Gold Mass, “Happiness in a Way”

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Di Redazione Metropolitan

Una canzone ipnotica e avvolgente, elegantemente vestita di elettronica e suggestioni che paiono uscir fuori da una colonna sonora lynchiana: tastiere, synth, batteria, drum machines; ma soprattutto una vocalità evocativa, espressiva e sensuale che si tuffa e nuota nel mix senza mai rubare spazio all’arrangiamento. “Happiness In a Way” è solo il primo assaggio, il primo prezioso estratto da “Transitions”, futuro album d’esordio di Emanuela Ligarò, in arte Gold Mass. E’ nata una nuova ‘darkstar’?
Noi sinceramente ce lo auguriamo.

https://www.youtube.com/watch?v=ChDOg-o8zgY

Mood e sonorità del brano, uscito appena ieri, rivelano un sapore decisamente internazionale, volutamente distante dalle tante produzioni nostrane che affollano i primi posti della hit parade.

Complice anche (ma non solo) la presenza di testi in inglese per un flusso di coscienza ermetica legato al concetto di ‘venire alla luce’, partorito con l’aiuto di Alessandro Baris – batterista e multi strumentista – e soprattutto in presenza di un grande nome della nome della produzione artistica mondiale, quel Paul Savage che già in passato si è seduto in cabina di regia per grandi nomi (Mogwai, Arab Strap, Franz Ferdinand, King Creosote, Delgados) e che si è convinto della bontà del progetto targato ‘Gold Mass’ dopo aver ascoltato alcuni demo inviati da Emanuela via mail, senza troppe aspettative ma con chiaro nell’animo il valore, la caratura di un progetto che, non a caso, non ha lasciato indifferenti. 

Emanuela è laureata in fisica e si occupa di acustica nel reparto ricerca e sviluppo di una multinazionale tedesca. Ha potuto auto-finanziare adeguatamente il suo lavoro fin qui, e oggi si affaccia sulla scena con una serie di brani che, da ora sino al prossimo febbraio, usciranno gradualmente sotto forma di singoli,
in attesa di poter ascoltare l’album completo, che si intitolerà “Transitions” ed uscirà in aprile.

Dev’essere stato di certo gratificante, senza contatti pregressi, aiuti dall’alto o conoscenze particolari, arrivare ad un grande del calibro di Paul Savage, con il supporto e la conoscenza del quale l’album ha visto la luce, registrato, missato e masterizzato tra Italia, Glasgow e Stati Uniti. Ancor di più ricevere feedback lusinghieri da altri personaggi di primo piano quali Luke Smith (Foals, Depeche Mode), Jon Moore (etichetta Ninja Tune), John Hughes, Marc Urselli, ed Howie B.

La sua è elettronica scura ed intima e il testo parte sempre da un dato esperienziale ed auto-biografico. Non c’è malizia o superficialità nel momento creativo: i suoi sono pezzi che nascono da una tensione irrisolta esorcizzata e sublimata attraverso la musica. Il linguaggio musicale non è di nicchia, ma il contenuto è profondo e ha carattere. Non è facile, banale musica di intrattenimento. Al contrario, la volontà è quella di provocare intense reazioni. 

Nelle spire di “Happiness in a Way”, tra le onde interpretative di Gold Mass potrete di certo sentire echi di elettronica, PJ Harvey, Anna Calvi, post rock e dark synth wave,
ma anche tutt’altri ascolti che, pur non affiorando mai chiari in questo brano (musica classica, lirica, rock anglosassone, Bob Dylan, prog inglese, cantautori italiani) hanno fanno parte integrante del bagaglio sonoro di Emanuela sino ad oggi, eredità eclettica di un presente ben augurante e un futuro ancor più luminoso, all’insegna della buona musica d’autore, anzi d’autrice.
In attesa di ascoltare dell’altro, le auguriamo forte vento a favore. 

Ariel Bertoldo