In nome della Space Age, Courrèges continua il suo viaggio tra identità e sperimentazione, perlustrando nuove terre che custodiscono anni ed anni di storia. Una storia che, dal 1961, anno della fondazione, si è valorizzata dalla continua innovazione, e che nell’ultima collezione SS24 recupera un termine del fondatore, ‘’Couture Future’’ con il quale Courreges, dagli anni ‘60, indica un abito prodotto dell’antica tradizione sartoriale parigina unita all’avanguardia del brand, che ‘’rompe’’ il tessuto storico per riscrivere il proprio presente. È per questo che lo show SS24, presentato nella seconda giornata della Paris Fashion Week, ha un ‘’peso’’ diverso dalle altre: le modelle rompono la venue sulla quale camminano andando a formare micro rotture pavimentare, quasi fosse un’allunaggio dell’abito in una terra lontana dove il minimalismo 90s è ancora sinonimo di futuro. Ma è Courreges il fashion recupero simbolo di una generazione creativa restauratrice, che tra le antiche pagine di storia legge il futuro? Sicuramente il brand rappresenta lo scavo più complesso, ma anche il più soddisfacente, tra i ruderi della storia dell’abito.

Il nuovo Courregès: la Space Age di Nicolas di Felice

Courrège SS24 - Photo Credits vogue.fr

Dalle tinte bianche e nere, in un dualismo minimale proprio del periodo space del fashion, alla decodificazione del prèt-â-porter, il nuovo direttore creativo Nicolas di Felice reimmagina la femminilità contemporanea, che nonostante l’attualità è profondamente radicata nel tempo. Per il nuovo Courrèges l’importante è riuscire a creare un continuo temporale tra ieri e domani senza interrompere il dialogo con il pubblico, e sopratutto senza perdersi tra complicazioni formali e costruzioni lineari, ma tutt’altro: la mission è quella di esemplificare la figura della donna così da poterla posizionare al di sopra di tutto, di trend e andamenti commerciali, rendendo ogni abito di collezione un capo da ‘’tramandare’’. Il segreto per la riuscita dell’impresa è nel modello di giacche, pantaloni, top: dritto, dal taglio sartoriale ma adatto all’immediatezza del quotidiano, contestuale ma polifunzionale. Nulla di così elaborato che non permetta alla donna di adesso di scegliere Courrèges per reinventarsi, immaginadosi tra le strade di una Parigi notturna del 1960 all’uscita di un night club, con indosso un abito-camicia e tuta aderente cut-out. La ‘’logica del fashion’’, avrebbe detto il fondatore nel 1961, ma che ora muta in ‘’il linguaggio spontaneo della donna’’ di cui Nicolas di Felice è un abile conversatore.

La temporalità, le innovazioni e le tradizioni del nuovo Courrèges

Nulla a che vedere con il passato, il Courrèges di adesso cresce custodendo lo stesso principio di scoperta con il quale venne fondato, cioè volersi distaccare dal passato, scegliendo di immaginare il domani impegnandosi nel dargli forma. A proposito di questo intento di Felice dice:

‘’il peggio sarebbe cercare di copiare, parodiare, per recuperare quello che non esiste più. Niente invecchia un brand più dell’imitazione di se stesso’’

perché, alla fine, i grandi brand della Space Age devono il loro nome proprio alla loro capacità di mimesi con il presente e di sub-temporalità con il futuro. Nel 1960 Courrèges voleva rinnovare il guardaroba femminile con gonne corte dal taglio netto, scarpe basse e un look fintamente casuale. Ora per di Felice il taglio, che non muta, si avvalora dell’insegnamento storico grazie ad un sapiente uso di proporzioni e dimensioni che si alternano tra micro e regolari, senza mai caricarsi. Uno dei capi più noti di questo atto ricostruttivo è il tailleur sportivo che nel 1960 Courrèges ideò per il pubblico giovanissimo formato da gonna-giacca in tessuto elastico, la cui particolarità era il macro logo e le tinte accese. Quello stesso look iconico segnò qualche anno fa il debutto di Nicolas di Felice, che decise, in primis, di omaggiare il brand riprendendone la produzione. L’invito a vivere il presente lasciando il passato nei libri di storia si rivela anche in questo: ideare uno spazio tra mura di tessuto in cui la donna sia padrona del proprio tempo. E se i tessuti di allora rallentavano i movimenti, quasi costringendo la donna ad un ritmo imposto, ora di Felice spiega che l’innovazione del brand si mostra anche nella scelta di tessuti come il cotone leggero, il nylon, e la pelle aderente, che accompagnano il corpo delineandolo. Discorso simile per le tinte accese iconiche del brand: il rosso rimane ma qualsiasi altra colorazione che non sia bianco e nero scompare, perché l’idea di voler costruire un guardaroba dove l’occasione non determina l’uso, si concretizza anche in questo. Strategia commerciale potrebbe dire qualcuno, ma non lo è. È solamente quell’eredità identitaria futuristica, tradotta nel presente, che conserva il brand, che da sempre si pone l’obiettivo di ideare abiti senza condizioni d’uso.

La complessità del nuovo look

Così il guardaroba signorile 50s sparisce dalla scena, per lo meno in Courrèges, e fino ad ora sembra vivere lontano dagli studi creativi del brand. Al contrario è ancora vivo quel desiderio di innovazione. Un’innovazione non esibita ma ricercata, studiata e a volte nascosta sotto quell’immagine apparentemente basilare che nulla ha a che vedere con la semplicità, ma con la complessità del meno uguale più.

Luca Cioffi

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