Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Venezia alla scoperta di un film che nel 1980 ha vinto il Leone d’oro. Parleremo di thriller, di sperimentalismo e di controversie. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Gloria” di John Cassavetes
“Nella mia vita viene prima di tutto il cinema poi il resto. E siccome ogni film che faccio mi sembra l’ ultimo, gli do tutto me stesso, ci metto l’ anima”
Questa dichiarazione di Cassavetes ci mostra un po’ la chiave d’interpretazione del suo cinema che ritroviamo anche in “Gloria”. Il suo è stato un cinema libero spesso realizzato a bassissimo budget e con la collaborazione di alcuni amici come Ben Gazzara che rinunciavano anche a contratti milionari per aiutare questo insolito e innovativo autore. D’altronde la libertà che richiedeva per se stesso e per il suo cinema hanno messo Cassavetes spesso in grave conflitto con la Hollywood dei grandi produttori e del cinema commerciale. Basti pensare a “Gli esclusi” film prodotto da Stanley Kramer e poi ripudiato da Cassavetes a causa delle enormi manomissioni del suo produttore.
“Gloria”, John Cassavetes e Gena Rowlands
In “Gloria” il cinema di Cassavetes segnato da una lenta costruzione psicologica dei personaggi e dall’improvvisazione di attori e regista ben si fonde con un genere commerciale come quello del thriller rivisitandolo con un ottimo risultato. Un merito importante di questo va dato anche al gran rapporto artistico e umano tra John Cassavetes e Gena Rowlands. La donna, che è la protagonista del film e che è stata la moglie del famoso regista, ha ispirato per stessa ammissione di Cassavates molti dei suoi personaggi con la sua vita e il suo modo di essere. Ed anche in “Gloria” la Rowland è il perno trainante di una pellicola che le valse la sua seconda nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista.
La vittoria a Venezia e le controversie
Nel 1980 John Cassavetes fu premiato con il Leone d’oro a Venezia per “Gloria” ex aequo con “Atlantic City, U.S.A.” di Louis Malle dalla giuria presieduta da Suso Cecchi D’Amico in un festival contestatissimo. Basti pensare all’invettiva contro la giuria del regista brasiliano Glauber Rocha in concorso in laguna quell’anno con “A Idade da Terra” su Pier Paolo Pasolini. Per Rocha, infatti, “Louis Malle è un regista di seconda classe e Cassavetes un autore di film commerciali che finge di essere d’avanguardia”. A questo si aggiunse parte della critica che vedeva il film di Cassavetes come troppo lontano dalla sua ricerca di sperimentalismo e frutto di un compromesso con l’industria hollywoodiana.
Stefano Delle Cave