Governo M5S-PD: presentati i 29 punti del programma

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Di Redazione Metropolitan

Oggi, mentre i ministri del governo M5S-PD hanno prestato giuramento, è stato presentato il programma in 29 punti. I temi più trattati sono l’economia e il rapporto con l’Europa

I contratti appartengono al passato: ora c’è un programma condiviso. Anche in questo senso il governo M5S-PD vuole marcare la discontinuità con il predecessore giallo-verde. Proprio oggi i 21 nuovi ministri (10 pentastellati, 9 democratici, un LeU e un tecnico) hanno prestato giuramento al Quirinale ed è stato pubblicato il programma in 29 punti, costruito sugli “indirizzi condivisi di M5S, PD e LeU.

Il rilancio dell’economia

La maggior parte dei punti si concentra sull’economia e il suo rilancio, a partire dall’Iva. Obiettivo primario del nuovo Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (PD) è impedirne l’aumento previsto in caso di mancato rispetto delle tempistiche di presentazione della manovra all’UE. Complementare è la riduzione delle tasse lavorative (il cosiddetto cuneo fiscale), lo stabilimento di una retribuzione adeguata e l’incentivo a investire sui giovani. In particolare il documento menziona come “risorse per il futuro del Paese” i cervelli in fuga e i più svantaggiati a livello economico.

Il rapporto con l’Europa

Un’altra questione che il governo M5S-PD pare deciso ad affrontare è il rapporto con l’Europa. Se nell’ultimo anno gli scontri, le provocazioni (anche di dubbio gusto ed efficacia) non sono mancate, la musica pare cambiare fin dai nomi coinvolti. Il sopracitato Gualtieri (europarlamentare) e Paolo Gentiloni (principale candidato al ruolo di commissario europeo) sono sicuramente favorevoli a un rapporto più stretto con l’UE, e questo potrebbe agevolare un confronto per rinnovare gli accordi tra i Paesi. Per le questioni economiche, certamente, ma soprattutto per l’immigrazione.

Il PD ha infatti chiarito, nelle trattative, di voler abolire il decreto sicurezza bis di Salvini, ma anche riformare il regolamento di Dublino. Quest’ultimo, ad oggi, impedisce un’azione corale nella gestione dell’immigrazione, che viene lasciata in mano agli Stati di primo sbarco (Spagna, Grecia e Italia). Altre riforme riguardano il taglio dei parlamentari, la riforma della legge elettorale e delle regole di elezione del Consiglio Superiore della Magistratura.

Il piano è indubbiamente ambizioso, e gli obiettivi proposti in gran parte condivisibili. Resta però un punto oscuro: in che modo verranno trovati i finanziamenti? La risposta che il neonato governo M5S-PD troverà a questo quesito ne sancirà, molto probabilmente, il destino.

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