Sono passate due settimane dalla tragica Dana che ha colpito la regione di Valencia. La violenta alluvione ha causato oltre duecento vittime, diversi dispersi e danni incalcolabili a strutture e attività, lasciando dietro di sé morte e disperazione. Com’è comprensibile, in molti, data la malagestione dei soccorsi da parte degli organi di competenza, stanno invocando da giorni le dimissioni del governatore Carlos Mazón. L’ira dei cittadini per la tardiva risposta alle richieste di aiuto ha travolto l’uomo, membro del Partito popolare conservatore spagnolo (PP).

La rabbia dell’opinione pubblica è cresciuta quando è emerso che Mazón sarebbe arrivato al centro di coordinamento delle emergenze solo dopo le 19:00 del giorno dell’inondazione; in precedenza, si trovava a pranzo con un giornalista. Le critiche alla sua amministrazione sono arrivate anche per il ritardo di ore nell’invio di un avviso di emergenza civile ai telefoni della popolazione. Sabato scorso, più di centotrentamila persone sono scese nelle strade di Valencia per chiedere protestare contro di lui. Oggi, rivolgendosi al parlamento regionale, Mazón ha espresso le sue condoglianze alle famiglie dei deceduti e dei dispersi, affermando che la devastazione subita dalla regione andrebbe paragonata ad uno “scenario di conflitto”.

Carlos Mazón parla del disastro di Valencia: «l’intero sistema ha fallito»

Valencia
La terribile inondazione che ha devastato la regione di Valencia

Durante il suo discorso, Mazón ha promesso la creazione di una commissione d’inchiesta per determinare cosa sia andato storto. «Non si può imparare dal passato senza sapere cosa sia realmente accaduto», ha dichiarato, «I valenciani hanno il diritto di sapere cosa sia successo. Dobbiamo sapere perché la nostra precedente esperienza di questo tipo di situazione non sia bastata. Perché i protocolli, perfezionati e migliorati nell’ultimo quarto di secolo e che hanno funzionato fino a martedì 29 ottobre, non sono stati sufficienti a evitare o mitigare i danni che abbiamo subito?»

Ha poi puntato il dito contro Pedro Sanchez e il governo centrale: «È legittimo chiedersi se la risposta alle richieste di aiuto, e il necessario coordinamento tra le istituzioni, sia stato adeguato termini di tempo e di forma, data la gravità della situazione.Troppe cose sono andate storte. L’intero sistema ha fallito». Il governatore non intende, però, deresponsabilizzarsi: «Non mi sottrarrò a nessuna responsabilità.Ci sarà autocritica. Alcune cose non sono state fatte bene.».

Mazón non si dimette, la Spagna protesta

Mazón ha ammesso le sue colpe, come la scelta di cancellare un video, pubblicato sui social media, in cui affermava che le piogge si sarebbero spostate fuori dalla regione entro le 18:00 del giorno dell’incidente. Nessun riferimento, tuttavia, al pranzo con il cronista: «Ho mantenuto la mia agenda con piena conoscenza della situazione. Ero consapevole del fatto che il ministro regionale degli Interni e il suo team si trovassero in alcune delle aree colpite, in contatto diretto con il delegato del governo centrale.». Il politico ha raccontato le difficoltà nel raggiungere il centro di coordinamento per via del traffico, aggiungendo: «Non è stato un viaggio facile.».

Decine di manifestanti si sono radunati davanti al parlamento regionale mentre Mazón parlava, definendolo bugiardo e chiedendo nuovamente sue dimissioni. Il presidente valenciano, però, non sembra avere intenzione di farsi da parte, almeno per il momento.

Federica Checchia

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