Greta Beccaglia, la giornalista sportiva molestata in diretta tv da un tifoso durante la partita Empoli – Fiorentina, ha vinto la causa. L’uomo è stato a un anno e mezzo di carcere per violenza sessuale.

Greta Beccaglia, una vittoria di tutte le donne

Greta Beccaglia
Greta Beccaglia

L’uomo che risponde al nome di Andrea Serrani, ristoratore marchigiano 47enne, ha palpeggiato la cronista sportiva in diretta tv, al termine della partita Empoli-Fiorentina. La violenza subita da Greta Beccaglia, umiliata pubblicamente, è stata filmata dalle videocamere. Inizialmente il tifoso viola, ha cercato di giustificare l’ingiustificabile, spacciando il gesto per una «goliardata». L’intervista di Serrani rilasciata al programma radiofonico La Zanzara, ha notevolmente aggravato la situazione, tanto che la giornalista 28enne ha portato avanti con determinazione la causa: «Pensa davvero di non aver fatto nulla di male? Una goliardata, dice. Giustificata dalla rabbia perché la Fiorentina aveva perso? Definire goliardia una molestia significa non aver capito la gravità di un atto». Greta si è detta soddisfatta della sentenza emessa dal tribunale di Firenze, non solo per se stessa «ma per tutte le donne». La Beccaglia, quasi commossa, ha poi sottolineato quanto sia importante denunciare:

«Nessuno ha il diritto di violare i nostri diritti, di considerare il nostro corpo come un trofeo, nessuno deve più umiliarci, denigrarci, considerarci un oggetto. Nessuno»

L’uomo è condannato, con rito abbreviato, ad un anno e mezzo di carcere per violenza sessuale, ma anche a risarcire la giornalista, l’Ordine dei giornalisti e Fnsi (che si erano costituiti parte civile). La provvisionale ammonta a 10mila euro, stesso ammontare dell’indennizzo per Odg e Associazione Stampa Italiana. Greta ha poi specificato che dei soldi non le importa, infatti «andranno a una onlus che combatte per i diritti violati delle donne in tutto il mondo». La giornalista, ripercorre l’accaduto di quel 27 novembre 2021, per lanciare un ulteriore messaggio:

«Non è importante che io lo perdoni. È lui stesso che deve perdonarsi. Spero che abbia capito il male che mi ha fatto. Si è sputato sulla mano prima di palpeggiarmi. Spero che questa condanna, lui paga per tanti, sia di esempio, spero che finalmente una donna possa essere libera di fare il suo lavoro senza essere molestata. Non provo odio nei suoi confronti».

Rossella Di Gilio

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