannaggio quasi esclusivo dei cultori dei comics, hanno dato un contributo innegabile a questa tendenza.

Per non parare della longeva sit-com “The Big Bang Theory” che ne ha fatto il proprio punto di forza. Quindi mai come oggi definirsi “Nerd” è assolutamente “cool”.

Io che di fatto mi sono trovata a cavallo tra l’essere “quella strana che è in fissa coi fumetti giapponesi e ci si veste anche” e quella esperta “che ne sa a pacchi ed ha una cultura fenomenale” ho vissuto una fase un po’ dicotomica. Da una parte ero felice che il modo apprezzasse ciò che per anni ho difeso a spada tratta e mi riconoscesse meriti in questo campo; dall’altro, come inevitabilmente accade quando un fenomeno diventa di massa, mi sono sentita un po‘ depauperata di tutto quel mondo che ci eravamo costruiti, quei linguaggi, quelle battute che erano un po’ solo nostre. Però questo mi permette di avere un certo ascendente sui miei studenti; parlando un linguaggio comune è molto più semplice stabilire un dialogo o punti di contatto che li possano interessare.

A breve aprirai un canale Twitch, proprio per stare a passo con i tempi. Riesci già a comunicare con le nuove leve e appassionati, tanto diversi da noi vecchia guardia, che hanno soprattutto una diversa concezione dell’essere nerd? O questa nuova sfida ti spaventa un po’?

Diciamo che durante il primo lockdown ho avuto modo di mettermi alla prova con una serie regolare di appuntamenti quotidiani che per 40 giorni è stato il mio banco di prova, “Una Quarantena di minuti con Giorgia”. Questo mi ha permesso di capire anche chi mi segue e cosa si aspetta; difficile riuscire ad essere trasversali con le nuove generazioni, ma del resto non è questo che mi interessa. Produrre contenuti di livello, con intrattenimento di qualità. Poi il resto verrà da se, e per aggiustare il tiro ci sarà sempre tempo.

Bene concludiamo, non ti secco più promesso: sei sempre in movimento, non ti fermi mai! Quindi hai sicuramente progetti nuovi in mente, puoi farci spoiler? Sì dai, vogliamo spoiler grossi!

Progetti ce ne sono sempre, guai a fermarsi!

Sto lavorando all’edizione primaverile di un evento di cui curerò nuovamente tutta la parte artistica, ritornerò a gennaio in radio con il Mangiadischi Vip con altre 10 interviste a Nerd Vip del settore fumetto-anime-mondo pop, e sto portando a termine il doppiaggio della protagonista femminile di un cartoon per bambini in età prescolare che vedrete presto sulle maggiori piattaforme di streaming…direi una bella sfida!

Giorgia Vecchini

“Guai a fermarsi!” è la frase che racchiude appieno l’essenza di Giorgia Vecchini. Una passione la sua che si è trasformata in vita. Un esempio per noi che cerchiamo di fare la stessa cosa.

Spero che l’intervista ti sia piaciuta, per tutto il resto rimani con Noi (e con Me).
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Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)