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Golgota souvenir di Alessandro Pedretta: un libro adatto alla pandemia da coronavirus

«L’odore della merda umana aggrappata per anni negli angoli dei muri rovinati non lo dimenticherai mai» (da Golgota souvenir)

Golgota souvenir di Alessandro Pedretta è proprio il libro adatto a questa pandemia da coronavirus. Non è però un libro adatto al coronavirus nel senso che si tratta dell’ennesima iniziativa dell’ #ioleggoacasa o #iorestoacasa. Abbiamo visto come tutti, anche quello scrittore le cui opere saranno state lette solo dai suoi famigliari (gli amici non ce l’hanno fatta), abbiano approfittato della situazione per mettere gratuitamente a disposizione le proprie sudate carte. Golgota souvenir non ha approfittato della pandemia, non ha deciso di utilizzare il “marketing da covid-19”. Il romanzo Golgota souvenir fa di peggio (o di meglio, dipende dai punti vista): spiega indirettamente l’atteggiamento umano di fronte alla pandemia in tutti i suoi aspetti.

Golgota souvenir, o come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la pandemia

  • Da una parte Golgota souvenir, parlando di Tecnici, Generali e Macchinisti (rigorosamente con le lettere maiuscole a mimare la tipica maiuscola di Dio), avalla in modo simbolico l’idea di un potere più grande di noi e nascosto. Insomma, il carburante di ogni teoria della cospirazione che si rispetti;
  • Dall’altra parte però Golgota souvenir non si limita a giocare solo con l’idea di un potere manipolatore, nascosto e macellaio. Alessandro Pedretta crea un’opera molto visiva che gioca con le paure e le debolezze che lui come molti altri prima di lui affibbiano all’essere umano. Nel fare questa operazione a livello visivo e a livello simbolico sono utilizzate una serie di immagini ripetute. Abbiamo quindi scie chimiche provenienti dagli aerei. E abbiamo l’idea di un potere corrotto che vada a braccetto con la psichiatria e il controllo del dissenso e del disagio. Abbiamo una feroce e mai implicita critica allo status quo. Non importa quale esso sia, la critica è costante per chiunque utilizzi l’escamotage del bisogno e dei desideri per applicare una forma di controllo;
  • In aggiunta a questo poi Golgota souvenir utilizza a piene mani la metafora del religioso, mescolandola con la pubblicità, dissacrando e ridicolizzando, mentre da un altro punto di vista parla di nuove idolatrie e nuove religioni rispolverate dalle ceneri delle precedenti.

Le metafore del corpo e le descrizioni urbane viscerali nel romanzo di Alessandro Pedretta

«Viene tutto pestato e passato al tritacarne e di nuovo compattato. Ci stanno vendendo la stessa carne dei nostri sogni» (da Golgota souvenir di Alessandro Pedretta).

Alessandro Pedretta, in linea con gli ideali de La nuova carne, realtà editoriale di cui è padre insieme ad altri, è un innamorato delle metafore iperrealiste a base di carne umana. Il corpo umano, le sue vene, le sue interiora, sono sempre alla base di qualsiasi pensiero filosofico che scaturisca dalle sue pagine. Come in una novella reinterpretazione disgustosa del corpo umano come metafora della società, il corpo umano diventa all’occorrenza area urbana. Con strade e costruzioni descritte come interiora, cavità corporee, parti del corpo. E poi diventa all’occorrenza espediente per raccontare la dipendenza, la droga, l’alienazione, concentrandosi sulle vene, i vasi sanguigni, il sangue. Le ferite, i tagli sull’epidermide, diventano stigmate auto-inflitte per mostrare la fisicità di un disagio interiore impossibile da estirpare, mostrare, manipolare. E da là si dipana uno dei punti cardine di tutto il romanzo: il disagio psichico nella sua dimensione individuale e in quella collettiva.

Alberto Burri, Sacco e oro, 1956. Opera che penso sia in linea con l'immaginario di Golgota souvenir di Alessandro Pedretta.
Alberto Burri, Sacco e oro, 1956. Opera che penso sia in linea con l’immaginario di Golgota souvenir di Alessandro Pedretta (credits: Artribune).

Il disagio psichico, la follia, la malattia mentale come marchio di Caino della realtà umana

La follia è sempre e sempre sarà una dimensione politica. E questa componente politica alla Foucault trapela da Golgota souvenir. Da una parte abbiamo nel romanzo di Pedretta un’immagine iperreale della paranoia e di come questa, insieme alla paura, possa muovere le genti sempre di più alla ricerca di un nemico che sia causa di tutto il male che li appesti. Il meccanismo alla base dell’elaborazione delle teorie del complotto, dalla militia americana al 5G e il coronavirus.

