Si parla spesso di fuga di cervelli, e cioè di giovani di talento con un’istruzione di tutto riguardo, che emigrano dall’Italia per trovare condizioni di vita migliori. Spesso però sembra che i cervelli siano fuggiti dal Parlamento, dove i rappresentanti della democrazia, ancorati a valori del passato, si dimenticano delle nuove generazioni.
I giovani urlano ma l’Italia è sorda
Certe volte risulta del tutto naturale chiedersi perché alcuni politici non si siano resi protagonisti della fuga di cervelli, emigrando in un altro Paese, o meglio ancora su un altro pianeta. Forse avrebbero evitato di provocare ulteriori danni a una nazione la cui salute sembra essere gravemente compromessa. Nel discorso di fine anno, Mattarella, invocava i giovani a prendersi il futuro, ma viste le premesse, il futuro italiano è meglio che se lo tenga lui. Infatti, è inutile cercare di cambiare un Paese che preferisce restare comodo nelle sue abitudini.
È un malessere diffuso quello dei giovani in Italia. Lo si capisce dal disagio che imperversa nelle scuole, nelle case, e nelle strade. Le ragioni dell’emigrazione dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni, non riguardano solo l’economia, anche se comunque, le prospettive di lavoro qui non sono rosee. Il nostro sistema, non mostra delle carenze solo a livello salariale e di tassazione. Ci sono dei problemi più radicati che riguardano la sfera educativa e quella sociale. I valori che vengono trasmessi dagli insegnanti fra i banchi di scuola, puzzano di vecchio, e sono intrisi di sfiducia nei confronti dell’avvenire.
Quindi, l’esodo giovanile ha molteplici motivazioni. C’è chi se ne va perché l’Italia per motivi economici, chi se ne va perché è un paese favorevole alla proliferazione di discriminazioni, chi se ne va perché il nostro sistema non premia il merito, e chi se ne va perché è donna, e sa che in Italia solo il 57,3% di donne con figli ha un’occupazione. Non possiamo continuare con la retorica dell’occupazione di fronte a un Paese che fa acqua sotto ogni punto di vista.
Michela Foglia
Seguici su Facebook