Giornalisti rai in sciopero per cinque giorni: “Contestiamo la volontà di trasformare il Servizio Pubblico nel megafono dei partiti”

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Di Marianna Soru

I giornalisti Rai hanno indetto uno sciopero di cinque giorni. A seguito della lettura del comunicato stampa che preannunciava i cambiamenti in atto, molti giornalisti si sono attivati per protestare sonoramente nei confronti di questi nuovi provvedimenti.

Sciopero giornalisti Rai: le motivazioni

Tutto parte dalla convocazione di Usigrai, il sindacato che tutela i giornalisti della tv pubblica. L’assemblea dei Cdr ha in seguito proclamato lo stato di agitazione. Si è discussa l’autonomia del Servizio Pubblico dalla politica, già evidenziata con il comunicato letto dai giornalisti dei principali tg nazionali. Che permane nelle richieste da parte del comitati di redazione. Comitati che, in accordo con Usigrai, dichiarano che l’emittente nazionale non può diventare megafono del governo. Con otto voti contrari e un astenuto, si è deciso di far partire lo sciopero.

Nel documento approvato con 71 voti a favore, si sottolinea come il passaggio di alcuni volti Rai verso altri competitor possa determinare delle ripercussioni. Che ricadrebbero non solo sugli ascolti, ma anche sul bilancio aziendale. Più di tutti potrebbe essere intaccata la libertà di stampa. In uno dei passaggi di questo documento si parla anche dello smembramento di una branca dell’azienda, come quella della Radio.

Il comunicato stampa

“Non solo, l’informazione risulta la grande assente nel Piano Industriale. Non esistono linee guida sull’impatto che la trasformazione in digital media company avrà sul settore giornalistico. Nei gruppi di lavoro “Ottimizzazione offerta editoriale” e “Evoluzione competenze ed interventi organizzativi” non ci sono giornalisti, e per ora gli unici interventi, calati dall’alto senza alcun confronto con il sindacato, sono quelli che prevedono lo smembramento della Radio, con Gr Parlamento e la redazione sportiva che verrebbero assegnati rispettivamente a Rai Parlamento e Rai Sport, svuotando di fatto Radio1 dalla sua vocazione all news basata su informazione e sport, senza alcuna ragionevole motivazione organizzativa o industriale, senza alcun vantaggio per la testata o per l’azienda.”

E ancora: “L’Assemblea contesta la volontà di trasformare il Servizio Pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni, il mancato rispetto degli accordi sindacali sugli organici nella Tgr, l’assenza di risorse per stabilizzare i precari che lavorano nelle reti, i tagli alle troupe e la disdetta da parte del vertice del premio di risultato.”

Marianna Soru

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