Nella letteratura italiana abbiamo numerosi esempi di donne uccise, da un numero spropositato di uomini, inseriti in una società prettamente maschilista. Le opere letterarie rappresentano la società in un cui si vive. I grandi poemi e romanzi ci parlano d’amore e spesso quando l’amore è malato non si può evitare di rappresentare anche la violenza subita dalle donne. Ne sono a esempio la tragedia di Otello, dove il marito uccide la moglie Desdemona o l’Inferno dantesco dove si racconta degli amanti dannati Paolo e Francesca. Lo è anche il Decameron di Boccaccio con la novella di Nastagio degli Onesti.

Il femminicidio nella Divina Commedia: un amore sbagliato e un delitto d’onore

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Il Canto V dell’Inferno, divenuto uno tra i più famosi della “Divina Commedia” di Dante, ci racconta un terribile femminicidio. I fatti si svolgono intorno il 1283 e la protagonista è Francesca da Polenta (o da Rimini) che si innamora del cognato Paolo Malatesta. Per adulterio viene quindi uccisa con violenza dal marito. Paolo e Francesca saranno chiamati “gli amanti dannati”. Lei viene data in sposa dal padre a uno dei fratelli Malatesta e parrebbe che la ragazza avesse inteso che sarebbe andata in sposa a Paolo. Successivamente verrà a chiedere la sua mano Ganciotto, con grande stupore della stessa. Francesca rispetta la volontà del padre e si sposa con Ganciotto, ma l’attrazione verso Paolo non si spegne. I due diverranno così amanti. Ganciotto li scoprirà ben presto e li ucciderà entrambi.

 Le vicende di Paolo e Francesca risultano essere purtroppo uno specchio di un tempo fin troppo vicino al presente

I due saranno uccisi pochi anni prima l’ascesa di Dante all’Inferno. A quell’epoca Ganciotto è ancora vivo a detta di Francesca nel Canto, egli sarà destinato una volta giunto negli inferi nella zona detta Caina. Qui venivano trasportati i traditori dei parenti ed è il luogo dove i dannati si dice siano sepolti nel ghiaccio a testa in giù. All’epoca l’articolo 587 del codice penale riguardava proprio i  “Delitti d’onore”, che accorciava drasticamente la pena di uomini che avevano ucciso una donna. Tale legge permetteva che chiunque procurasse la morte del coniuge, nel caso in cui fosse sopraggiunta una illegittima relazione carnale e nel caso in cui in uno stato d’ira si fosse commesso reato, l’individuo sarebbe stato punito con la reclusione da tre e sette anni. Le vicende di Paolo e Francesca risultano essere purtroppo uno specchio di un tempo fin troppo vicino al presente, dove giovani uomini si sentono forti del torto subito e troppo spesso “giustificati” per questo a compiere gesti orribili nei confronti della propria patner.

Il Decameron e la paura delle donne, scene purtroppo ancora contemporanee

Un altro esempio di violenza lo riporta il Decameron, un libro che riguarda maggiormente le donne, che ci narra anche la storia di un femminicidio. La novella è quella di Nastagio degli Onesti e racconta le vicende di un giovane nobile di Ravenna, dal nome appunto di Nastagio. Il fanciullo è disperatamente innamorato di una donna che però di lui non ne vuole sapere. Per dimenticarla fugge dalla città, andando a vivere vicino a Lido di Chiassi. Trascorso un po’ di tempo, mentre passeggia in una pineta, ode delle grida femminili e scorge una giovane che, priva dei suoi vestiti sta scappando. La giovane è rincorsa da  due cani che tentano continuamente di attaccarla e da un cavaliere in sella ad un cavallo nero. Nastagio, inorridito dalla scena, tenta di aiutare la giovane donna, ma viene bloccato dal cavaliere nero.  Costui è Guido degli Anastagi, che racconta al giovane Nastagio che quella che ha di fronte è una visione, che testimonia una vera e propria punizione inferta da Dio, e che la donna si è meritata tutto questo accanimento.  Il cavalier Guido infatti era anch’egli innamorato, proprio della fanciulla in fuga. La ragazza lo aveva più volte rifiutato fino a che il cavaliere non si era per questo tolto la vita.

Un episodio di crudeltà molto attuale

La donna quando seppe del suicidio del giovane non si era affatto pentita. I due quindi erano destinati così all’Inferno. La loro pena è eterna e si ripeteva all’infinito. La donna infine viene uccisa trafitta dalla spada del cavaliere e il suo cuore viene dato in pasto ai cani. Dopo pochi istanti però la fanciulla si rialza e riprende magicamente a correre e tutto ricomincia da capo. Nastagio è sbigottito e impaurito, ma poco dopo le verrà in mente di sfruttare questa visione a suo vantaggio. Il femminicidio si svolgeva nel bosco ogni venerdì. Nastalgio decide così di far assistere alla crudele scena la sua amata per farla intimorire e convincerla così a sposarlo. Così accadrà. La giovane impietrita dall’orrenda scena deciderà infatti suo malgrado di sposare l’uomo che non ama. Questi avvenimenti risultano essere purtroppo ancora oggi contemporanei. Molte donne guidate dalla paura di tremende ripercussioni sono spesse volte costrette a vivere situazioni tremende e sottostare così alla volontà dell’uomo maschilista di turno.

Il femminicidio di Sheakespeare

In un momento di estrema follia Otello uccide la moglie Desdemona sotto l’inganno del malvagio Iago. La tragedia di Shakespeare viene consumata all’interno di una folle gelosia perpetrata e insita nell’animo di Otello. Questa lo ha consumato fino a renderlo ceco. Iago dal canto suo è indubbiamente la figura che porta Otello alla follia. Malvagio e livido di gelosia conduce il suo nemico a compiere atti orrendi, di cui è sicuro il protagonista si pentirà amaramente. Otello è un moro originario della Penisola Iberica, che guida l’esercito veneto contro i Turchi. Otello è sposato con Desdemona. Iago è un alfiere molto geloso dei successi lavorativi di Otello. Iago, accusa Desdemona di avere una relazione segreta con Cassio. E’ un manipolatore e fa crescere piano piano in Otello il dubbio del tradimento. Suggerisce così a Otello che il povero Cassio possieda un fazzoletto di Desdemona, regalatole proprio dal marito. Otello, accecato dalla gelosia, non riesce più a essere lucido. Una sera raggiunge Desdemona e la uccide, soffocandola con il cuscino. Emilia, moglie di Iago, rivelerà e smaschererà il marito facendo decadere le accuse del presunto tradimento. Dopo questo affronto Iago uccide la moglie.

Otello uccide l’amore nel nome di un amore insano e malato

Otello, soffocato dai sensi di colpa si toglie la vita. Sotto le mentite spoglie del tradimento si svolge quindi l’ennesimo femminicidio. Come allora così oggi. Il femminicidio nell’opera è rappresentato da Otello. La violenza dell’uomo sulla donna che usa come caprio espiatorio il tradimento o presunto tale. Otello non è vittima ma è complice e carnefice. La fragilità di Jago e la perdita di lucidità di Otello si riversano sulla vittima, donna, indifesa, moglie e per questo proprietà altrui. I due odiano profondamente la figura femminile, la credono di loro proprietà e per questo le puniscono a loro piacimento. I due commettono entrambi un femminicidio credendo di essere nella ragione. Otello uccide l’amore nel nome di un amore insano e malato.

Sabrina Baiocco

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