De Monarchia, III libro: dissertazione sull’origine del potere del Monarca

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Di Redazione Metropolitan

Dopo aver argomentato ampiamente sulla necessità filosofica e storica del preferire l’uno a molti, la Monarchia universale alle altre forme istituzionali, Dante, nel III libro del De Monarchia,  si concentra sul “problema” per eccellenza del suo periodo. Da dove deriva il potere del Monarca? Esso deriva direttamente da Dio o per tramite del Pontefice? Tale vexata quaestio ha attraversato tutti i secoli centrali del Medioevo determinando conflittualità è (poche) intese tra Papato e Impero.

Una lotta tra giganti

Lo scontro tra i due massimi poteri, il Papato e l’Impero, ha caratterizzato tutta la storia del Medioevo più o meno a partire da Carlo Magno. Entrambi i poteri, quello temporale e quello spirituale, erano infatti convinti della loro legittimazione per via divina. Nel 1075 Gregorio VII emana il Dictatus Papae, ovvero una raccolta di 27 affermazioni che rivendicavano la supremazia universale del Pontefice. Poiché formalmente la questione aperta da Gregorio VII si concluse con il concordato di Worms (1122) la chiesa ripristinò l’intervento di investitura dei vescovi -che le era stato precedentemente delegittimato-.

Ovviamente la questione sulla supremazia tra le due superpotenze era destinata a perdurare. Questo ideale teocratico rivendicato da moltissimi pontefici e che li poneva in attrito con il Sacro Romano Impero trovava sostenitori anche nei comuni italiani. Siffatta controversia si era spostata quindi anche a livello più locale, almeno secondo una certa storiografia, tra gruppi di sostenitori del Papato e gruppi di sostenitori dell’Impero.

Papa Gregorio VII - Photo Credits: wikipedia.org

De Monarchia
Papa Gregorio VII – Photo Credits: wikipedia.org

I noti Guelfi e Ghibellini. Ovviamente la situazione era più sfumata e probabilmente le lotte comunali spesso muovevano solo pretestuosamente da origini filo-papaline o filo-imperiali per poi occuparsi della politica locale.

La soluzione della legittimazione divina nel De Monarchia, III libro

Dante lascia come si è detto la questione più delicata per il suo ultimo trattato. Dopo una breve introduzione di ordine generale egli afferma subito che il potere temporale non può derivare da quello spirituale. Non ci sono proprio mezze misure: a sostegno di questa tesi vi sarebbero molti passi della Bibbia e Dante li presenta con accuratezza. Se l’autorità imperiale non deriva dal potere spirituale, occorre comunque dimostrare che esso proviene direttamente da Dio. La dimostrazione starebbe nel fatto che l’autorità della Chiesa e dell’Impero sono tra loro separate e in più l’Impero è antecedente alla Chiese stessa. Se l’Impero non avesse avuto autorità, Costantino non sarebbe stato legittimato a donarle i beni dei quale usufruisce e perciò ne godrebbe impropriamente. Una posizione chiarissima.

La conclusione del De Monarchia III libro, un finale aperto?

In queste ultime battute conclusive Dante, dopo aver chiaramente espresso la sua posizione in materia politica e dottrinale, si preoccupa di moderare i toni e allentare le tensioni. In una certa misura il Principe dovrà sempre avere una certa reverentia nei confronti del Papa proprio come un figlio primogenito l’avrà nei confronti di un papà.

Costantino Imperatore -Photo Credits: bing.com
Costantino Imperatore -Photo Credits: bing.com

Usi pertanto Cesare quella riverenza verso Pietro che il figlio primogenito ha da usare verso il padre;  si chè illuminato dalla luce della grazia paterna, possa con maggiore efficacia irraggiare la terra, al cui governo è stato posto soltanto da Colui che di tutte le cose spirituale e temporali ha il dominio

Con questo passa si conclude il trattato di Dante ed è la perfetta sintesi del suo pensiero politico. Chiaramente la posizione presta il fianco a interpretazioni contrastanti. È mai possibile che un sovrano assoluto come il Principe immaginato da Dante, possa comunque portare rispetto come un padre al Papa? Che cosa si intende precisamente con reverentia? Se si immagina una superiore autorità paterna nei confronti del figlio -l’autorità imperiale- è possibile forse che i contrasti tra le due istituzioni proseguano.

De Monarchia - Photo Credits: bing.com
De Monarchia – Photo Credits: bing.com

Questo finale in delicato equilibrio tra retorica e polemica politica, riconduce le argomentazioni quindi ai soliti scontri politici italiani legittimando una specifica posizione, senza tuttavia disconoscerne completamente un’altra, in uno spirito di letteraria prudenza.