A rendere pubblica la polemica è Ruggero Gabbai, che ha diretto il docufilm Liliana, incentrato sulla vita della senatrice sopravvissuta ad Auschwitz. L’opera è stata presentata martedì sera al teatro Dal Verme di Milano. Presenti all’evento, oltre che la stessa Liliana Segre, anche il sindaco Giuseppe Sala, Fabio Fazio, Enrico Mentana, Ferruccio De Bortoli e Mario Monti. Introducendo il film, il regista ha parlato della telefonata avuta in mattinata con la donna; oggetto della discussione, il murales a lei dedicato, sfregiato da ignoti. «Liliana mi ha telefonato e mi ha detto: “Questa cosa che hanno sfregiato il murales mio e di Sami Modiano mi ha abbastanza scioccata. Hanno tolto la mia identità, il mio volto, hanno tolto la stella gialla, ma hanno lasciato il numero.”.», sono state le sue parole.
Gabbai si è in seguito lasciato sfuggire di aver ricevuto un “no” dal direttore del Cinema Orfeo di Milano, al quale aveva chiesto la disponibilità della sala: «Ieri all’anteprima al teatro Dal Verme c’era il tutto esaurito con oltre 1.200 persone. Così abbiamo prenotato per il 26 novembre il cinema Orfeo dove facciamo sempre le anteprime. Due giorni fa, ho ricevuto la telefonata del gestore che mi dice: “Non possiamo tenerle la sala che ha riservato”. Siccome è sempre gentilissimo, gli ho chiesto come mai e lui ha risposto che dopo Amsterdam la proprietà ha paura e “quindi non possiamo affittare la sala per il vostro evento”».
Stop al film su Liliana Segre: le motivazioni del “no” del Cinema Orfeo
Lo stop alla premiere, dunque, sarebbe arrivata dopo dopo l’aggressione ai tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv in Olanda. «Non ho nulla contro Gabbai» – ha riferito il direttore dell’Orfeo, Felice De Santis – «tanto meno contro Liliana Segre. Ma io sono un imprenditore, devo anche stare attento ai miei spazi, al mio lavoro. Se mi arriva qui una manifestazione di gente che ce l’ha con gli ebrei, come è successo tante volte a Milano, in questi mesi, io non voglio problemi.».
«È la prima volta che non mi viene data una sala per problemi diciamo “razziali”, perché hanno paura. È molto preoccupante», ha confidato Gabbai. Immediata l’ulteriore replica di De Santis: «È la prima volta in tanti anni di collaborazione con la comunità ebraica della città che scelgo di non lavorare con loro per paura. Sono desolato ma devo pensare all’attività e al momento di crisi che i cinema vivono: noi non facciamo eccezione. Stiamo in piedi grazie ai fondi statali. Sa che vuol dire se qualche estremista o qualche testa calda decidesse di buttare una bombetta in sala o nel foyer? Sarebbe un disastro.».
Federica Checchia
Seguici su Google News