I robot hanno imparato da lui: Lord Byron

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Di Redazione Metropolitan

Un movimento meccanico che ne imita uno umano, perfetto proprio perchè sempre ripetibile. Lo swing come i giorni di John Byron Nelson Jr, il metronomo dei fairway che vive sempre: “A 60 miglia orarie”.

RIVALI IN FASCE 

John Byron Nelson Jr fa parte del triangolo del 1912: lui, Ben Hogan e Sam Snead. Tutti nati nello stesso anno, sette mesi e tre nascite che modernizzano il golf.
Byron nasce a Waxahachie in Texas ma a 10 anni si trasferisce a Fort Worth, campo natale del golf moderno. Al Glen Garden Golf Club la trafila è classica, ragazzo di umili origini che diventa un caddie per curiosità e pochi dollari. Particolare collega è Ben Hogan, insieme nello stesso circolo, entrambi a portare mazze per i facoltosi (lo sarebbero stati un po’ meno dal 1929 in poi). I due sviluppano una bella amicizia fino al 1927, anno in cui viene indetta una gara tra caddie. Ovviamente i due si contendono il primato ma dopo 9 buche la vittoria è di Ben, i membri del circolo decidono però che si deve proseguire fino alla buca 18. Il carattere gentile del gigante con volto da bimbo è benefico a Byron, difatti, Nelson vince l’incontro di una buca.
Con questa vittoria Byron si guadagna i favori degli iscritti del Club e anche l’invidia del suo coetaneo, sempre presente e mai del tutto scomparsa nel loro rapporto.

Young Byron Nelson
(Credits: www.espn.com)
 ABBANDONO DEL GOLF

A 16 anni Byron raggiunge l’età limite per essere un caddie, il circolo sorprendentemente gli concede una Junior Membership. Se Phil Mickleson dice: “Faceva sentire le persone a proprio agio con loro stesse”, il motivo di questo privilegio è presto spiegato. A 18 anni vince il SouthWest Amateur e nel 1932 diventa professionista, ma dopo solo un anno senza successi rinuncia al rendere la sua passione un vero lavoro.
Byron si trasferisce così a Texarkana per cercare un lavoro normale, ma se non si è uomini ordinari allora il destino ti mette alle dipendenze del tuo personale messia.

J. K. WADLEY

Il capo di Byron è J.K. Wadley, un magnate del petrolio e del legname, uno degli uomini più ricchi dell’epoca. La sua passione è ovviamente il golf, direttore per tre anni della Western Golf Association dal 1921 al 1924 e ideatore delle prime golf car. L’idea innovativa giunge osservando delle automobili elettriche a tre ruote in un viaggio a Los Angeles: dagli anziani verso negozi di alimentari a golfisti verso l’ennesima preghiera di un “Par”.
Nel 1923, durante il suo periodo da direttore, il petroliere dona un trofeo da consegnare al vincitore del Western Open, vinto per la prima volta dal magrissimo Jock Hutchison. Il Western Open non esiste più ma il “J.K. Wadley Trophy” è sopravvissuto al suo donatore ed al torneo stesso, viene difatti consegnato dal 2007 nella gara sostitutiva del Western Open: il BMW Championship.
Wadley con la sua esperienza sa che di mani da far lavorare ce ne sono molte, ma che quelle di Byron sono nate per una sola impugnatura, e di certo non è quella di una trivella. In breve tempo Wadley gli procura un lavoro come golfista professionista al Texarkana Golf Club; da questo momento in poi inizia la vera carriera di “Lord Byron”.

Prima Golf Car
(Credits: Glen Garden Club)
INIZIO FOLGORANTE

Nel 1935 Byron vince il New Jersey Open e non ha tempo di scoraggiarsi per rinunciare una seconda volta. Nel 1937 però arriva la sua vittoria più importante, Byron dimostra di valere quanto il peso del suo soprannome. Alla buca 11 del The Masters è sotto di due colpi da Ralph Guldahl, gli giunge la voce che Ralph è in difficoltà e così infila un birdie alla 12. Al par 5 della 13 nasce l’evento divenuto leggenda: in pieno fairway prende il legno 3 con la compostezza di una nobiltà che di certo non gli scorreva nella vene; nei suoi colpi sicuramente sì. Guarda il suo caddie stentoreggiando: “Il Lord odia i codardi”. Colpo vicino al green, chip imbucato ed eagle alla 13. Byron si trova avanti di due colpi e va in par fino alla 18. Campione del Masters a 25 anni.

Byron al The Masters 1937 (Credits: www.attbyronnelson.org
PRE IMPRESA E GUERRA

Nel 1938 la sua annata non è delle migliori, ma nel 1939 vince lo US Open tirando il colpo decisivo con un ferro 1 (folle anche solo averlo in sacca). Proprio nel 1939 si guadagna il Il “Vardon Trophy” in onore del golfista dallo swing più elegante di sempre, il premio viene dato ancora oggi a chi mantiene la media di colpi più bassa durante l’anno. In onore proprio di Byron dal 1980 viene conferito il “Byron Nelson Trophy” con una struttura simile al suo antecedente, per far sì che chi vinca uno quasi sicuramente ottenga anche l’altro. 
Nel 1940 conquista il PGA Championship ma nel 1941 la malattia lo salva. Da sempre sofferente di emofilia non viene ritenuto idoneo per arruolarsi nell’esercito, cosa che invece non accade a Ben Hogan, che lavora regolarmente per l’aviazione statunitense dal 1943 al 1945. 

Byron Trophy
(Credits: www.ikonicsimaging.com)
MASTERS 1942 E MIGLIOR STAGIONE DI SEMPRE 

Molte volte Ben Hogan finì dietro Nelson durante quegli anni, ma nel 1942 l’erba di Augusta fu come quella di Fort Worth, dai 30 a ritroso fino ai 15 anni. Una “Flappa” temporale dalla Georgia al Texas, loro due per una vittoria, quasi vendetta ma che fu solo riconferma. Playoff al The Masters, un colpo di vantaggio, sia alla nona che alla diciottesima questa volta, perchè Lord Byron domina e senza aiuti. Una stella chiara dal sangue blu nata nella terra rossa, la bandiera del Texas.
La stagione del 1945 può essere spiegata solo dai numeri. 18 vittorie di cui 11 consecutive, che si vanno ad unire alle 65 top ten in 3 anni. 34 vittorie e 16 secondi posti dal 1942 al 1945. (Per consultare la dominazione di Nelson del 1945 cliccate qui).

Ben Hogan (a sinistra) e Byron Nelson (a destra)
(Credits: Heritage Auctions)
RITIRO, ROBOT E CENE

All’apice della sua carriera John Byron Nelson decide di ritirarsi nel 1946. Troppa pressione per un uomo fondamentalmente semplice, che decide di comprare un ranch in Texas e chiamarlo “Fairway Ranch”. 
Nel 1963 vengono costruiti dei robot per riprodurre lo swing umano e testare le palline da gioco, e come modello per tutte le macchine viene preso lo swing di Byron Nelson. Il Lord avrà lo sfizio di vedere le “Iron Byron” in uso fino al 1999, anno in cui si conclude il loro utilizzo.
Rimasto vedovo dopo un matrimonio di 50 anni sposa Peggy, con la quale festeggerà ogni mese il loro primo incontro, con 238 cene. Camminando insieme sul campo di Augusta in ricordo del suo 1937.

Iron Byron
(Credits:http://www.heyimjosh.com)

“Si può discutere su chi sia stato il miglior giocatore. Ma non si può discutere su chi sia stato l’uomo migliore tra i giocatori”