Dall’altra parte però abbiamo un autore che gioca consapevolmente con l’idea di un controllo e di un disciplinamento dei corpi tramite lo status quo. Uno status quo però anche questo fragile, paranoico, narcisista, folle, e impacciato persino durante una diretta televisiva. Dei poteri forti che appaiono ogni tanto con qualche appunto durante il percorso del romanzo, ma che non sanno neanche loro precisamente cosa stiano facendo. Così impacciati da essere traumatizzati ancora a distanza di tempo dal dolore della carne, di un morso e di un dente che li ha resi consapevoli del dolore e del proprio sangue. E anche quel potere superiore a loro, quello del Macchinista, del Tecnico, del Generale, anche loro sono divinamente umani e corrotti. Non si salva nessuno dalla follia. Non si salva nessuno dallo status quo.

Golgota souvenir, Aldous Huxley e come abbiamo imparato a non preoccuparci e ad amare le droghe

La dipendenza diventa un espediente per raccontare la condizione umana. Il benessere e l’essere assoggettati continuamente a stimoli piacevoli diventa la condizione patologica. Ce ne aveva parlato già Aldous Huxley nel suo famoso Il mondo nuovo. E su come la tristezza e il dolore siano alla base della costruzione di un essere umano decente in realtà qualche lezione ce l’ha data anche Inside Out (sì, avete capito bene, il film della Pixar).

«L’uomo ha bisogno di soffrire. È uno dei fattori su cui basa la propria esistenza, è uno dei cardini con cui rimane incollato alla propria vita, con cui si sente di essere uomo, e non oggetto, carne vulnerabile nelle spirali di vetro frantumato che sono i giorni a venire» (da Golgota souvenir)

E poi il tema delle droghe che ci ottenebrano la mente e ci tengono su mentre il sistema mercifica il nostro corpo e i nostri pensieri è un leitmotiv così abusato che ormai troviamo il discorso servito e riverito anche all’interno del palinsesto di Domenica In. L’unica differenza è che l’autore di Golgota souvenir ti parla della dipendenza in tutti i suoi dettagli più scabrosi, ti parla di vene, ti parla di gesti inconsulti. Non è una dipendenza composta, pillola da poter mostrare senza troppa vergogna anche durante un programma diretto da Barbara D’Urso o durante un cartone animato destinato ai piccini.

Si parla di dipendenza, si parla di sangue, si parla di aghi, si parla di sostanze sciolte su pezzi di lattina con accendini. Si parla di saliva, di morsi, di autolesionismo, e non è nemmeno quel tipo di dipendenza o atmosfera infiocchettata alla Trainspotting. Merda d’artista, ecco cosa è.

«In verità siamo target, e pure dall’aspetto malaticcio» (da Golgota souvenir)

In aggiunta a questo poi si unisce l’idea che questa condizione sia in qualche modo sfuggita di mano allo status quo. Che la loro creazione abbia creato il disordine. Che quel disordine abbia portato alla distruzione della civilizzazione. La distruzione del controllo che «ci portiamo dietro fin dalla placenta». Anche i cospiratori sono fallaci, narcisisti e stupidi. Sono quei cospiratori ideali nella mente del cospirazionista, soggetti a così tante fughe di notizie da rendere il vivere nell’ombra più una caratteristica simbolica che una realtà. Scacco matto, status quo! Lunga vita allo status quo!

Da un altro punto di vista però Golgota souvenir diventa un’ode alle debolezze dell’animale uomo. Delle debolezze che permangono in modo orizzontale tra tutti gli appartenenti al genere homo sapiens. Elite, forze segrete, oscure presenze politiche che ci vedono come cavie, un unico comune denominatore.

La decostruzione del linguaggio e la ricerca di significati autentici

Il libro inizia con una serie di affermazioni contro le parole e la comunicazione, per poi ritornarci verso la fine.

«Le parole hanno perso il loro senso originario. Le parole ora sono slogan. Queste fottute parole – le dobbiamo uccidere» (da Golgota souvenir di Alessandro Pedretta).

Si denuncia lo svuotamento di significato reale, primordiale, sentito, emotivo, e si attacca subito questa mostruosa società del consumo dove a bisogno corrisponde soddisfazione. Il pensiero e il comunicabile sono ormai tarati al consumo, al capitalismo, ai bisogni futili. E questo linguaggio è il nemico da decostruire, e va attaccato con un iperrealismo che sveli le nostre brutture. Sono brutture, sono immagini brutali, ma sono più oneste della pubblicità del dentifricio. Cambiare il linguaggio ci aiuterà a cambiare noi stessi.

«Entrare nelle parole. Disconnetterle. Destrutturare. Destrutturarci» (da Golgota souvenir).

Azionismo viennese e Chuck Palahniuk

«Il Gruppo Distruzione è per la liberazione degli istinti, l’Azione per la riappacificazione con noi stessi» (da Golgota souvenir)

Il terrorismo libertario senza morti del Gruppo Distruzione ricorda molto Fight Club di Chuck Palahniuk con l’aggiunta degli ideali dell’Azionismo viennese. Il punto di forza delle citazioni in molti lavori di Alessandro Pedretta è quello di declinarle spesso in un’ottica più alta della volontà stessa degli autori da cui la citazione proviene. E la citazione diventa così barocca, eccessiva, a volte anche sgradevole per il suo essere troppo carica. E il nostro riferimento iconografico è Hieronymus Bosch, che troviamo citato in più occasioni all’interno dell’opera.

