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“Il buco”: la panna cotta è il messaggio!

Il buco
Una delle primissime scene del film targato Netflix “Il Buco”-photo credits: web

Il buco” è un film targato Netflix e diretto nel 2019 da Galder Gaztelu-Urrutia. Una pellicola distopica che mixa attraverso una trama ridotta al midollo, senza troppi fronzoli artistici, tecnici e cinematografici, una varietà di tematiche piuttosto interessanti. “Il Buco” di Urrutia ha fatto incetta di like e recensioni circa un anno fa quando è esploso sul piccolo schermo della piattaforma a pagamento. Soggetto e sceneggiatura sono stati curati da David Desola e Pedro Rivero.

“Il Buco”: una storia senza trama, almeno apparentemente

Quella de “Il buco” è una trama curiosa ed efficace in termini di presa e suggestione. Il tempo e lo spazio cedono il posto ad una trama distopica in cui il protagonista deve fare i conti con un test a dir poco complesso e difficile. Goreng (Ivan Massaguè) si ritrova in una fossa, una sorta di prigione divisa in piani con al centro un tavolino che come un ascensore fa su e giù continuamente trasportando su di essa una tavolta imbandita di leccornie e piatti d’alta cucina.

Il Buco
La tavola imbandita che vediamo nel corso de “Il Buco”-photo credits: web

“Lei ha un Libro, io il mio Samurai Plus”

Ogni piano partendo dal primo e scendendo sempre più in basso, porta gli imprigionati in uno stato di desolazione, frustrazione, pazzia, miseria e talvolta morte certa. La “giostra” ha tuttavia un meccanismo democratico, tutti infatti possono ritrovarsi ai piani alti, cosi come ai piani nei sotterranei. Tutti possono patire la fame, come giovarne.

Il buco
Il protagonista in una scena del film su Netflix “Il Buco”-photo credits: web

“Io preferisco chiamarlo un centro verticale di autogestione diviso in 200 livelli”

Goreng ha superato un colloquio convincendo una segretaria che lavora all’interno del dipartimento amministrativo. Il suo obiettivo è ricevere dopo un mese, un attestato di partecipazione al test.
Quello che però non sa, è che riuscire a sopravvivere all’interno della fossa, giungendo anche al piano più basso, significa fare i conti con l’assenza di cibo. A spiegare le regole e la logica del test è un vecchio signore, apparentemente sano ed equilibrato che ha già trascorso all’incirca un anno all’interno della fossa.

Il buco
il protagonista, l’anziano signore e una giovane madre di origini orientali, alla ricerca di suo figlio-photo credits: web

“Le lumache prima di essere mangiate devono spurgarsi”

Il vecchietto, compagno di disavventura, usa un intercalare abbastanza fastidioso e ricco di spunti tematici davvero interessanti. Spiega a Goreng che la prima settimana di digiuno all’interno della fossa è sopportabile, ma che non sarà sempre così. Ogni giorno una squadra di cuochi, capitanati da un capo, prepara i piatti preferiti di tutti coloro che partecipano all’esperimento sociale.

Il buco
Una scena del film-photo creidts: web
Escargot à la Bouiguignonne

Goreng ha un piatto preferito, le lumache alla francese, elegantemente “Escargot à la Bourguignonne“.
La tavola imbandita di tutti i manicaretti viene quotidianamente assaltata dai galeotti. Coloro che si ritrovano nei piani inferiori della fossa sono costretti a magiare i resti o dei pasti già masticati, semi consumati da coloro che si trovano invece ai piani superiori.

“La merda è più efficace della solidarietà spontanea signora”

“Il Buco” vuole provare la capacità dell’essere umano di sviluppare nel tempo, sotto una condizione di estremo stress psicologico, la solidarietà umana. Goreng però in poche settimane intuisce il vero significato delle parole del vecchietto. Sa bene che la solidarietà è qualcosa che non possiamo produrre in modo meccanico. Ogni galeotto può portare con sè un oggetto caro. Curioso è il caso del giovane protagonista che tiene tra le mani il romanzo di Don Chisciotte della Mancia“, rifugiandosi talvolta nelle righe del suo mentore.

Dissi virtù, ricchezze e liberalità, perchè il grande che fosse vizioso sfoggerebbe il vizio in grado eminente, ed il ricco non liberale sarebbe un miserabile avaro; in fatti, chi tiene ricchezze non è già felice per possederle, ma per consumarle col farne buon uso. Al cavaliere che trovasi in povertà non altro resta per mostrarsi cavaliere veracemente, se non che essere virtuoso, usando affabilità, costumatezza, cortesia, compostezza e buon garbo, e lungi da lui debbe starsene la superbia, l’arroganza, la mormorazione.

La bambina è il messaggio

La fame compra il denaro? forse è più logico dire che il denaro non può sempre comprare tutto.
Il sistema viene interrotto, quando Goreng escogita in compagnia di un altro fuggitivo, un esperimento per far sopravvivere tutti i prigionieri, conservando e razionando il cibo.

Non esiste la solidarietà spontanea secondo Goreng. Nemmeno un esperimento così metaforicamente vicino al concepimento degli Stati Nazione, al sentimento artificiale del patriottismo, al capitalismo, al feticismo delle merci, nulla può avvicinare l’uomo spontaneamente ad una forma evoluta della sua esistenza se non la sua umanità. Se fosse cosi (e questo sembra essere il messaggio di fondo coltivato dal regista), saremo di fronte ad un caso di evoluzione innata dell’essere umano e alla prima vera produzione di solidarietà.

Il vecchietto in una scena del film “Il Buco”-phot credits: web

Il messaggio allora risiede nella virtù, nella capacità di empatia dell’uno verso l’altro. “Chi tiene ricchezze, non è già felice nel possederle ma nel consumarle e farne un buon uso” questo è il pensiero che conduce lo spettatore verso una rinascita interiore fotogramma dopo fotogramma. “Il buco” è un viaggio alla scoperta dell’essenza umana in quanto tale.

Il messaggio non è perciò la panna cotta, ma quella capacità di essere solidale sacrificando se stessi in un mondo in cui la differenza tra classi sociali è ancora volutamente marcata. Un mondo che tenderà progressivamente ad essere sempre più segnato dalla tracotanza e la sopravvivenza. Chi è sopra di noi non si cura di chi è al di sotto, tanto meno di chi è nel mezzo. Cosa ci resta? appellarci alla riflessione, al pragmatismo, alle parole e a quel filo di umanità che si ha. Il messaggio è quindi molto più complesso di quello che “Il Buco” sembra volerci comunicare.

Il buco
Il cuoco alle prese con il dolce di panna cotta-photo credits: web
Ti piacciono le lumache?

Le lumache tanto citate nella pellicola, sono il piatto preferito dal protagonista Goreng. Per questo speciale di Halloween 2020, vogliamo allora ricordarvi le origini del piatto francese. In “Il Buco” il cibo, vero atto dispregiativo di tracotanza, è l’arma attraverso la quale i detenuti esprimono la loro superiorità sugli altri.
Il piatto di escargot è simbolo di lentezza, virtù, moderatezza. Le lumache infatti sono un piatto particolare e nessuno ha veramente l’acquolina in bocca nei confronti del viscido animale. Goreng fa della lentezza la sua virtù principale ed è proprio il suo porre da parte la tracotanza, il desiderio di divorare anche ciò che dovrebbe essere ridistribuito con gli altri, a renderlo libero.

Per una ricetta integrale e dettagliata, consigliamo di visitare il seguente sito di: GialoZafferano.

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Silvia Pompi

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