Gloria Steinem, le grandi battaglie femministe degli anni 70′

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Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna, una donna eccezionale che ha fatto la storia del femminismo americano e non solo con le sue battaglie portate avanti da 50 anni contro la discriminazione di genere e per il diritto all’aborto. La donna è Gloria Steinem e questa è la sua storia.

“Il dottor John Sharpe di Londra, che nel 1957, un decennio prima che i medici in Inghilterra potessero legalmente eseguire un aborto per qualsiasi motivo diverso dalla salute della donna, ha assunto il rischio considerevole di praticare un aborto a una ventiduenne americana. Sapendo solo che aveva rotto un fidanzamento a casa, disse: “Devi promettermi due cose. Primo, non dirai a nessuno il mio nome. Secondo, farai quello che vuoi fare della tua vita”.

Questa è la dedica fatta da Gloria Steinem sulla famosa autobiografia intitolata “My Life on the Road” al medico che nel 1957 le ha praticato un aborto quando questa pratica era ancora illegale. Questo è uno degli eventi che ha segnato la vita e la battaglie di questa famosa attivista e femminista americana. Un altro è stata senza dubbio la lunga malattia mentale della madre a cui aveva dato assistenza sin da piccola. Un’ esperienza che l’aveva fatta riflettere sulla condizione della donna e sul problema delle ingiustizie sociali. Una situazione resa tra l’altro più difficile dalla separazione dei genitori e dal fatto che il padre con il suo nomadismo non garantisse stabilità finanziaria alla famiglia.

Gloria Steinem, le conigliette di Playboy e la rivista Ms

LetteralMente Donna è oggi dedicata a Gloria Steinem, fonte britannica.com
Gloria Steinem, fonte britannica.com

La popolarità nel mondo femminista di Gloria Steinem iniziò nel 1963 quando pubblicò un diario diviso in due parti sul mondo delle conigliette dopo essersi infiltrata nel club di Playboy in cui denunciò lo sfruttamento delle ragazze. Fu questo un fatto con cui iniziò da parte della critica il pregiudizio per una donna considerata spesso troppo bella e glamour per essere femminista. Queste critiche non fermarono però la Steinem che continuò a battersi soprattutto per il lavoro alle donne e l’aborto. Quest’ultimo fu l’elemento chiave che la spinse a passare dal giornalismo alla militanza dopo aver ammesso pubblicamente in un sit-in femminista di aver abortito. Erano i primi anni 70′, quelli in cui la Steinem teneva incontri riservati con donne che avevano praticato l’aborto e considerate all’epoca criminali.

Quegli stessi anni in cui la Steinem fondò insieme con l’attivista nera Dorothy Pitman Hughes la rivista Ms. Si tratta di un giornale innovativo, tuttora oggi pubblicato, e destinato alle sole donne che ha fatto la storia del mondo femminista gia da i primi numeri pubblicati nonostante le dure critiche dell’epoca. L’allora presidente Nixon, ad esempio,, come riportato dall’Ansa, si chiese senza troppi fronzoli “a quanta gente possa interessare la rivista femminista della Steinem”. Ma invece ottenne da subito un grande successo popolare affrontando temi scomodi come l’aborto. Basti pensare alla lettera aperta della Stessa Steinem e di Anais Nin, Nora Ephron, Lillian Hellmann, Judy Collins e di altre 47 donne che ammettevano pubblicamente, in un’epoca in cui era considerato illegale, di aver praticato l’aborto.

La battaglia continua

Se in un intervista a Vanity Fair nel 2021 Gloria Steinem ha detto che sono stati fatti diversi passi in avanti per l’emancipazione femminile molto c’è ancora da fare oggi. “Ci sono ancora gruppi che non credono alle donne o che cercano di forzarle a portare avanti una gravidanza perfino dopo uno stupro, dicendo che la vita inzia al concepimento, e che la vita del feto conta più di quella di una donna”, aveva affermato in quell’occasione non senza un pizzico di tristezza.

Quella stessa amarezza ribadita l’anno scorso in una tavola rotonda al New York Times, in occasione dei 50 anni di Ms, con l’affermazione: “Sono orgogliosa, ma anche arrabbiata nera perche’ siamo sempre di fronte agli stessi problemi”. Un affermazione quanto mai vera vista il passo indietro dell’America di quel periodo con la caduta della storica sentenza “Roe vs Wade” che legalizzava il diritto all’aborto.

Stefano Delle Cave

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