Nel canto IV del Paradiso della Divina Commedia, Beatrice risolve i dubbi di Dante riguardo il dialogo avvenuto con Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla (Canto III). In questo canto Beatrice rappresenta metaforicamente la Teologia, per questo motivo non sono casuali i riferimenti al Timeo di Platone.

Il canto IV e la filosofia Timotea

Il Timeo di Platone verte essenzialmente su tre problematiche: l’origine del cosmo, della sua struttura, e la natura iperuranica che permette il suo stato di quiete. Dante fa riferimento al mondo descritto da Platone proprio nel Canto IV, nel momento in cui descrive la disposizione delle anime del Paradiso.

I dubbi di Dante

Dopo l’incontro con Piccarda Donati, avvenuto nel Canto III, Dante è attanagliato da molti dubbi riguardo due problematiche. Il primo concerne l’azione della giustizia divina nei confronti delle anime che hanno mancato ai loro voti, per colpa della violenza altrui. Il secondo riguarda la disposizione delle anime difettive nel Paradiso. Beatrice decide di risolvere i dubbi di Dante, prima ancora che egli li esprima esplicitamente.

La disposizione delle anime in Paradiso

Il secondo dubbio viene risolto da Beatrice per primo, dato che è quello più importante è riguarda la disposizione delle anime nel Paradiso. Gli spiriti difettivi si sono presentati al cospetto di Dante nel cielo della Luna, non perché siano effettivamente residenti in quel Cielo, ma per rendere evidente al viaggiatore il “loro minore stato di Grazia”. Questi spiriti hanno infatti tutti un posto nell’Empireo, il cielo di Dio, ma la beatitudine di cui godono è meno intensa di quella degli spiriti più santi.

L’applicazione della giustizia divina

Il primo dubbio di Dante viene considerato meno importante, ma non rimane privo di risposta. Esso riguarda l’applicazione della giustizia divina nei confronti degli spiriti difettivi che hanno mancato i loro voti durante la vita terrena, anche se non per loro colpa. Tra queste anime vi sono Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla che hanno mancato ai loro voti monastici perché costrette da terzi. Beatrice spiega a Dante che se le due donne avessero avuto una volontà indomabile, sarebbero tornate in convento non appena avessero avuto la possibilità. Ma questo non è accaduto, per cui in Paradiso godono di un minor grado della beatitudine divina.

La volontà assoluta e la volontà relativa

In questa parte del Canto IV viene introdotta la distinzione concettuale tra volontà assoluta e volontà relativa. La volontà assoluta non si piega al male, mentre quella relativa lo fa per compromesso. A questo punto i dubbi di Dante sembrano risolti, anche se non del tutto. Ma Beatrice lo zittisce.

Sonia Faseli

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