Carlo Levi e “I sei di Torino”

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Di Joelle Cotza

Rubrica Arte: oggi ricordiamo, nell’anniversario della nascita, Carlo Levi, scrittore, pittore e antifascista italiano. Levi nasce a Torino il 29 novembre 1902, dove trascorre l’adolescenza e la giovinezza. Intimo amico di Pietro Gobetti e dei giovani di “Rivoluzione Liberale“, nel 1930 entra a far parte del movimento antifascista “Giustizia e Libertà“. Dopo la laurea in medicina, a soli ventidue anni, espone per la prima volta le sue opere pittoriche alla Biennale di Venezia e partecipa ai primi gruppi di Resistenza contro il fascismo.

Carlo Levi, l’arte e l’Antifascismo

Carlo Levi ad Aliano, foto di Mario Carbone
Credits:  museialiano.it
Carlo Levi ad Aliano, 1960

Nel 1923 l’artista si reca per la prima volta a Parigi. Qui conosce e si lascia ispirare dai lavori dei Fauves, Chaïm Soutine e Amedeo Modigliani. È proprio in questo periodo che comincia a nutrire un sentimento di ribellione nei confronti del fascismo e la sua oppressione. Ben presto quindi abbandona la professione di medico per dedicarsi invece alle arti, dalla scrittura alla pittura. Levi considera la pittura l’espressione della libertà, in netta contrapposizione con l’arte del tempo, sottoposta alla supervisione del regime fascista.

Intorno al 1928 l’artista poliedrico entra a far parte di un movimento artistico piemontese denominato “I sei pittori di Torino” insieme con Jessie Boswell, Luigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio ed Enrico Paulucci. La loro pittura si oppone a quella falsa classicità caratterizzante la produzione artistica legata al regime fascista, più precisamente, a Novecento.

Novecento è stato un movimento artistico fondato nel 1922 a Milano da Margherita Sarfatti, critica d’arte, oltre che amante di Mussolini. Promuoveva un’arte che mirava alla precisione e all’armonia della composizione, prendendo come riferimento assoluto l’antichità classica. I lavori creati dal gruppo I sei di Torino, invece, guardavano alla pittura di Cézanne, Matisse, i Macchiaioli, Manet. Con un obiettivo comune, elaborano una pittura incentrata esclusivamente sul colore, non più sul disegno e sul volume. Una pittura che attraverso la forza del colore intendeva rifiutare e denunciare gli aspetti propri dell’arte fascista.

L’esperienza di confino di Levi

Apertamente antifascista, Carlo Levi viene arrestato svariate volte, e nel 1935 viene condannato al confino in Basilicata. Proprio qui, ad Aliano, in provincia di Matera, trova l’ispirazione per quello che sarebbe diventato il suo più celebre romanzo: “Cristo si è fermato a Eboli” – poi pubblicato nel 1945. Si tratta della vicenda delle popolazioni del Sud Italia, ridotti a condizioni di vita disumane, dimenticate dal Governo e dalle Istituzioni.

Nel 1936 il governo di Mussolini concede all’autore la grazia. E così lo stesso torna a Torino, per poi trasferirsi in Francia, dove proseguirà la sua attività politica. Nel gennaio 1975 muore a Roma, ma viene sepolto ad Aliano. La sua volontà era infatti quella di essere sepolto in quel piccolo borgo lucano, mantenendo una promessa fatta agli abitanti del luogo.

Joelle Cotza

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