Dagli scavi di Pompei riemerge Hic et ubique, ovvero “qui e ovunque”, un classico augurio latino di felicità e prosperità citato anche da Shakespeare.
Hic et ubique, a Pompei emerge un augurio latino di 2000 anni fa
Sono stati analizzati numerosi graffiti rinvenuti nella zona denominata ‘salone nero’ , e in ambienti circostanti, da cui sono emerse tracce di vita vissuta all’interno delle aree. Il salone nero e gli ambienti adiacenti si trovano presso il cantiere della Regio IX, insula 10. Tra i graffiti analizzati e riportati alla luce dai recenti scavi, ne emerge uno in cui è citato un classico augurio latino risalente a circa 2000 anni fa; Hic et ubique, ovvero, ‘qui e ovunque’.
Si tratta di un’espressione augurante buon auspicio e felicità, utilizzata anche da William Shakespeare nell’ Amleto e, precisamente, nella scena in cui si rivolge al fantasma del padre. Un articolo di approfondimento circa i nuovi rinvenimenti è stato pubblicato proprio sull’E-Journal. Probabilmente, secondo gli studiosi, chi ha scritto Hic et ubique lo ha fatto con l’intento di augurare ai padroni di casa prosperità e benessere.
Firme di viaggiatori del tempo
Dal materiale emerso si contraddistinguono firme di persone che, probabilmente, hanno sostato in quei luoghi; viaggiatori di quei tempi che apponevano, poi, una firma per attestare il loro passaggio. Oltre ai nomi anche rappresentazioni; come quella di Elena e Paride firmata da tale Pudens; e, ancora, un Vesbinus, un Silvanus e un Valerius.
Come riporta ANSA, queste le informazioni che emergono dall’interpretazione a cura degli autori dell’approfondimento: Maria Chiara Scappaticcio, docente ordinario di lingua e letteratura latina all’Università Federico II di Napoli e Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei.
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