Il primo capitolo de Il Muro di foglie per chi non l’avesse letto..
Oggi continua la storia…
Sogno il mare come quella sensazione di infinito senza nessuna fine, su uno scoglio immagino un’altra vita che non conosco, ma che vorrei. Le parole che non dico le scrivo nelle poesie della vita che non ho, ecco il mio segreto. Scrivo per vivere.
Svegliarmi con l’esigenza di scrivere, con la voglia di voler strappare il petto e far uscire parole in sonore volatili. In continua lotta tra l’anima e la ragione, tra gli occhi e le mani, tra il cuore e la testa, tra una vita che vorrei e quella che ho scelto. Tra il silenzio dei miei occhi ed il rumore di un treno che passa, di cui ne sono solo la comparsa su un marciapiede fantasma. Le mie inquietudini e le mie paure riesco a controllarle solo con loro. Con il mio momento.
MAI LA STESSA, SEMPRE ME STESSA
Bramo
esistere
come ETERE
mobile,
volubile
scorrere e trasformarmi
come acqua
del fiume
ETERE che
non si può imprigionare
in scatole
chiuse
ETERE che respira
assenza
di confine
e
oltre l’apparenza
si libera
in cerca
di pura
essenza
Bramo
essere labile
per accarezzare
il mare
e librarmi
in cielo
oltre
ogni cristallizazione
del pensiero
Senza soldi e senza anima; ecco a cosa siamo destinati oggi nel 2012, in una società che ci ha spinti a non voler apprezzare la semplicità dell’arte che respira aria, quel volersi strappare dalla fragilità della terra e voler sentire addosso il cielo, con parole, suoni e musica. Con l’arte come unico messaggio di salvezza dei miei occhi. Io la musica non l’ascolto, non mi piace sentire le parole degli altri e non scelte da me. Io amo ascoltare la mia melodia, note mai esistite se non nella mia testa, parole mai scritte se non lette negli occhi e rimaste li. La mia melodia, quella che canto e sento come eco dei miei pensieri. Quella voglia di voler cantare a squarciagola un qualcosa che nessuno sa, ma solo io. Poi penso, perché regalarla al mondo intero? È mia. Ogni mattina sarà il mio dolce risveglio e ogni notte la mia ninna nanna, nel silenzio e segreto di tutto, scriverò le parole della mia melodia che saranno musica per i miei occhi.
In quello specchio in cui non ti guardi realmente, non ti soffermi, ma di sfuggita lanci un’occhiata e pensi: “perfetto i capelli stanno in ordine, usciamo”. Non ti domandi mai, come stai? Sei felice oggi? Perché forse non ti interessa saperlo, ma poi, paradossalmente, sei alla continua ricerca di un’armonia che ti faccia star bene, come se volessi in realtà viverti davvero, quasi in segreto.
Uscii al solito posto, soliti amici, solito silenzio e solite cazzate. Ma è questo quel che voglio, fuggire da un buio che non ha neanche tempo, per ritrovarmi in un’altra dimensione. La droga forse era l’unica soluzione ad una vita spenta e vuota scelta per paura di affrontare la realtà di un’anima ribelle che ha sempre sognato, ma che crescendo ha imparato che i sogni non sono per tutti, forse per gli illusi che hanno tutto; chi non ha nulla non può scegliere di volare. Le parole e la musica però esistono dentro me. La paura di amare era la mia dannazione, ho amato, ho perso e poi mi sono persa.
Il giorno dopo andai in un negozio di cd, quello dell’angolo, quello che conoscono tutti, ma nel quale non sono mai entrata, gli sfigati entrano nei cd di musica, io non la compro. Io forse la rubo.
Succede che il mondo si ferma nella tua testa per un istante, io per salvarmi prendo un foglio ed una penna. Scrivo ovunque, in qualunque momento. Pensieri ed attimi che scorrono più veloce dei secondi di fronte ai miei occhi.
IO RUBO
Sogno
di rubare
istantaneità
d’emozione
alla farfalla
che nasce
mentre il baco
muore
Sogno
di rubare
libertà
di osare
ad una zingara
felice
di vagabondare
Sogno
di rubare
pioggia
e temporale
a questa terra
assetata
Quando non posso
respirare
Sogno
di rubare
il sorriso
ad un bimbo
quando il male
mi assale
se l’anima
è fragile
e il cuore
non sa più
aspettare
Entrai e mi trovai in un nuovo mondo, misi le cuffie e ascoltai una di quelle canzoni del momento, una di quel pop-star che diventano famose non perché brave, ma forse per quelle giuste conoscenze o perché piacciono alle ragazzine, anche quelle della mia età, ma io mi sentivo diversa. Quella musica che ascolti, ma che forse non lo fai, perché non la senti tua. I miei occhi ritrovarono il loro stesso colore, mai visti.
Una di quelle alchimie che non sai, che non hai mai sentito, che non pensi neanche possa esistere. Quel nuovo che ti prende subito, risucchiandoti l’anima, quel binomio incompleto di musica ed occhi, occhi che parlano, senza il coraggio di una voce che non ti è mai piaciuta, che non è mai esistita, senza mai aver voluto dare il giusto peso. I suoi occhi, chi sei? Perché sto provando questo? Cos’è? Si ha paura quando non si conosce.
