Il cibo non è una merce, è vita. Su questo principio si basa la Giornata mondiale della lotta contadina, celebrata il 17 aprile. Un giorno per ricordare la necessità di difendere la terra e le risorse naturali, salvaguardando soprattutto i piccoli produttori agricoli. “Bisogna toccare la terra”, diceva Lev Tolstoj. Tradizione e modernità in un viaggio sotto i nostri piedi.

Non semi al vento nella lotta contadina

Giornata mondiale della lotta contadina. Foto: Luce.lanazione.it

Fortemente voluta dall’ONU, la Giornata mondiale della lotta contadina nasce all’origine per ricordare un massacro: avvenuto il 17 Aprile 1996 in Brasile, a Eldorado do Carajas, nello stato del Parà. E diventa una ricorrenza di riferimento fondamentale per gli agricoltori di tutto il mondo. La strage fu la risposta alla richiesta di 2 mila contadini senza terra di poter coltivare i 42.400 mila ettari improduttivi, abbandonati da decenni, della fazenda Macaxeira. L’intervento della polizia militare che non comprese le ragioni della protesta in atto, (avevano deciso di bloccare un pezzo dell’autostrada PA-150), causò il ferimento di 69 persone, e la morte di 19 contadini, a cui si aggiunsero altri due nei giorni successivi per le ferite riportate. Un tributo di sangue rimasto nella memoria collettiva.

Solo col lavoro agricolo può aversi una vita razionale, morale. L’agricoltura indica cos’è più e cos’è meno necessario. Essa guida razionalmente la vita“. Nei suoi diari, Tolstoj incarnava la saggezza, di chi ha compreso che l’agricoltura non è solo uno stile di vita, ma è vita stessa. Perché, ‘chiunque riesca a far crescere due spighe di grano o due fili d’erba dove ne cresceva uno solo, rende un servizio al Paese e all’umanità’. Gli agricoltori, negli ultimi decenni, sono sempre più soggetti a forti pressione dell’agroindustria. Sono lasciati indietro a causa di nuove tecniche di produzione, introdotte dalla cosiddetta ‘Rivoluzione Verde’. Con l’avvento dell’agricoltura industriale e Bio, sono stati introdotti nuovi mezzi e tecniche di produzione, comprendenti anche prodotti chimici. Solo in Italia ogni anno finiscono nei terreni circa 150.000 tonnellate di pesticidi che, oltre a inquinare, liberano il protossido di azoto. Il suolo è così, un’immensa discarica chimica legale.

La lotta contadina ieri e oggi

Impara dall’agricoltore ad avere pazienza, a lavorare duramente a rispettare le stagioni, e a non bestemmiare contro i temporali, perché sarebbe soltanto una perdita di tempo, scrive Paulo Coelho. Il mondo della letteratura è assai ricco di rimandi bucolici; da Beatrix Potter con i suoi amici conigli della famiglia Peter Rabbit, alle sorelle Brontë e Jane Austen con romanzi dove il paesaggio era parte integrante della narrazione. Fino a esempi lodevoli dei nostri giorni, come Walter di professione contadino, che era il fratello del manager Renault Flavio Briatore. ‘Germano’, che aveva fatto di una cascina in Valle Bronda, tra vigna e campi d’aratro, il suo Billionaire.

L’uva puttanella” si riconosce per i suoi acini “maturi ma piccoli“, costretti, per sopravvivere, a lottare con quelli più grossi. Una metafora della condizione di chi lavora la terra in meridione; lo impareremo nell’omonimo libro di Rocco Scotellaro, che interpreta in un’autobiografia, sentimenti e lotte dei lavoratori della terra. Descrive molto bene Carlo Levi, nel suo “Le parole sono pietre“, i moti contadini e il mondo pastorale. Dal Nord al Sud, ponendo l’attenzione su uomini e paesi visti in quel particolare momento, legato a una presa di coscienza, un’affermazione di sé che avveniva per la prima volta: i contadini e il loro coraggio di esistere. Appunta nei suoi scritti, le poesie contadine contro i metodi della Riforma in un paese della Calabria: “Si si venute cu la leggi a mmanu, u meritu e chi neri lu sapimu: i muorti e li feriti re Melissa, e tutte camu fattu e chi facimu“. In una realtà di miseria e di argilla, si è difesa a tutti i costi l’autonomia contadina.

Federica De Candia

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