“Ho lasciato cadere Samuele, poi ho mangiato una pizza”. Il domestico 38enne ha confessato l’omicidio del piccolo precipitato dal balcone della sua abitazione.
Samuele, 4 anni, è morto il 17 settembre dopo essere precipitato dal balcone della sua casa. In un primo momento si è pensato ad un incidente, poi è stato fermato il domestico, indiziato per omicidio. La gip aveva appena convalidato il fermo quando il domestico 38enne, ha confessato.
La confessione del domestico
“Ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone. Giunto all’esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo. Sono fuggito a casa e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità”.
Sono le parole del domestico mentre rendeva sommarie informazioni. L’uomo racconta i fatti come se non gli suscitassero alcuna emozione. La gip, Valentina Gallo, aveva appena convalidato il fermo dell’uomo. Nella sera di venerdì l’uomo aveva affermato di aver avuto un capogiro prima di lasciare cadere nel vuoto il piccolo Samuele.
“Stamattina verso le 9.15 mi sono recato a casa della famiglia dove di tanto in tanto faccio le pulizie. Mentre ero indaffarato, Samuele è venuto in cucina dove stavo pulendo. Con l’aiuto di una sedia è salito in prossimità di un mobile per prendere delle merendine. L’ho aiutato, poi ho iniziato a giocare con lui. A un tratto l’ho preso in braccio, sono uscito fuori al balcone e appena uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro.”
L’uomo ha poi continuato e raccontato cosa è successo dopo i fatti, dopo che aveva fatto ritorno nella sua abitazione. “Mi sono steso sul letto e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto, dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo ed ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato”.
“La volontarietà dell’azione”
Non si hanno dubbi su chi ha commesso l’omicidio ma il movente non è “pienamente accertato“. Secondo la gip il capogiro e quanto riferito dall’uomo, non sarebbe credibile.
“Non si reputa verosimile che l’indagato avesse avvertito un malore di tale intensità della durata circoscritta all’istante in cui lasciava la presa del bimbo che aveva in braccio, facendolo precipitare nel vuoto ed essendosi dimostrato, invece, totalmente cosciente, nei momenti immediatamente precedenti e in quelli successivi al gesto, momenti che l’indagato ha descritto, infatti, con grande precisione. La ricostruzione complessiva della vicenda depone nel senso della volontarietà dell’azione posta in essere”
L’arrivo dei Carabinieri e la confessione
L’uomo, dopo che la gip aveva convalidato il fermo, è stato rintracciato non nella sua abitazione ma in un altro appartamento. Inizialmente l’uomo ha fatto finta di non esserci, ma i Carabinieri sono riusciti ad entrare con un espediente. L’uomo non rispondeva al citofono e quindi i Carabinieri hanno infilato sotto la porta una bolletta dell’Enel che è stata prelevata, rivelando la presenza dell’uomo. Egli ha poi aperto la porta e ha guardato gli agenti come se li stesse aspettando. L’uomo ha poi parlato con il magistrato, a cui ha raccontato i fatti senza difficoltà.
L’avvocato in difesa dell’uomo, ha detto che non riferirà i dettagli sulle dichiarazioni rese dal suo assistito. “Sono coinvolte famiglie che stanno soffrendo” e ha aggiunto “non intendiamo speculare su questa triste vicenda”.
Il silenzio davanti al gip
Tutto quello che l’uomo aveva già detto, non è stato ripetuto davanti al gip, durante l’udienza di convalida del fermo. L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha neanche parlato della sua salute mentale. Venerdì aveva detto di essere in cura in un centro di igiene mentale e che è affetto da schizofrenia. “Questo non lo avevo mai detto alla famiglia di Samuele”. Il suo avvocato ha depositato i documenti che attestano la patologia. Nonostante ciò il giudice ha confermato la detenzione e l’imputazione per omicidio volontario. Rimane necessario un “accertamento di carattere tecnico”. L’uomo si trova ora nella sezione per infermi e minorati psichici del carcere di Poggioreale.
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