Lunedì l’attivista per il clima Greta Thunberg è stata multata da un tribunale locale di Malmo, in Svezia, per aver disobbedito a un ordine di dispersione della polizia durante una protesta il 19 giugno scorso. La giovane attivista si è dichiarata non colpevole dicendo che ha agito per necessità. “È assurdo che coloro che agiscono in linea con la scienza debbano pagarne il prezzo”, ha detto in tribunale.

Processo a Greta Thunberg

La multa alla Thunberg per resistenza alla polizia- Photo Credits TgCom24
La multa alla Thunberg per resistenza alla polizia- Photo Credits TgCom24

In compagnia degli attivisti del gruppo Reclaim the Future, la 20enne aveva bloccato l’accesso stradale a un terminal petrolifero, impedendo ai camion di accedere all’impianto. L’udienza contro Greta Thunberg si è svolta presso il tribunale di Malmo, in Svezia. Durante il processo l’attivista ha detto: “Sì, è vero, ero lì quel giorno e ho ricevuto un ordine dalla polizia al quale non ho obbedito”. Ha, però, negato di avere commesso “qualsiasi reato”. “Credo che siamo in un’emergenza che minaccia la vita, la salute e la proprietà. Innumerevoli persone e comunità sono a rischio sia nel breve che nel lungo termine”, ha detto alla corte. La lotta contro l’industria dei combustibili fossili, quindi, deve essere considerata una forma di autodifesa dalla minaccia esistenziale globale della crisi climatica.

“Dobbiamo continuare ad agire”

“Il tribunale vede le nostre azioni di autodifesa come un crimine”, ha detto Irma Kjellstrom, portavoce di Reclaim the Future che era presente anche alla protesta di giugno. Ha aggiunto che gli attivisti “devono trovarsi esattamente dove viene fatto il danno”. La Thunberg all’udienza ha continuato a parlare del cambiamento climatico che pian piano sta logorando il nostro pianeta: “Le leggi devono essere cambiate, non possiamo salvare il mondo rispettandole. La situazione climatica non sta migliorando, non abbiamo altra scelta che continuare ad agire, anche se dovremo affrontare queste conseguenze”.

I giovani non si fermano a guardare

La sentenza non ha scalfito la determinazione dei giovani attivisti, che continuano a parlare e lottare per il pianeta. Sicuramente la Thunberg, protagonista già di altre proteste, in tribunale non si è lasciata intimorire. Ha colto l’occasione per continuare a parlare e protestare: “Non vogliamo essere solo spettatori, ma dobbiamo fermare fisicamente l’infrastruttura dei combustibili fossili. Stiamo reclamando il futuro. Noi giovani non aspetteremo, ma faremo tutto il possibile per fermare questa industria che sta bruciando le nostre vite”. La corte ha ordinato a Thunberg di pagare 1500 corone svedesi (130 euro) e altre 1000 corone al fondo svedese per le vittime del crimine. La multa è stata applicata in proporzione al suo reddito.

Giulia Simonetti

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