Benvenute e benvenuti su CoffeeNSupes, la rubrica sui supereroi da leggere in pausa caffè!
Tazzina alla mano, vi accompagnerò in un viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta dei film sui supereroi più e meno conosciuti fino a spingerci nelle profondità della psicologia, filosofia e sociologia nascosta tra le righe degli affascinanti eroi e villain moderni.
In questo appuntamento parleremo della psicologia di Bruce Banner e del suo doppio Hulk. Ora, zuccherate il vostro caffè e allacciate i mantelli…
Nerds, assemble!
Bruce Banner aka Hulk
Hulk, chi non conosce il “mostro” dei fumetti verde di rabbia? Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 è stato portato sul piccolo schermo da Lou Ferrigno e nel 2003 è stato interpretato da Eric Bana. Molti fan e spettatori non hanno trovato soddisfacenti i due film a lui dedicati, Hulk del 2003 ed il successivo L’incredibile Hulk del 2008. La rappresentazione di questo supereroe risulta difficile perché difficile è la reale comprensione della dualità del personaggio.
La frattura delle emozioni
Prendiamo ad esempio un quadro, facciamo finta che rappresenti la nostra identità. La cornice è il nostro aspetto, la corrente artistica è il nostro carattere, la scelta dei materiali le nostre preferenze, le singole pennellate le esperienze della nostra vita. Cosa sarebbero i colori? Le emozioni riempiono la nostra identità, la colorano, appunto, creando un cerchio infinito di sensazioni, esperienze e reazioni. Tutto è collegato, e quando colori e pennellate sono armoniosi il risultato è un quadro equilibrato.
Il quadro di Bruce Banner non è equilibrato. A causa del trauma che ha vissuto da bambino non riesce a mantenere una continuità tra le pennellate, ed è carente di colori. Il risultato è un quadro che ha dei punti in stile neoclassico e altri in un espressionismo verde. Per Bruce è difficile trovare l’equilibrio in quel cerchio di sensazioni, esperienze e reazioni, ed è incapace di dare consapevolezza al suo dolore e alla sua rabbia. Il risultato è che manifesta quella parte sopita, colma di colori associati ad emozioni negative, in Hulk. Un mostro della psiche che rappresenta il suo lato oscuro. Quel lato che lui stesso non accetta, pieno di ombre, di neri, di viola e verde.
L’eterna lotta (etica) tra Bene e Male
Il confine tra bene e male, giusto ed ingiusto, buono e cattivo è incredibilmente labile. Ad inspessire le fondamenta etiche del concetto in sé subentrano società e religione. In particolare, la religione, alla base della nostra cultura, ha sempre condannato tutta la sfera di emozioni e pulsioni legate alla rabbia, all’oscurità, trasformandone alcuni in peccati. È per questo motivo, semplice ma tutt’altro che banale, che tutto ciò che riguarda il lato oscuro dell’essere umano viene percepito come negativo.
Ma torniamo all’esempio del quadro. Un’opera senza ombre e scuri sarebbe solo di luce e chiari e risulterebbe terribilmente piatta. Quel lato oscuro che spesso condanniamo fa parte della nostra umanità, è un aspetto indissolubile dai lati considerati positivi. Senza l’uno non potremmo riconoscere l’altro. Pertanto, se si reprime l’oscurità essa spingerà sempre più violentemente per uscire e riprendersi il posto che le spetta.
Dissociazione d’identità
La dissociazione di personalità è un meccanismo di difesa messo in atto dalla psiche per proteggere un individuo da esperienze traumatiche. Per spiegarlo in maniera semplicistica, è come quando tendiamo a dimenticarci qualcosa che ci mette a disagio. Il cervello è portato a cancellare esperienze negative e far sopravvivere quelle positive. In alcuni casi il trauma è talmente radicato o profondo che la psiche può solo camuffarlo o, in casi estremi, alterarlo.
La dissociazione è un fenomeno verticale, ovvero crea nuove coscienze capaci di funzionare parallelamente. Le personalità derivanti da questa frattura hanno il compito di sostenere il peso del trauma e rendere in qualche modo più semplice la vita dell’identità principale. All’inizio questo fenomeno è funzionale alla sopravvivenza della persona, che spesso non è a conoscenza della disconnessione tra i suoi aspetti psichici. A lungo andare però si trasforma in una condizione che compromette la percezione di sé, frammentando l’identità dell’individuo in pezzi scollegati tra loro.
Bruce e Hulk come dottor Jekyll e mister Hide
Lo scrittore Robert Louis Stevenson creò uno dei primi esempi in letteratura di dissociazione e sdoppiamento di personalità. Il suo posato ed intelligente dottor Jekyll si trasformava nel selvaggio e bestiale mister Hide, un mostro mosso unicamente da quella sfera di pulsioni ed emozioni considerate negative. Mentre il dottore era un uomo d’intelletto, Hide rappresentava il suo lato oscuro ed inconscio. Similmente si sviluppa il dualismo di Bruce, dove la sua parte umana è guidata dalla scienza e dall’autocontrollo, il suo Hulk è una bestia verde di rabbia votata alla distruzione.
Nel libro di Stevenson si parla di parte buona, Jekyll, e parte cattiva, Hide. La loro doppia natura rappresenta la conseguenza della scissione dei sentimenti considerati positivi da quelli considerati negativi. Uno sdoppiamento di personalità che conduce ad una dissociazione d’identità, dove l’una non è consapevole dell’altra e dove la razionalità non riesce a controllare gli istinti verdi. Il loro esempio rende evidente che le due dimensioni compongono e danno tridimensionalità al nostro quadro. E che per avere un risultato equilibrato ed armonioso abbiamo bisogno di entrambi.
Continua a seguire la rubrica CoffeeNSupes per ripercorrere insieme tutti i film sui supereroi. Ti aspetto giovedì prossimo 15 ottobre alle 10:30 con un nuovo appuntamento!
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Rubrica a cura di Eleonora Chionni