La stazione, un luogo che dovrebbe essere il biglietto da visita di una città, spesso si rivela l’esperienza meno piacevole.

È uso corrente nella vita di molti, sia abitanti in città che non, spostarsi con mezzi di trasporto pubblici, sia per mancanza di un mezzo proprio, che per comodità o necessità. Uso corrente è forse un’espressione non del tutto corretta, dal momento che la scelta della maggior parte delle persone che hanno necessità di spostarsi da un luogo all’altro per qualsiasi motivo, ricade sul mezzo di trasporto privato. Questa decisione è dettata, secondo molte testimonianze, sia da una comodità personale ed un’individualità nelle decisioni di orari, sia per motivazioni riguardanti il servizio offerto. In particolare, trattando l’argomento “Treno”, inteso come servizio offerto da “Trenitalia – ferrovie dello stato”, secondo molte testimonianze raccolte ci sarebbero molti punti problematici, che impediscono il corretto funzionamento delle linee ferroviarie e che imporrebbero di optare per il trasporto privato.

Di lamentele per la strada se ne sentono di tutti i tipi e continuamente, ed è anche abitudine diffusa, nelle lamentele della maggior parte delle persone, criticare il servizio offerto da Trenitalia. Molti orari non sono stabiliti nel modo giusto. Ci sono coincidenze che non coincidono, treni che non arrivano, ore vuote e non occupate da nessun treno, stazioni in disuso e maltenute, scarsità di igiene.

In Olanda la media è di un treno ogni mezz’ora, nei Paesi Baschi i treni spaccano il minuto. Oltreoceano, in Giappone il servizio ferroviario è spaventosamente puntuale, a New York in media ogni cinque minuti è possibile prendere una metro e un treno ogni mezz’ora. In tutti questi paesi la domanda giusta è: «Quanti treni passano al minuto?». Ovviamente ogni città ha esigenze diverse, ma in media le problematiche derivano da questi fattori. Non solo la puntualità e la disponibilità di orari, ma da considerarsi molto importante è anche il servizio offerto, la pulizia, l’aria condizionata, la disponibilità di Wi-Fi a bordo, i bagni utilizzabili e puliti continuamente, l’accessibilità per i disabili o per i passeggini, ed infine adibire ogni treno per la sicurezza e l’aiuto ad orientarsi per gli affetti da cecità.

Tutte queste cose molto spesso mancano nei treni messi a disposizione da Trenitalia. Nei treni regionali si riscontra il maggior disagio: spesso passano treni vecchi, quasi sempre ridotti male, e quando si ha la fortuna di usufruire di uno più recente o un “ViValto” è forse possibile fare un viaggio più comodo, scongiurando i continui ritardi, cancellazioni dei treni da un momento all’altro o il sovraffollamento dovuto alla scarsa disponibilità di treni ad orari pressoché vicini.

Non ho mai voluto fare paragoni, perché il nostro paese ricco di storia, arte, e cultura può essere un mondo a sé, ma allo stesso tempo non deve esserlo, poiché in un modo globalizzato, quale viviamo, inevitabilmente non si può negare l’esistenza di altre realtà più efficienti. Ogni paese è basato su una propria struttura, o per lo meno dovrebbe esserlo.

Un paese che porta ancora gli strascichi delle innumerevoli guerre vissute, che ha visto gli stermini e il sangue degli anni fascisti e nazisti dentro le porte di casa propria, le azioni terroristiche delle brigate rosse, gli infiniti e sempre attuali omicidi mafiosi, dovrebbe aver imparato a far fronte alle necessità di base. L’assurdo è che un paese che in passato ha saputo superare crisi profonde e risollevarsi da situazioni inimmaginabili, trovando soluzioni intelligenti e strategiche, sembra non riuscire a risolvere problematiche ben minori.

Inoltre, di sera generalmente il distacco di orario fra un treno e l’altro è molto più vasto rispetto al giorno, fino ad arrivare a non avere disponibilità di treni per l’intera notte quasi ovunque. Un’altra problematica di rilevante importanza è la sicurezza, da diversi punti di vista. La legge stabilisce la libertà di frequentare ogni luogo pubblico sia per gli uomini che per le donne? Certamente, ma nonostante questo sia concesso, una donna spesso si trova in difficoltà a frequentare stazioni di treni o autobus, specialmente dopo il calare del sole. Stazioni che in molti casi diventano sede stabile di senzatetto ai quali non si riesce a trovare un sistemazione degna, oltre che luogo di criminalità di vario tipo. In molte città la zona della stazione è

proprio “la zona” da evitare ad una certa ora. I controlli sono presenti spesso e volentieri solo nelle grandi città e nelle stazioni più popolate ed utilizzate, mentre in quelle minori è quasi impossibile varcarne la soglia senza avere paura (in particolare per le donne, ma questo problema si estende anche agli uomini).

