Non tutto è oro ciò che luccica. Il 2019 indubbiamente segnerà l’anno zero della rinascita del tennis maschile italiano. In mezzo a tante sorprese ecco però anche qualche piccola delusione celata dalla luce altrui
Al fine di tracciare un bilancio completo è necessario considerare ogni variabile senza lasciare per strada nessuno. Così, in una stagione magica per il tennis maschile italiano, accanto agli straripanti Matteo Berrettini (in piena corsa per le ATP Finals) e Fabio Fognini, troviamo Lorenzo Sonego bravo nel portare avanti una crescita graduale purtroppo un pò offuscata dalle prestazioni super dei primi due.
Se fino ad adesso abbiamo elencato le noti dolci non va dimenticato come il 2018 era stato l’anno di Marco Cecchinato, fenomenale nel raggiungere la semifinale del Roland Garros. Ma una rondine non fa primavera e il “Ceck” nella stagione delle conferme non è riuscito ad essere all’altezza delle aspettative. Con il 2020 in arrivo bisogna sperare che il flusso positivo investa anche lui.
Non è mai troppo tardi per una prima volta nell’ATP
Fiumi di inchiostro cartaceo e digitale sono stati già sparsi per narrare le gesta di un Matteo Berrettini, emblema insieme a Daniil Medvedev ed altri, del nuovo che avanza. Per di più, descrivere oggi l’annata del romano con precisione è a dir poco impossibile. Può dirsi che siamo ben oltre la sufficienza, ai limiti dell’eccellenza. In termini accademici non rimane che assegnare o meno la lode.
Dopo l’ottavo di finale sul Centre Court di Wimbledon contro Roger Federer e la semifinale agli U.S. Open, Berrettini si è regalato anche la prima semifinale in un Masters 1000. A Shanghai ha dimostrato tutto il suo potenziale, ma anche qualche piccolo limite da limare. È vero, la semifinale contro Zverev era molto complicata, ma nei momenti decisivi Matteo ha evidenziato un piccolo deficit di maturità che gli è costato il break decisivo in ambo i set.
A 32 anni anche Fabio Fognini ha vissuto qualche prima volta negli ultimi mesi. Ad aprile si è aggiudicato il Masters 1000 di Monte Carlo, poi ha avuto l’onore di entrare nella top 10 del circuito. I mesi centrali dell’anno purtroppo sono stati più complicati del previsto con un’ estate non semplice vissuta alle prese con una caviglia malandata. Per provare a non spezzare il momento magico ecco la prima convocazione in Laver Cup così da poter trovare nuovo brio verso le Finals di Londra.
Ed in effetti, la “cura di Ginevra” ha prodotto buoni risultati nel Masters di Shanghai che ha condotto il “Fogna” fino ai quarti di finale dove ha sbattuto contro un muro chiamato Medvedev che da qualche mese a questa parte non conosce più la parola sconfitta. Una k.o. pronosticabile che lascia comunque l’amaro in bocca considerando che il coronamento della carriera, le Finals, divengono un traguardo sempre più lontano.
Per provare a raggiungere servirebbe un “triplete” a Stoccolma, Basilea e Parigi.
Gli altri tra progressi e delusioni…
All’ombra dei primi due ecco comparire Lorenzo Sonego il quale, dopo una prima parte di stagione molto positiva, ha leggermente abbassato il livello del suo gioco attestandosi comunque su buoni ritmi. Raggiunti i quarti di finale a Marrakech e a Monte Carlo, si è tolto la soddisfazione di trionfare nell’ ATP di Antalya ottenendo il suo miglior ranking in carriera (numero 46).
Il torinese però non si è poggiato sugli allori e ad agosto si è guadagnato la semifinale a Kitzbuhel persa con Thiem prima di alzare al cielo il Challenger di Genova. I margini di miglioramento sono ancora altissimi, ma non va dimenticato che dodici mesi fa Sonego era circa numero 100 del circuito.
Il 2019 sarà ricordato come un anno magico da più, ma non da tutti. Per Marco Cecchinato doveva essere il momento della conferma ed invece si è rivelato quello della disillusione. Eppure, la partenza prometteva bene: semifinale in Qatar, finale persa in Argentina contro il padrone di casa Schwartzman, semifinale a Monaco.
Da maggio in avanti il Ceck entra nel momento no salutando il Roland Garros addirittura dopo il primo turno. Le settimane passano veloci con l’unico sussulto degno di nota la semifinale targata Challenger di Szczecin.
A fotografare il momento no ci pensa dato obiettivo del ranking che recita più di 50 posizioni perse in troppo poco tempo. Raggiungere la semifinale di uno Slam non è un traguardo accessibile a tutti. Ma nello sport si può sempre voltare pagina. Nel 2020 Marco sarà chiamato a ritrovare prima se stesso e poi il suo gioco per volare con gli altri italiani verso le vette dell’ circuito ATP.