Il direttore artistico di Gucci, Alessandro Michele, dopo la Settimana della Moda di Milano è ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa. Ed è così che si racconta, tra infanzia e carriera.

Alessandro Michele e la sua infanzia

Domenica 27 febbraio, Alessandro Michele ha parlato di sé, e lo ha fatto partendo proprio dalla sua infanzia. Bambino che viaggiava molto con la fantasia ma che non si sentiva a suo agio nelle restrizioni.
«Trovavo molto confortevole la zona di mezzo, dell’umano», queste le sue parole.
Ed è proprio da quella zona, dice poi, che è riuscito a creare un posto tutto suo dove esprimersi e poter creare. «Ho vinto io e tutti quelli che credono nell’idea che essere speciali è un valore aggiunto», ha dichiarato poi l’artista. Nel ripercorrere poi il suo percorso personale ha spiegato come, fin da piccolo, aveva compreso come la moda fosse liberatoria, un moltiplicatore dell’io. Un linguaggio potentissimo quindi, che cerca di infondere nelle sue collezioni artistiche e cariche di significato.

L’intervista non poteva non aprirsi con una riflessione sulla delicata situazione dell’Ucraina, scoppiata proprio in piena Fashion Week milanese.
Fazio ha poi chiesto cosa significhi dedicarsi alla moda in un momento così cruciale per l’Europa, con un conflitto poco distante dall’Italia.
“È stato complesso, complicato”, racconta Alessandro Michele. Ha poi affermato come l’idea di svolgere un lavoro, apparentemente così distante dal tema della guerra, lo aveva confuso, proprio perché le sue creazioni entrano in sintonia con l’idea della vita, e della bellezza, per lui valori fondamentali.

Beatrice D’Uffizi

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