Godzilla 2, la Bibbia e Fukushima: ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (o Dio). O anche Eliade, ora che ci penso. Il pop tra orientalismo, Gesù ed energia nucleare.
Godzilla 2 non si merita una recensione da “valuta questo film con un range da una a cinque stelle”, questo è quello che vorrebbero i piani alti, Godzilla 2 si merita una recensione da cinema d’essai.
Godzilla 2, la Bibbia e Fukushima: iniziamo da una rapida valutazione “tecnica”
Il film di Michael Dougherty regge, regge il suo passato. Il film del 2014 era stato un resuscitare in grande stile di mostri giganti, lotte devastanti e comportamento animale da Super Quark (e aveva aperto la via a roba tipo Pacific Rim). Ora ritornano i mostri giganti, le lotte devastanti e il comportamento animale da Super Quark, con messaggi salvifici simil-religiosi. E poi non dite che Mircea Eliade non aveva ragione, eh…
La recitazione regge, quella dei kaiju intendo ovviamente. Stai vedendo Godzilla, non Ozpetek! Ma dopotutto anche i non-CGI riescono nel loro intento. Il film è godibile, ti fa tifare per Godzilla e a volte anche per “Tywin Lannister” (vi sfido a dirmi che non avete pensato la stessa cosa all’entrata in scena di Walter Charles Dance). Poi c’è “Undici” a fare il personaggio adolescente fastidioso con la famiglia problematica. Avrei gradito meno drammi famigliari, ma dopotutto consiglio di vederlo e la CGI è veramente ben fatta. Le scene dove si parla di meno sono le migliori (ancora meglio quando ci sono solo i mostri). Avrei gradito poi ancora più eco-terrorismo, più riflessione filosofica alla Schopenhauer, ma… niente… era meglio la scena biblica tamarra con Ghidorah e la croce (apprezzatissima tra le altre cose). Per il resto avrei gradito più bruciature e danni da radiazioni.
Godzilla 2, la Bibbia e Fukushima: orientalismo spicciolo e puntuale
L’Oriente ci dimostra la caduta della civiltà Occidentale. Abbiamo il professor Ishiro Serizawa e la dottoressa Ilene Chen a ricordarcelo. Questi due personaggi sono la summa di tutte le narrazioni che ci piacciono tanto su quanto “la società occidentale abbia perso il suo contatto con la natura e voglia sempre distruggere ciò che incontra”. Noi vedevamo i kaiju come distruttori, mentre loro come portatori di saggezza. Non c’è nulla da fare, l’orientalismo non morirà mai, e gli stereotipi che portiamo avanti non moriranno mai. Ci autoflagelliamo con queste retoriche per sentirci meno in colpa, e a loro va bene.
Godzilla 2, la Bibbia e Fukushima: ma anche la cultura occidentale non è proprio da buttare via, dai.
“Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”.
Apocalisse di Giovanni, Bibbia.
Parole piene di pathos, terrore, violenza escatologica. La somiglianza è troppo palese se confrontiamo questo passaggio della Bibbia ad alcune scene del film (date un’occhiata alla copertina di questo articolo). La scelta degli sceneggiatori di ispirarsi anche visivamente all’Apocalisse di Giovanni è veramente chiara, e anche nei dialoghi troviamo addirittura un riferimento al perdono cristiano nei confronti del prossimo (anche quando questo sia un kaiju).
Vi è un chiaro riferimento al tema del sacrificio e della resurrezione in tema cristiano, e anche visivamente si decide che la prima apparizione di Mothra sia un qualcosa a metà strada tra lo Spirito Santo e un angelo luminoso in mezzo alla foschia generata dalla presenza di Ghidorah.
Quest’ultimo poi altri non è che la rappresentazione (anche se con qualche testa in meno) dell’Anticristo o della bestia che preannuncia la sua venuta. Le rappresentazioni grafiche e fotografiche, e le scene proposte, sono così assimilabili che è davvero difficile pensare che non sia stato fatto di proposito. Vorrei parlare con gli sceneggiatori di questo, diamine, visto che sono i miei terreni d’elezione come antropologa poi.
Godzilla 2, la Bibbia e Fukushima: i paralleli tra Godzilla e Gesù
In una blasfemia 2.0 poi Godzilla si erge come Dio sulla Terra che attraversa il percorso del profeta (un po’ come hanno fatto con Jon Snow in GOT): conosce la morte, morte per mano di coloro che voleva difendere (anche se involontariamente), e poi risorge per mano di coloro che lo riconoscono come Dio (o loro padrone, visto che veniamo anche definiti come suoi potenziali “animali domestici”). Risorto poi è in grado di lottare contro e sconfiggere l’Anticristo, impostore sulla Terra. Con l’aiuto dei suoi aiutanti (così chiamerebbe Propp gli uomini in questa storia) è in grado di riprendere il ruolo di re a cui era da sempre predestinato. Lunga vita al re!
Godzilla, la Bibbia e Fukushima: il feticismo per il nucleare e il mito dei suoi eroi
Prima c’era il mito di Chernobyl e ora c’è il mito di Fukushima. E il mito di Fukushima porta con sé i suoi eroi. E a incarnare questo mito c’è la persona più adatta servita su un piatto d’argento in Godzilla 2: il dottor Ishiro Serizawa. Ormai sono anni che, dopo l’incidente che ha riportato in vita la paura per il nucleare, nei film e nelle serie tv ritorna il mito di coloro che si sono sacrificati per il bene comune. Un tema questo che si unisce all’immaginario di sacrificio per il bene collettivo e onore che affibbiamo al Giappone, e che nel film trova un parallelo nel messaggio para-biblico del sacrificio di Gesù ucciso da coloro che voleva salvare.
E con lui rivive l’eterno ritorno del feticismo per il nucleare e della paura che attanagliava gli uomini degli anni ’50. E Godzilla vive, ovvero come abbiamo imparato a non preoccuparci e ad amare Dio (e la bomba).
di Eleonora D’Agostino
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