Giuseppe Di Stefano, il ricordo del tenore a 12 anni dalla scomparsa

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Di Redazione Metropolitan

Giuseppe Di Stefano, o più semplicemente ‘Pippo’, è stato un tenore di caratura internazionale: uno degli ultimi eredi della tradizione italiana del Bel Canto. Nato a Motta Sant’Anastasia in Sicilia il 24 luglio del 1921, è ricordato tra i più grandi artisti che hanno reso celebre il Bel Paese nel mondo grazie al loro talento eccezionale.

La sua voce riecheggia ancora oggi nelle orecchie di tutti gli appassionati di Bel Canto e non solo. Era un tenore definito lirico-leggero, Pippo. Questo significa che la sua era una voce chiara, agile ed estesa, ma in grado allo stesso tempo di eseguire anche repertori che richiedevano un’interpretazione più ‘drammatica’. Lo si ricorda soprattutto per la sua dizione pressoché perfetta nel suo canto, e anche per quella caratteristica sfumatura che era in grado di donare alla sua voce, quando passava dalla tessitura centrale al registro acuto di ‘testa’ o ‘falsetto’ in modo quasi magico, come solo lui sapeva fare:

Il tenore Giuseppe Di Stefano mette in mostra la sua incredibile tecnica in questa interpretazione della romanza di Franz Lehár.

Grazie al suo amico Danilo Fois, che gli fa conoscere il Teatro alla Scala, scopre la sua passione per la lirica, nonché il suo talento innato.

Giuseppe Di Stefano : la carriera e il repertorio

Inizia così la sua carriera interpretando il repertorio che più era nelle sue corde, quello postromantico, da I Puritani di Bellini, a L’elisir d’amore di Donizetti, passando per Verdi, fino ad arrivare alle opere espressamente veriste come Tosca e Turandot del maestro Puccini. Proprio quest’ultimo repertorio, quello verista, fu quello che lo spinse a uscire dai canoni caratteristici della sua voce, e per questo i critici lo hanno più volte accusato di ‘aprire troppo i suoni’, o detto in maniera meno tecnica, di spingere troppo al limite la sua voce.

Ma visto da un altro punto di vista, questo era proprio quello che richiedeva il verismo, e non esiste cantante che non abbia avuto difficoltà nell’affrontare questo tipo di repertorio, o che non abbia almeno dovuto riadattare la sua tecnica ai canoni veristi.Ma nonostante questo, si ricordano interpretazioni straordinarie anche in questo ambito. Basta pensare alla sua favolosa interpretazione di Che Gelida Manina, ne La Bohème di Puccini:

Il grande tenore Giuseppe di Stefano ha cantato nei più prestigiosi teatri del mondo, da quelli italiani fino a Vienna, Parigi, Buenos Aires, Rio de Janeiro, San Francisco, Chicago e Johannesburg. Se ne è andato il 3 marzo di 12 anni fa, nel 2008, nella sua casa di Santa Maria Hoé a Lecco, a 86 anni. La morte è arrivata per le conseguenze di un’aggressione subita nel 2004, nel tentativo di difendere il suo cane dai rapinatori, mentre si trovava in una sua casa in Kenya.