Tornai a casa, diversa. Come se a cena avessi voluto dire a mia madre “Ti voglio bene mamma, so che tu ci sei e ci sarai sempre, so che tu ti sei fermata ad ascoltarmi nel momento che io ho deciso di non parlare più, come se la tua scelta fosse stata fatta da me. Ma so che tu hai sempre letto e capito la mia anima dai miei occhi che ti hanno sempre cercata nella mia vita persa, tu sei e sarai sempre il mio punto di riferimento, anche se non te l’ho mai detto, non te lo dico e forse non te lo dirò, o forse un giorno si, ma ti voglio bene mamma.” Poi guardo mio padre mentre mangia sempre a testa bassa, quasi come si sentisse un peso per la famiglia, la stessa che tra un paio di mesi forse non potrà più soddisfare e penso quasi nelle urla del mio silenzio “Papà tu sei stato l’uomo che mi ha insegnato il sacrificio, la difficoltà ed il coraggio di sorridere, forse se stai così è perché non si parla più, è perché ormai il silenzio non è più la forza del sorriso, ma l’unica via di fuga dell’accettare le difficoltà, ma tu papà sappi che sarai l’uomo della mia vita, quello che mi ha presa per mano, insegnandomi a volare con una carezza, insegnandomi ad amare anche le piccole cose, sei la forza che ho sempre avuto, ma che non ho mai detto”. Ecco cosa avrei voluto dire quella sera a cena, parole non dette per paura di non essere capite o forse perché troppo fragile per la mia maschera, che ormai come vera cera, aveva preso completamente e perfettamente il posto del mio viso che non si piegava più alle emozioni.
Il peso delle parole non dette si mescolava ai 21 grammi della mia anima.
Mi preparai ed uscii di casa. Una sera come tante. Forse.
Raggiunsi gli altri al parco.
- Ciao ragazzi! Io sono super carica stasera!
Mi guardò Francesca insieme a Marco e mi sorrise.
- Dai che stasera dobbiamo festeggiare! Marco ed i suoi 25 anni! Ormai sei vecchio amore.
- Finiscila che tu ne hai solo uno in meno di me! Ahahahah dai partiamo su!
Partimmo in macchina, io Andrea, Marco e Francesca. Pronti per una serata delle nostre, ballare e divertirsi, voler staccare ancora di più la testa e la spina. Ognuno insoddisfatto a modo proprio. Ognuno spento nella sua scelta di non voler andare oltre. Forse vedevo un colore in più negli occhi di Francesca quella sera, Marco era la sua salvezza, forse stavo imparando a conoscere l’amore, attraverso gli occhi degli altri. Forse stavo iniziando a capirne il valore.
Una serata peggiore delle altre, la musica che ti picchia nella testa quasi come se non avessi le orecchie, come se entrasse direttamente nel cervello, un cuore che batte senza emozioni, ma solo perché narcotizzato. Una voglia di evadere e voler respirare altro, non solo l’aria, non solo gli occhi spenti di Andrea che quella sera non c’era, non era lui, come se fosse morto. Come se volesse dire “ragazzi io non ce la faccio più così, aiutatemi”. Forse era vero. Forse era arrivato il momento di dire basta, basta alle cazzate, alle stupidate, era arrivato il momento di crescere,di prenderci per mano, di capire cosa realmente mancava in ognuno di noi e scoprirlo insieme. Di iniziare realmente ad amare la vita, la sua bellezza. Cose che non avevamo mai pensato, ma forse era arrivato il nostro momento.
- Nina io voglio smettere
Mi disse questo quando uscimmo dalla discoteca, i suoi occhi non riuscivano neanche a guardare i miei, perso nel suo vuoto, mi parlò con il cuore. Io lo abbracciai forte, senza dire nient’altro gli sussurrai:
- Tesoro te lo prometto, basta. Da domani iniziamo realmente a vivere la nostra vita. Lancia la tua monetina stanotte. Fallo per me, per te. Per la tua famiglia, fallo per Ilaria che ti sta aspettando da mesi. Lei ti ama, ti ha sempre amato. Non distruggere nient’altro. Da domani iniziamo insieme a ricostruire il nostro puzzle della nostra tela
Quella notte, sotto quelle stelle, la mia maschera di cera stava iniziando a sciogliersi.
Mi girai e vidi Marco e Francesca che si baciavano. Ecco forse cos’era l’amore. Quello di due persone che insieme si sono prese per mano. Marco ex tossicodipendente che lavora nel sociale gratuitamente e Francesca ragazza ribelle, dal divorzio dei genitori ha cambiato completamente il suo modo di essere. Da quando ha incontrato lui ha ricominciato a parlare con il padre. Forse è vero, l’amore quello vero, quello puro, quello che ti prende dentro annientandoti tutto il male che circola nel sangue, ripulendoti il cuore, ti aiuta davvero a riscoprire il valore della vita.
Un inizio ed una fine.
La notte è il momento più dannato della giornata è quello in cui pensi, vivi, respiri. È quello in cui ti fermi e rifletti. Io ho sempre scritto le mie poesie rimaste in quel quaderno sigillato nel mio cassetto, come se non esistesse. La notte è l’inizio dell’amore, come il suo momento, è la fine dei pianti o l’inizio del dolore. Nella notte il tempo si ferma, tutto passa quasi a rilento, la frenesia della giornate muore e insieme a lei tutta la velocità del tempo che passa. La notte vivi se vuoi o muori.
Un incidente quella sera portò via due anime per sempre, legate tra loro. Portò via la vita di 4 ragazzi da quel giorno. Quella notte si scrisse un futuro mai scelto, un destino sempre esistito.
Quella notte Marco e Francesca morirono in un incidente, nello stesso istante, nel preciso momento i loro cuori si fermarono sussurrandosi l’ultimo ti amo. In quella notte io persi le parole ed il loro suono, nello stesso istante Andrea perse il coraggio di vivere.
8 agosto 2012. Una fine.
Continua..
Alessia Spensierato