Il 2 gennaio 1839, la luna viene “fotografata” per la prima volta

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Di Sonia Faseli

Il 2 gennaio 1839 è una data storica nel mondo dell’astronomia. Louis Jacques Mandé Daguerre ha realizzato la prima fotografia della luna in formato dagherrotipo.

Il primo dagherrotipo lunare

Dagherrotipo luna
Dagherrotipo luna

Il 2 gennaio 1839 il cinquantaduenne Louis Jacques Mandé Daguerre ha “puntato il proprio obiettivo” verso la Luna, realizzando così la prima immagine visiva del satellite terrestre. Solo cinque giorni più tardi, ovvero il 7 gennaio, l’astronomo François Jean Dominique Arago avrebbe ufficializzato la sua invenzione presso l’Acadèmie des Sciences di Parigi.
La “fotografia” realizzata da Daguerre è in realtà un dagherrotipo, ottenuto utilizzando una lastra di rame su cui si applica uno strato di argento. Questo viene poi sensibilizzato alla luce tramite vapori di iodio. La lastra viene esposta per un periodo di circa dieci minuti, ma lo sviluppo vero e proprio avviene tramite valori di mercurio a sessanta gradi. Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di iodio e argento. L’immagine ottenuta con il procedimento del dagherrotipo non è riproducibile, e quella originaria della luna si è persa completamente. Sono rimaste ai posteri soltanto alcune immagini in bianco e nero che riproducono l’originale.
La prima foto della luna si deve a Daguerre, un chimico e fisico francese, che ha iniziato i suoi lavori con gli allestimenti dell’Opera di Parigi. In questo modo è riuscito col tempo ad avere una notevole esperienza nel campo del disegno e della scenografia. I suoi studi erano iniziati insieme a Pierre Prévost, primo pittore francese dei panorami. Ma è soltanto nel 1824 che Daguerre inizia a fare alcuni esperimenti sulla fissazione dell’immagine attraverso la camera oscura. Sei anni dopo riesce a mettere a punto la tecnica che prende il suo nome, ovvero la dagherrotipia. Questa procedura innovativa di riprodurre le immagini viene resa pubblica nel 1839 dallo scienziato François Arago presso l’Académie des Sciences e l’Académie des beaux-arts.

Sonia Faseli

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