Il conflitto ucraino oltre che una sanguinosa drammatica guerra sul campo sta anche diventando una dura guerra del gas tra Russia e Europa. Se gli stati europei stanno isolando Putin e cercando di rompere con la dipendenza dal gas russo, la Russia aveva fatto sapere negli scorsi giorni che avrebbe potuto non accettare più pagamenti in dollari e in euro ma solo in rubli per il gas e le sue merci. Una decisione che ha spinto l’Europa ha cercare risorse energetiche in paesi prima finiti in secondo piano e ora riapparsi sulla scena internazionale come l’Africa

La guerra del gas tra Russia e Europa

“L’Unione europea deve usare il suo peso per acquisti congiunti, insieme a regole rigide per lo stoccaggio, anziché competere tra Paesi europei e portare i prezzi verso l’alto”. È quanto aveva detto il presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen parlando della scelta di creare una task force europea per l’acquisto congiunto di gas e fronteggiare l’ennesimo aumento del costo di questo materiale accelerando la fine della dipendenza da Mosca.

Un processo quest’ultimo che non si preannuncia molto agevole per i paesi ue in ritardo, come l’Italia, con accordi con paesi e terzi e strettamente dipendenti dal gas russo. La guerra del gas scatenata dal conflitto ucraino ha inoltre portato ai giorni scorsi ad una dura scelta di Putin che, in risposta alle sanzioni europee, ha minacciato di non accettare più pagamenti in dollari e in euro per gas e merci russe ma solo rubli. Un annuncio che ha fatto lievitare il prezzo del gas del 27% facendo correre molti paesi Ue al riparo cercando di imporre un tetto al costo del gas russo per evitare ripercussioni su bollette energetiche che peseranno sulle famiglie.

La ribalta dell’Africa

Sullo sfondo della guerra del gas sta sempre più emergendo il ruolo di paesi che prima erano considerati marginali come quelli africani. Basti pensare che, ad esempio, che il kwanza, la moneta nazionale dell’Angola, si è rafforzata del 20% rispetto al dollaro. Questo perchè i paesi africani con la loro ricchezza di riserve di gas e petrolio stanno attraendo sempre di più i paesi europei alla ricerca di un’alternativa alla dipendenza russa. Tra di essi c’è anche l’Italia che ha recentemente concluso un nuovo accordo per l’aumento di forniture di gas da 21 miliardi a 30 miliardi dall‘Algeria attraverso il gasdotto Transmed che passando dalla Tunisia e dal Mediterraneo arriva direttamente nel nostro paese. “Un accordo che ci permetterà di fronteggiare gli eventuali ricatti russi sul gas”, ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Stefano Delle Cave

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