Il 5 luglio è la Giornata mondiale del bikini, perché è il simbolo di emancipazione femminile?

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Di Sonia Faseli

Il 5 luglio si celebra la Giornata mondiale del bikini, l’abbigliamento più diffuso sulle spiagge in estate. Dietro questo stile si cela però un’origine travagliata, che ha condotto le donne ad una più completa libertà ed emancipazione.

L’origine del bikini e la sua evoluzione nel mondo della moda

Bikini photo credits pixabay

Il 5 luglio è la data ricorrente per ricordare la nascita del bikini, il costume da bagno più diffuso al mondo. Nonostante l’apparenza, questo tipo di abbigliamento celebra anche il momento in cui le donne hanno potuto mostrare la propria silhouette senza costrizioni o limiti nel proprio abbigliamento. La prima volta che si è sentito parlare di bikini è stato nel 1946. Questo è stato l’anno in cui i parigini, finalmente liberi dall’occupazione tedesca hanno deciso di porre un freno a qualunque tipo di limitazione delle libertà fino allora imposte.

Tra queste vi era anche una libera scelta nel capo di abbigliamento. I primi a scegliere questa libertà sono stati i due designer francesi Louis Réard e Jacques Heim, che hanno introdotto un nuovo costume da bagno a due pezzi chiamato L’Atome, “The Atom”. Il nome di questo nuovo capo d’abbigliamento ha preso ispirazione da un evento che stava sconvolgendo l’America in quel periodo. In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale, gli americani avevano deciso di testare alcune armi nucleari nelle Isole Marshall, sconvolgendo persino il Vaticano.

Come nasce la giornata mondiale del bikini

Il concetto del nuovo costume The atom serviva proprio a sconvolgere le masse, così come aveva fatto il progetto nucleare americano. L’origine del bikini viene fatta coincidere tradizionalmente con questo evento. Ma in realtà la nascita del costume a due pezzi ha origini molto più antiche. Le ginnaste romane indossavano questo tipo di abbigliamento già nel IV secolo. Una fascia e un paio di slip era il tipico abbigliamento delle ginnaste durante le competizioni e le gare. Con il passare degli anni le restrizioni imposte all’abbigliamento femminile sono aumentate. All’inizio del XX secolo alle donne è stato finalmente concessa la possibilità di accedere alle spiagge pubbliche. Ma ad una condizione eccessiva rispetto il proprio abbigliamento. Per poter stare in spiaggia, le donne dovevano indossare diversi strati di pantaloni cuciti alle estremità, senza poter mai mostrare le caviglie.

Un cambio di rotta e avvenuto soltanto a partire dai primi anni del 1900, quando la nuotatrice australiana Annette Kellerman ha deciso di mostrarsi per la prima volta con un unico pezzo aderente. Il tumulto provocato per questo evento l’ha fatta arrestare per “esposizione indecente”. In seguito le limitazioni riguardanti l’abbigliamento delle donne in pubblico sono state ridotte a partire dal 1915. Da questo momento in poi le donne hanno iniziato a indossare costumi da bagno con un solo strato.
A partire dagli anni quaranta si è assistito ad un’ulteriore svolta. I disegnatori hanno cominciato a realizzare costumi caratterizzati solamente da due pezzi, con la possibilità di mostrare più pelle rispetto a prima.

Come si è diffuso il bikini

La diffusione di questo tipo di costume è avvenuta ufficialmente grazie all’impegno di Jacques Hein, che ha disegnato per la prima volta “il costume da bagno più piccolo al mondo”. In seguito Louis Reard è stato in grado di creare un costume ancora più piccolo, dando vita a quello che oggi conosciamo come bikini. Quest’ultimo è nato alcuni giorni dopo i primi test di armi nucleari americani nell’atollo bikini. Il boom del bikini è avvenuto a partire dagli anni ‘50, quando ha cominciato ad essere indossato da molte celebs del periodo e da gran parte delle donne occidentali. A differenza sulle preferenze del bikini, questo costume da bagno ha rappresentato nel corso del tempo un vero e proprio simbolo di libertà delle donne.

Fino alla nascita della giornata mondiale del bikini. Esso ha segnato un vero e proprio passaggio nei modelli di abbigliamento imposti dalla società nei luoghi pubblici. Ed è proprio un evento catastrofico come la seconda guerra mondiale che ha instillato nei disegnatori la volontà di superare qualunque forma di soppressione nella propria libertà personale. Le donne hanno dovuto coprire per secoli il corpo non per una propria volontà , ma per limitazioni patriarcali e di una moralità antiquata imposti da una società legata al passato. Il bikini ha dato il via ad una nuova era di emancipazione femminile per quanto riguarda l’abbigliamento e la moda femminile.

Sonia Faseli

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