I carboidrati sono una componente abituale delle nostre diete. Si trovano nei prodotti vegetali, anche se siamo abituati a pensare a loro solo come pasta e pane.
Quando si parla di carboidrati in realtà si fa generalmente riferimento agli zuccheri complessi, che un chimico chiamerebbe semplicemente amidi. Questi zuccheri contenuti nella pasta, nel pane, nelle patate, nei legumi e in generale nei prodotti vegetali sono alla base di molte diete, tra cui ad esempio la dieta mediterranea.
Esistono però alcuni regimi alimentari che fondano la loro efficacia dimagrante soprattutto sulla riduzione o l’assenza dei carboidrati, come ad esempio le varie diete chetogeniche (Dukan, Atkins, Scarsdale…), alcune versioni della Paleodieta, la dieta Zona e molte diete fai-da-te.
In questi giorni sono stati presentati alcuni dati di uno studio prospettico, il National Health and Nutrition Examination Survey, comprendente 24.825 persone monitorate dal 1999 al 2010, che mostrano gli effetti a lungo termine di questi approcci alimentari: le persone che consumano meno carboidrati hanno un più elevato rischio di malattie cardiovascolari, malattie cerebrovascolari e cancro, rispettivamente del 51%, 50% e 35%.
Esiste inoltre una metanalisi, comprendente complessivamente 447.506 persone, che mostra l’aumento di rischio del 15% per tutti i motivi, 13% per problemi cardiovascolari e 8% per cancro.
Uno studio pubblicato su The Lancet Public Health, inoltre, ha monitorato 15.428 persone tra i 45 e i 64 anni, e ha mostrato che la vita media delle persone era più lunga tra coloro che avevano una percentuale di calorie data da carboidrati tra il 50 e il 55% del totale quotidiano; la speranza di vita si accorciava con una percentuale superiore a 70% o inferiore a 40%
Perché questi risultati?
Le diete a basso contenuto di carboidrati contengono spesso una quantità molto alta di prodotti di origine animale: carni rosse, lavorate e grassi saturi sono ingredienti che devono trovarsi sulla nostra tavola solo saltuariamente, mentre molto spesso questi regimi alimentari spingono verso il loro consumo. I risultati a breve termine sono interessanti e spesso utili a migliorare molte situazioni difficili: fanno perdere peso, abbassano la pressione, regolarizzano il profilo lipidico del sangue… ma a lungo termine questi regimi alimentari non sono sostenibili se non a prezzo di un aumento del rischio. A riprova di questo, si è visto che chi aumentava invece il consumo di frutta secca e legumi per avere il contenuto calorico e proteico necessario nella dieta, non aveva questi effetti.
Giuliano Parpaglioni