È il 2 dicembre 1942 quando lo scienziato Enrico Fermi ha dato avvio alla prima reazione nucleare a catena, cambiando definitivamente le sorti delle vicende belliche in corso.
Il primo innesto della reazione nucleare a catena
Nel 1942 Fermi risiedeva stabilmente negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali che lo avevano costretto a fuggire dall’Italia. In America Fermi ha avuto la possibilità di proseguire i suoi studi nel campo della fissione nucleare. Il 2 dicembre dello stesso anno lo scienziato ha infatti terminato la costruzione del primo reattore artificiale a catena. Il suo lavoro è stato svolto in collaborazione con il suo collega Leó Szilárd, che ha supervisionato alla costruzione del Chicago Pile-1. I due scienziati hanno sviluppato un reattore costituito da una pila contenente uranio e blocchi di grafite. Questa pila produceva costantemente neutroni. Il contenuto di questa pila consisteva in una massa di materiale fissile, che avrebbe dovuto dare vita ad una reazione a catena, limitata da barre di controllo. La presenza della grafite rallentava i neutroni, moderando l’innesco della stessa reazione.
Questo lavoro si è potuto concludere solo il 2 dicembre, quando il reattore ha finalmente raggiunto la massa critica per dare avvio alla reazione a catena. Dopo 28 minuti di attività Fermi ha deciso di spegnere definitivamente la macchina. In questo lasso di tempo il reattore aveva infatti dimostrato come la reazione a catena potesse autoalimentarsi. Nello stesso tempo Fermi si era convinto anche che i suoi calcoli fossero sufficienti per escludere qualunque tipo di incidente.
La costruzione della pila è avvenuta nello stadio inutilizzato Alonzo Stagg Field dell’Università di Chicago. In realtà in origine i lavori avrebbero dovuto svolgersi presso l’Argonne National Laboratory, ma erano stati sospesi a causa di uno sciopero da parte dei lavoratori, cambiando i piani dello scienziato.
Sonia Faseli
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