Il media Al Jazeera verrà chiuso in Israele

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Di Redazione Metropolitan

Domenica il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha approvato all’unanimità una legge per chiudere tutte le attività in Israele di Al Jazeerail più famoso media in Medio Oriente. Da diversi mesi il governo attaccava Al Jazeera accusandola, spesso in maniera molto generica, di parteggiare per Hamas nella guerra in corso nella Striscia di Gaza: finora però non aveva mai adottato misure così drastiche.

La legge approvata dal governo prescrive che il canale tv di Al Jazeera non sia più visibile in Israele e che i suoi siti non siano più raggiungibili. Nella legge inoltre viene ordinata la chiusura degli uffici israeliani di Al Jazeera e la confisca di tutte le attrezzature utilizzate dal suo personale israeliano, tranne telefoni e computer. Ogni 45 giorni il governo dovrà decidere se rinnovare o meno la misura.

Al Jazeera è uno dei più seguiti media al mondo e uno dei pochi media rimasti operativi nella Striscia di Gaza, invasa ormai da mesi dall’esercito israeliano. Al Jazeera non è un’entità unica: ha sia un canale in lingua araba che uno in inglese (i due maggiori), che hanno dirigenze, giornalisti, uffici e programmi diversi. Pur affermando di seguire la stessa linea editoriale, usano toni e approcci anche molto differenti. Da quando è stata fondata (in Qatar, nel 1996) è stata al centro di numerose polemiche: negli anni ha guadagnato credibilità e influenza, certificata tra l’altro da alcuni premi internazionali per alcuni suoi servizi ma al contempo è stata spesso accusata di avere un approccio più benevolo nei confronti del Qatar, che la finanzia parzialmente, e più in generale dei movimenti islamisti, anche radicali.

La chiusura di Al Jazeera in Israele è stata criticata da diverse organizzazioni per i diritti umani e la libertà d’espressione. Per esempio, l’Association for Civil Rights in Israel (ACRI) ha detto di aver presentato una richiesta per annullare il divieto alla Corte Suprema israeliana, mentre la Foreign Press Association, un’organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta i giornalisti che lavorano per organizzazioni giornalistiche internazionali in Israele, ha chiesto al governo israeliano di riconsiderare la sua decisione, dicendo che la chiusura di Al Jazeera nel paese è un «motivo di preoccupazione per tutti i sostenitori della libertà di stampa».

La decisione ha scatenato l’indignazione dell’emittente, che in comunicato diffuso via X ha parlato di «un atto criminale di Israele» che «viola il diritto umano di accesso all’informazione». Il team legale della rete starebbe preparando una risposta, che potrebbe essere solo l’antipasto di un ricorso in tribunale contro la decisione. Anche Hamas, in una nota diffusa su Telegram, ha parlato di «palese violazione della libertà di stampa» e ha detto che «la chiusura di Al Jazeera è una misura repressiva e una rappresaglia per il ruolo professionale del canale nell’esporre i crimini e le violazioni dell’occupazione a Gaza e in Cisgiordania» e ha invitato le organizzazioni internazionali per la libertà di stampa e i diritti umani a «condannare» le mosse israeliane e «adottare misure punitive».

E le Nazioni Unite non hanno perso tempo nello stigmatizzare la decisione di Tel Aviv. L’Ufficio dell’Onu per i diritti umani ha deplorato «la decisione del governo di chiudere Al Jazeera in Israele», ricordando che «media liberi e indipendenti sono essenziali per garantire trasparenza e responsabilità. Ora ancor di più alla luce delle rigide restrizioni sulle notizie da Gaza. La libertà di espressione è un diritto umano fondamentale. Sollecitiamo il governo a revocare il divieto». Anche Reporters sans frontières ha preso una posizione netta, condannando «con fermezza una legislazione liberticida che censura la rete per la sua copertura della guerra a Gaza», si legge su X. «Israele cerca in tutti i modi di mettere a tacere Al Jazeera per la sua copertura della realtà sulle sorti dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza dal 7 ottobre», fa notare Jonathan Dagher, responsabile dell’ufficio Medio Oriente di Rsf. Dagher bolla come «inaccettabili il voto del Parlamento israeliano per censurare Al Jazeera e le affermazioni diffamatorie di Benjamin Netanyahu rispetto ai suoi giornalisti». «Una simile legge di censura, sotto la copertura delle regole democratiche, prendendo di mira implicitamente un mezzo d’informazione, crea un precedente pieno di minacce per il giornalismo in Israele», aggiunge Dagher. Dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, sono stati uccisi 103 giornalisti (tre dei quali di Al Jazeera, due nella Striscia e uno in Libano) in raid israeliani, almeno 22 dei quali mentre stavano lavorando.