Il golf durante l’attacco a Pearl Harbor

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Un duro colpo che arriva dopo un ottimo inizio. Un imprevisto che ti uccide o che ti fa reagire con tutto te stesso. L’attacco a Pearl Harbor che nessuno attendeva… il socket è già finito in acqua ma nessuno se n’è accorto.

Tre golfisti a Pearl Harbor

L’ammiraglio Kimmel è un uomo austero, mal sopporta la mondanità e le feste ufficiali della Marina statunitense, è pero al comando della Flotta nel Pacifico. Kimmel ha un unico sfizio da togliersi, di solito lo fa la domenica mattina insieme al generale Walter Short: 9 buche nel Nagorski Golf Course. I loro gradi sono alti tanto quanto i loro handicap, sopra il 20, però rimangono pur sempre le due cariche militari più importanti delle Hawaii. L’esclusivo, e poco qualitativo, giro di golf è aperto solo ad un’altra persona: il capitano semplice Louis Truman, invitato dopo aver vinto il torneo di golf della Marina… un privilegio guadagnato sul campo.

Militari sul Nagorski Golf Course
(Credits: www.hawaiiaamymwr.com)

7 dicembre 1941: una domenica diversa

I preparativi sono i soliti per Kimmel: sveglia per le 6.30 prima dell’alba ad ammirare la sua flotta, visibile dall’alto dell’ex-piantagione da zucchero sulla quale è costruita la sua casa. Alle 7.50 ferri in mano verso Fort Shafter dov’è situato il campo, il telefono però squilla durante la vestizione: un cacciatorpediniere americano ha incontrato un sottomarino giapponese. Non è niente di grave ma l’apprensione sale, si farà qualche bogey in più, il telefono squilla di nuovo… urla in sottofondo, Pearl Harbor è sotto attacco.

La nave USS Arizona distrutta dal bombardamento giapponese
(Credits: Sfgate)

Pearl Harbor a terra ferma?

Gli Stati Uniti non sanno ancora cosa vuol dire un’offensiva proveniente dall’esterno: intoccabili, isolazionisti e al limite interventisti, quasi esclusivamente per convenienza.
La notizia raggiunge Miami ma le persone sono impegnate in un evento unico: Ben Hogan e Byron Nelson (116 trofei sul PGA Tour combinati) contro Sam Snead e Clayton Heafner. Snead è il giocatore con più vittorie nella storia del PGA Tour mentre Heafner è un’efficiente ape operaia, con la sfortuna di aver sempre volato dietro a tre regine.
Hogan non vuole e non può sentire nulla dall’esterno quando gioca. Il pubblico e gli altri tre golfisti apprendono la notizia, sicuri di un fatto: gli Stati Uniti non combattono guerre, le vincono.
Il foursome lo vincono Hogan e Nelson (gli Dèi del golf vogliono che si dica in questo ordine), ponendosi come favoriti per il Miami Open della settimana seguente, sempre che si giochi con il Paese in guerra.

Ben Hogan e Byron Nelson, cresciuti nello stesso golf club e amici d’infanzia
(Credits:www.augusta.com)

Miami Open

“Il Miami Open è in competizione con la più grande notizia della generazione: la guerra al Giappone. Ma il valore del torneo non andrà perso […] Gli amanti americani dello sport non perderanno interesse, arrivi l’alta marea o la guerra.

The Miami Herald

Lo sport da passione intangibile acquista dimensione fisica, diventa un paraocchi per la nazione intera. Il Miami Open si gioca, a patto che i 10.000$ di premio vengano convertiti in Buoni del Tesoro per finanziare lo Stato: proposta accettata e Nelson può difendere il titolo dell’anno precedente.
Hogan batte il record del campo con un primo giro in 64 ma ciò funge da esca vistosa al pesce più affamato, Byron Nelson non si stacca e la lenza si tende nel quarto giro. La rottura è imminente ma la sorte deve intervenire: Lord Byron si veste con gli stessi abiti che lo hanno portato alla vittoria l’anno passato, obbliga il caddie a fare lo stesso e lo costringe a non radersi la barba. La”Dea bendata” apprezza e Byron Nelson si conferma campione al Miami Open.

Byron Nelson intervista Tiger Woods nel 1997
(Credits: Craig Jones/Getty Images)

Come la zanzara che assorda, appare, si dissolve e punge in modo indolore, così è un conflitto oltreoceano per gli Stati Uniti. Dà fastidio e lascia un segno evidente, per poco, perchè in America lo sport è spettacolo: lo show deve andare avanti.