God Save the Queen, l’inno punk shock

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Di Redazione Metropolitan

I Sex Pistols, pur nella loro breve storia, hanno impersonato la rottura musicale e sociale propria del punk come nessun altro gruppo. Con “God Save the Queen” è nata l’ennesima controversia che ha reso Johnny Rotten, Sid Vicious, Steve Jones e Paul Cook sempre più popolari ed in rotta di collisione con il mondo.

“God Save the Queen” contro il nazionalismo inglese

God Save the Queen” esce il 27 Maggio 1977, in concomitanza con il Giubileo d’Argento della Regina Elisabetta II d’Inghliterra. Cook ha spiegato che inizialmente non c’era questa intenzione e che il titolo del brano doveva essere “No Future“. ll loro manager li ha indirizzati verso questa scelta, ritardando anche l’uscita del singolo in modo da farlo coincidere con l’occasione.
Una scelta che, per una band come loro, non può che essere stata azzeccata: la canzone ha fatto immediatamente scandalo, è stata bandita dalla radio della BBC, l’Independent Broadcasting Authority ne ha vietato qualsiasi esecuzione e molti negozi di dischi si sono rifiutati di venderla. Il singolo, inoltre, ha debuttato già ai vertici delle classifiche ma sempre la BBC lo retrocede al secondo posto, ciò non gli impedisce di raggiungere comunque quota 150.000 vendite dopo solo una settimana.

Il testo critica esplicitamente il nazionalismo inglese, una critica musicalmente esacerbata da un incupimento della melodia sui ripetuti “No Future” amari di Rotten che ha dichiarato: “Non si scrive una canzone come God Save the Queen perché si odiano gli inglesi. Lo si fa perché si amano e si è stanchi di vederli maltrattati“. La canzone diventa il simbolo del punk, quello crudo e nichilista, sia per la tecnica musicale completamente disprezzata che per contenuto e significato politico e sociale. Nonostante la censura, i Sex Pistols provano ad eseguire la canzone in una barca sul Tamigi di fronte a Westminster Palace proprio nel giorno del Giubileo, evento che si chiude con l’arresto di undici persone tra cui il manager del gruppo, Malcolm McLaren.

Una copertina storica

A rendere iconica la canzone è anche la sua copertina, trasposizione visiva del verso “She’s not a human being“. Disegnata dall’artista anarchico britannico Jamie Reid, raffigura il volto in bianco e nero della Regina Elisabetta sfregiato, con occhi e bocca coperti dal nome del singolo e della band con la Union Jack sullo sfondo, servendosi della tecnica del décollage . L’immagine stessa diventa da sola un’icona del movimento punk, l’urlo di ribellione si propaga attraverso più forme d’arte accomunate dall’intenzione di suscitare disgusto, di creare polemica.

God Save the Queen
La copertina di “God Save the Queen” disegnata da Jamie Reid. Credit:bl.uk.

La storia di “God Save the Queen” racconta quindi un momento storico e musicale ben preciso, la prima ondata di punk degli anni ’70. Seppure interpretata in modi diversi dai suoi esponenti, il punk prende vita sempre per esternare una denuncia sociale: i Sex Pistols sono riusciti perfettamente in questo, hanno aperto un nuovo spaccato sulla società inglese di quegli anni e dato voce a chi, in quello spaccato, non vuole riconoscersi.


Francesca Staropoli

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