Hieronymus Bosch, dettaglio del Trittico delle Delizie (credits: Anonimacinefili) Golgota souvenir Alessandro Pedretta
Hieronymus Bosch, dettaglio del Trittico delle Delizie (credits: Anonimacinefili)

Violenza come forza generatrice che aiuta a preservare e ad ampliare il fantomatico “centimetro” di Alan Moore

Scopo della violenza, una violenza che scopriremo molto più morale che reale, è quello di ampliare lo spazio di libertà che abbiamo.

«Il terrorismo che assurge a Filosofia Divina. Per l’ampliamento di quella piccola forbice» (da Golgota souvenir).

E il richiamo al V per Vendetta di Alan Moore va a integrare al meglio la comprensione dell’attacco terroristico che ha come scopo principale professare l’autentico. Un autentico questo poi che si possa opporre agli “uomini scarafaggio” che, in un rovesciamento dello scarafaggio kafkiano, brulicano a proprio agio nel mondo che li circonda.

«Dante apre la bottiglia e fa un sorso. Certo, bere acqua da una bottiglietta di plastica gli sembra quasi come mangiarsi una frittata proveniente dal Nepal quando in casa possiedi 20 galline che sfornano 25 uova ogni due giorni. Sono stranezze. Incongruenze al sapor di bacillo. La malattia della Terra» (da Golgota souvenir, anche se potrebbe anche averlo scritto un colorito David Harvey).

E il mondo si perde in un futuro al neon come le opere di Keith Sonnier.

«Non ti preoccupare, l’autostrada è un luogo d’incontri, è una lunga striscia catarrosa e grigia che è un’ouverture con filo spinato di questa scena allo sbaraglio e scritte al neon chiamato Futuro» (da Golgota souvenir).

Installazione di Keith Sonnier presso il Parris Art Museum, Southampton, New York (credits: Magazine Artland)
Installazione di Keith Sonnier presso il Parris Art Museum, Southampton, New York (credits: Magazine Artland)

Golgota souvenir, fin dal titolo un evidente riferimento ironico al dio cristiano

Nel corso della lettura del romanzo di Alessandro Pedretta ci si troverà di fronte a un evidente riferimento alla vita e al percorso di Cristo. Non si parla di cristianesimo se non nelle vesti delle sue falangi più estremiste pronte alla distruzione pur di rimanere ancorate alla propria fede. Si parla però molto della figura di Cristo, di un Cristo diverso, un Cristo che accoglie su di sé tutte le caratteristiche della società contemporanea consumistica e post-industriale. Un Cristo vittima, ma non redentore. Un buon idolo per il neo-capitalismo, che accoglie su di sé tutte le caratteristiche dell’umano nel mondo del consumismo e della società di massa. E il Cristo che ci raffigura meglio è un uomo devoto alla velocità e alle endorfine perenni.

«Scavalca quella rete o strappala con i denti, usane un pezzo come corona di spine, siamo gli Dei di una placenta sacrificata alla Velocità. Queste sono le anfetamine di Cristo, prendetene tutti» (da Golgota souvenir).

Golgota souvenir, perché leggerlo?

Dentro Golgota souvenir, a parte qualcosa che abbiamo avuto modo di vedere nelle righe precedenti, non c’è qualcosa di veramente nuovo o innovativo. Si parla di concetti, realtà e temi che molti altri autori internazionali o meno hanno portato avanti da moltissimi anni. La società di massa, il consumismo, gli effetti del neo-capitalismo, l’effetto della pubblicità, l’umanità che sostanzialmente sa fare davvero tanto schifo. Dall’altra parte però lo stile di scrittura di Alessandro Pedretta, che troviamo decisamente più snello rispetto a un’altra opera che avevamo avuto modo di recensire, Lo sfasciacarrozze, mostra come in qualche modo sia importante parlare di questi temi e continuare a farlo. Che poi questi temi sono anche diventati il marchio di fabbrica dell’autore.

Per alcuni il cyberpunk, nel suo essere predittivo e filosofico, è morto da tempo; e Alessandro Pedretta cerca di riportarlo in vita con tutte le sue forze e con i temi e le parole che a lui stanno a cuore. In sostanza Golgota souvenir vuole che il lettore pensi, si interroghi, non lasci nulla al caso. Un libro che fa trapelare come l’autore aborrisca qualsiasi forma di letteratura che sia solo intrattenimento e divagazione. Già solo per questo merita di essere letto rispetto a un romanzo rosa puritano.

Golgota souvenir – apostrofi dal caos, ecco dove trovarlo sia in versione kindle (0,99 euro) che in versione cartacea (7,28 euro).

Golgota souvenir è un libro di Alessandro Pedretta che eviscera l'animo dell'homo sapiens del neo-capitalismo e del consumismo di massa post-industriale.
Golgota souvenir è un libro di Alessandro Pedretta che eviscera l’animo dell’homo sapiens del neo-capitalismo e del consumismo di massa post-industriale.

di Eleonora D’Agostino

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