Secondo uno studio di Sara Assicurazioni, circa sette famiglie su dieci danno ai figli una “paghetta” per formarne l’autonomia finanziaria. Chiaro l’intento di responsabilizzare i figli all’uso e al risparmio del denaro. Ma non soltanto paghette. Gran parte degli italiani destina parte dei propri guadagni per gli studi già da prima della nascita del primogenito, mentre sempre di meno risparmiano per figli adolescenti o già adulti. L’educazione prima causa di risparmio, a cui seguono altri progetti a lungo termine come l’acquisto della casa o l’incremento delle possibilità di acquisto. Sempre più alta la percentuale di famiglie che investe in nuove opzioni di risparmio. Si guarda a strumenti come conti correnti o carte e servizi economici completamente digitali.

L’Osservatorio di Sara Assicurazioni conferma: responsabilizzare i figli e investire sul loro futuro, queste le cause della percentuale sempre maggiore delle “paghette” nelle famiglie italiane

Responsabilizzare, insegnare ai figli il valore del denaro: le ragioni dietro la percentuale sempre più alta di italiani che concedono una “paghetta” periodica ai figli. Con l’aumentare dell’inflazione e l’introduzione di un costo della vita più elevato, educare verso una gestione consapevole e meticolosa del denaro è una mossa lungimirante. Secondo lo studio di Sara Assicurazioni, i genitori hanno consapevolezza sempre maggiore nell’intendere i figli come “investimento” a lungo termine, gravoso, in un mondo del lavoro sempre più precario. E’ per questo che il 60% degli italiani incomincia a risparmiare fin da prima della nascita del primogenito. Mentre sempre di meno iniziano tardivamente, con l’adolescenza o la maggiore età dello stesso.

Circa metà delle famiglie italiane invece è interessata alle nuove opzioni di risparmio, come carte interamente digitali e app per la gestione della spesa. Arriverà forse la fine per la “busta” di banconote dei nonni e farà spazio il bonifico istantaneo? Forse è presto per dirlo. Altri sono però convinti che la “paghetta” sia uno strumento non esattamente educativo, adducendo ragioni che riguardano la “pretesa” del figlio rispetto alla famiglia e rendendolo “insubordinato”. Certo è vero che in un clima lavorativo e salariale non proprio roseo, educare la prole a pretendere, magari dietro lo svolgimento di qualche lavoretto in casa, una paga equa sia un primo passo di coscienza sindacale. Ma sono ipotesi: fatto sta che educare all’uso e al valore delle cose attraverso il denaro è uno strumento usato da tre quarti dei nostri connazionali.

Alberto Alessi

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