Le quotazioni del petrolio salgono di nuovo. Ieri sera, al calo sono seguiti picchi che avevano portato il greggio a massimi che non si vedevano da anni.

Petrolio: il mercato valuta le possibili opzioni

Giovedì 3 marzo, il petrolio statunitense (WTI) è salito al livello più alto dal 2011 prima di invertire la rotta. Il West Texas Intermediate, il benchmark petrolifero statunitense, ha infatti segnato un incremento del 1,22%, con il prezzo a barile salito fino a $116,57. Il Brent, benchmark internazionale del greggio, ha raggiunto i $119,84, il livello più alto dal 2012. Questi, il WTI ed il Brent, sono i due tipi di petrolio più diffusi. Il primo viene estratto negli USA, in particolare nel Texas (ecco spiegato il nome “West Texas Intermediate”), il secondo invece viene estratto soprattutto dal Mare del Nord.

Il mercato sta intanto valutando le interruzioni dell’approvvigionamento dalla Russia, per un possibile accordo con l’Iran. Ciò ripristinerebbe così le forniture da quel paese, interrotte dopo le sanzioni legate allo sviluppo del nucleare da parte di Teheran. Dopo Stati Uniti e Arabia Saudita, la Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio.
Inoltre, il mercato petrolifero era già inquieto prima dell’invasione russa dell’Ucraina.
Adesso che i paesi cercano di evitare di rifornirsi di petrolio dal suo principale produttore (la Russia), i mercati stanno temendo le possibili carenze di approvvigionamento.

Beatrice D’Uffizi

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