Siamo ormai addentrati nel mese di Marzo, quello che viene considerato il mese delle donne. Proprio per festeggiare la donna in ogni sua sfaccettatura diamo il via ad una nuova rubrica di danza che prenderà il nome di “Passi di danza“. Ogni martedì prenderemo in esame un balletto tratto dal repertorio classico o contemporaneo e ne approfondiremo una tematica rilevante. Ad inaugurare la rubrica non poteva che essere, sempre a proposito di donne, la protagonista indiscussa del balletto romantico dell’Ottocento: Giselle.

Giselle è un capolavoro del balletto classico nato dalla penna di Théophile Gautier, che scrisse il libretto ispirandosi alla ballerina Carlotta Grisi. La storia di Giselle prende però spunto dal romanzo di Heinrich Heine “De l’Allemagne” che riportava la leggenda delle Villi, fanciulle morte prima delle nozze. La coreografia fu affidata a Jean Coralli e Jules Perrot, due grandi nomi dell’epoca, mentre della musica si occupò Adolphe Adam. Giselle andò in scena per la prima volta il 28 Giugno 1841 all’Opéra di Parigi e vide nei ruoli principali di Albrecht e Myrtha, accanto alla Grisi, Lucien Petipa, fratello del celebre Marious, e Adele Dumilatre.

Litografia di Carlotta Grisi in Giselle, 1842 - Photo Credit: Gallica BnF
Carlotta Grisi in Giselle, litografia di John Henry Robinson da Alfred Edward Chalon, 1842 – Photo Credit: Gallica BnF

Il balletto è suddiviso in due atti, uno ambientato in un villaggio della Renania medievale e l’altro in una radura vicino alla tomba di Giselle. Il primo atto racconta di Giselle, giovane contadina del villaggio, e della sua storia d’amore con Albrecht, nobile che si era finto contadino per lei. La loro storia si interrompe quando il contadino Hilarion scopre e rivela la nobiltà del principe e il suo imminente matrimonio con Bathilda, principessa di Curlandia. La giovane Giselle, sentendosi ingannata ma allo stesso tempo ancora innamorata di Albrecht, muore in prenda alla follia.

Il secondo atto invece, quello della morte, vede l’entrata in scena delle Villi, giovani fanciulle morte prematuramente che costringono gli uomini a danzare fino alla morte. Con loro c’è Myrtha, la regina della Villi, e la stessa Giselle, evocata dalla tomba e accolta tra le creature soprannaturali. Albrecht arriva tra loro a cercare la tomba dell’innamorata e incontra le Villi che lo costringono a danzare fino alla morte per punire il tradimento. Qui Giselle non lo abbandona ma lo sorregge e talvolta si sostituisce a lui. Grazie a lei Albrecht riesce quindi ad arrivare vivo all’alba e a far tornare Giselle al suo riposo eterno, lontano dalle Villi.

Un momento di Giselle al Teatro alla Scala di Milano - Photo Credit: ©Brescia e Amisano
Nicoletta Manni e Claudio Coviello in Giselle al Teatro alla Scala di Milano – Photo Credit: ©Brescia e Amisano

La follia di Giselle

Il personaggio di Giselle è sicuramente emblematico all’interno della storia del balletto, sia dal punto di vista fisico che emozionale. Spiega Alberto Testa infatti che il ruolo della protagonista richiede nel primo atto una grande e intensa forza drammatica con alte punte di espressività mimica. Nel secondo atto necessita invece di eccellenti doti tecniche, ma anche di leggerezza e di capacità di evolvere tra il patetico e l’evanescente. Una delle più celebri interpreti del ruolo della protagonista, l’étoile internazionale Carla Fracci, ricorda che in Giselle i due atti si intersecano e si capovolgono: l’atto della vita è morto e l’atto della morte è vivo.

La scena della follia di Carla Fracci - Photo Credit: ©Alessio Buccafusca
Carla Fracci nella scena della follia in Giselle – Photo Credit: ©Alessio Buccafusca

Proprio nel cosiddetto atto della vita troviamo una delle scene più struggenti di tutto il balletto: la scena della follia. È qui che Giselle scopre che l’uomo che ama è in realtà un nobile ed è promesso ad un’altra donna. Proprio su questo passaggio ancora Alberto Testa spiega che Giselle ha “due lievità da toccare”: la prima è di natura terrestre, è la gioia di vivere di una contadinella sfiorata dall’amore. La seconda è di natura incorporea, aerea, di quando aleggia nei pressi della sua tomba, spirito immateriale che l’amato tenta di raggiungere. Alcune interpretazioni controverse spiegano che la follia in Giselle non è la conseguenza di un amore non ricambiato o di un tracollo psicofisico.

Sono in molti a pensare infatti che questa sia la condizione narrativa di un atto di sovversione nei confronti di un potere aristocratico. Quest’ultimo non può infatti rispettare i patti d’amore fatti non tra pari ma con i sudditi, ossia al di fuori del diritto e della legge. L’impotenza di Albrecht di fronte alla follia e alla morte di Giselle è la testimonianza del declino di un mondo che è ormai alla sua fine. Un mondo che può essere redento solo attraverso un’impresa eroica: lo sfinimento al limite dell’omicidio nell’atto secondo.

Carla Fracci nella scena della follia di Giselle – Immagini tratte dal film Giselle realizzato con l’ABT

L’attualità di Giselle oggi

Come già detto, Giselle è un capolavoro del 1841 che viene ancora oggi portato in scena nei più importanti teatri del mondo. Questo perché ad oggi il balletto di Perrot e Coralli è ancora un importante banco di prova per una danzatrice che si rispetti. Ma la storia di Giselle è molto più che un balletto da interpretare e che ancora riesce ad emozionare il pubblico a teatro. Non è molto difficile pensare di trasportare la rivalità tra nobili e contadini al giorno d’oggi. Metaforicamente parlando, la delusione d’amore della protagonista è assimilabile alla storia di molte donne nel mondo.

Non molto distante dai nostri ideali è infatti l’immagine di un Albrecht che non solo si finge diverso da quello che è, ma addirittura rimane impotente di fronte allo sgretolarsi della vita della giovane. Il tracollo psicofisico di Giselle può essere considerato l’emblema del tracollo psicologico che siamo abituati a vedere e a sentire al telegiornale. Anche il secondo atto, quello che più sembra lontano dalla realtà, denota simboli di connessione con l’attualità. Giselle, nonostante fosse stata tradita da Albrecht, decide di danzare con lui per sorreggerlo e di salvarlo quindi da morte certa.

Un momento di Giselle danzato da Fracci e Nureyev - Photo Credit: Il messaggero
Carla Fracci e Rudolf Nureyev in Giselle – Photo Credit: Il messaggero

Non molto diverso da ciò che accade oggi dopo un tradimento, quando spesso chi tradisce non viene condannato ma continua ad essere amato. Per quanto l’atto della morte sia ovviamente frutto di una leggenda, ancora una volta il comportamento della protagonista si offre per essere compreso e attualizzato. Ecco quindi come l’esempio di Giselle, ideato soltanto come balletto, possa rappresentare soprattutto nel mese dedicato alle donne, uno spunto sempre maggiore di riflessione e di analisi.

Eleonora Gorgoretti