Ma non è finita qui: il disagio non esiste solo nei confini esterni della stazione, perché a bordo dei treni succede spesso di sentire storie che riguardano la criminalità. Il racconto di un controllore (che preferisce rimanere anonimo), che stava eseguendo il turno di notte su un treno diretto alla stazione di La Spezia, risalente a circa quattro anni fa, è un resoconto delle vicende che spesso accadono: entrato in una carrozza per controllare il biglietto ai passeggeri, si avvicina a due extracomunitari che alla domanda «Posso vedere il biglietto?» rispondono tirando fuori un coltello e minacciandolo. «E lei cos’ha fatto?» chiedo: «Per quello che mi pagano non vale la pena rischiare la vita, non abbiamo molte sicurezze, né armi per la difesa».

Un’altra cosa della quale molti si lamentano? I prezzi e le riduzioni. Spesso per il percorso di un breve tratto è obbligatorio acquistare un biglietto (come è giusto che sia), ad un prezzo assolutamente non proporzionato, sia alla tratta che al servizio offerto. Inoltre difficilmente esistono riduzioni. Si trovano spesso riduzioni per gli over-60, ma per gli studenti la situazione è ben diversa. Salvo alcune eccezioni concesse direttamente dalle singole regioni, gli studenti pendolari che sono obbligati a spostarsi per motivi appunto, di studio, non hanno convenzioni, spesso nemmeno chi presenta la dichiarazione dei redditi.

Un esempio? La regione Toscana offre ai soli residenti la possibilità di usufruire della riduzione ISEE per l’abbonamento mensile. Chiunque risieda fuori dai confini della regione non può usufruire di questo servizio, nemmeno gli studenti dell’università che sono collocati fuorisede ma si recano ogni giorno entro i confini. In tal caso si può sperare di essere rimborsati dopo aver fatto richiesta per la borsa di studio, sempre che si rientri nella graduatoria. Vale lo stesso per i lavoratori, non ci sono quasi mai riduzioni ed una persona che ogni giorno deve utilizzare un treno, è obbligato a pagare un abbonamento che ha un prezzo molto alto.

I turisti invece, cosa ne pensano? Per loro il treno è il secondo mezzo più utilizzato, dopo l’aereo. Dalle testimonianze raccolte tra diversi turisti, tedeschi, spagnoli ed americani, è risultato che l’85% di loro non è soddisfatto del servizio. Spesso sono disorientati perché le indicazioni non sono chiare, «si rischia spesso di sbagliare – dicono due anziani spagnoli – non siamo mai sicuri perché la stazione in cui dobbiamo fermarci noi è poco fornita e non tutti i treni si fermano». Altri problemi sono con gli orari, e la manutenzione. Una signora di mezz’età tedesca mi racconta di aver tentato di usare il bagno ma ogni volta che provava ad aprire la porta il segnale rosso fuori dalla porta diceva “occupato”, anche se dentro non c’era nessuno. In compenso, molti risultano affascinati dai paesaggi di cui si gode dai finestrini.

In estate spesso succede che nelle zona molto turistiche i treni subiscano cancellazioni o guasti, oppure siano talmente al completo da non riuscire ad aprire le porte per entrare. Tutti ammassati ed in piedi. Un problema sempre legato alla scarsità di treni a disposizione.

In maniera più riflessiva e meno concreta, si tratta di un discorso molto più profondo e che va al di là delle semplici regole di comportamento. Sembra spesso di essere in una società che non è spinta all’insegnamento del buon costume e delle consuetudini di comportamento basilari. Chi è raffreddato e senza ritegno non pensa a tossire o starnutire educatamente, chi appoggia, anche con scarpe sporche, i piedi sui sedili imbrattandoli, per non raccontare esperienze ancora meno piacevoli a cui molte ragazze hanno assistito. Da questo scaturiscono fobie. Una ragazza racconta di non aver mai avuto fobie per germi o per la folla, ma dopo vari viaggi in treno, ha sviluppato una fobia per entrambe, arrivando al punto di non riuscire più a salire su un treno.

Qua entra in gioco il buon senso. Andremmo a sederci in un posto che non sappiamo da chi è stato occupato in precedenza, dovremmo occuparlo in maniera tale da lasciarlo come vorremmo trovarlo. Sono pensieri ripetuti e standard probabilmente, ma necessitano di una comprensione profonda. Una società si

costruisce dalle basi, dalle fondamenta, e quindi anche dalla materialità e funzionalità degli strumenti e mezzi che rappresentano la possibilità motoria della popolazione. Gli spostamenti sono necessari per permettere alle persone di andare a lavoro, grazie al quale si produce e si è in grado di dare il proprio contributo all’incremento economico dello Stato. Se tutti fossero incentivati ad utilizzare i mezzi pubblici ci sarebbero molteplici aspetti guadagnati. Su tutti, il calo dello smog e una maggiore respirabilità dell’aria, soprattutto nelle città.

È necessario mediante la risoluzione di tutte queste problematiche, incentivando la popolazione ad utilizzare i mezzi pubblici, cosicché si apportino vantaggi riguardanti l’intera società. Poiché, al momento viviamo in una realtà ben diversa dall’immagine del sognatore che dal finestrino guarda il mondo esterno proposto dalla cultura mainstream. Più treni, più puliti.

Marina Lombardi