Nel nostro consueto appuntamento con la rubrica Passi di danza, scopriamo insieme la storia di uno dei costumi più celebri, da sempre associato alla danza classica: il tutù. La sua forma tipica fa sognare tantissimi aspiranti ballerini, ma affascina anche gli appassionati e i curiosi. Di qualsiasi forma e dimensione, una sola è la regola: deve essere di tulle. Inoltre, è quasi sempre unito al corpetto, e può essere semplice, o molto lavorato; lungo o corto, colorato o bianco. Quello che sappiamo è che è uno dei costumi più antichi, nato con l’affermazione del balletto nei teatri.

Come abbiamo visto, il balletto si afferma nella seconda metà del Seicento. Nei secoli successivi, i costumi hanno visto e subìto tantissime modifiche, sia per adattarsi alla moda e al costume dell’epoca, sia per una questione pratica. Infatti, già nel Settecento, le donne erano vincolate a dei costumi molto scomodi.

Il tutù romantico di Anna Pavlova (morta nel 1931) - PhotoCredit: © it.wikipedia.org
Il tutù romantico di Anna Pavlova (morta nel 1931) – PhotoCredit: © it.wikipedia.org

Il tutù: storia ed evoluzione

Purtroppo, gli artisti (in questo caso i ballerini) erano legati a rigidi costumi di scena: parrucche, maschere, scarpe con i tacchi. In generale, le vesti erano pesanti, poso pratiche e che lasciavano scarsa libertà di movimento. In particolare erano costrette in bustini con stecche, corpetti, sopragonne e gonne rette dai paniers, le famose impalcature fatte di stecche. Saranno due ballerine molto famose all’epoca, Marie Camargo e Marie Sallè, a liberarsi per prima delle scomode stecche.

La vera rivoluzione però avverrà nell’Ottocento, quando Maria Taglioni, per La Sylphide, indossa un costume nuovo. È formato infatti da un corpetto aderente con vita cosiddetta a “V”, un ampio scollo, ma soprattutto un’ampia gonna a campana che arriva alla caviglia o poco sopra. Questa foggia è ancora presente nel tutù romantico. Il tutù in tulle come lo conosciamo oggi fa il suo debutto ufficiale nel balletto Giselle, interpretata da Carlotta Grisi nel 1841.

Attualmente esistono due versioni del tutù: quello romantico, la cui lunghezza della gonna arriva al ginocchio, e quello classico, ovvero la versione corta e rigida. Il corpetto invece è lo stesso. Ne esistono, appunto, tantissime versioni, oltre alla classica bianca. Tra i più celebri, quello nero di Odile de Il Lago dei Cigni. Bianco, nero, o colorato, il tutù è e resterà sempre il simbolo del balletto (e della danza) per eccellenza.

Marianna Soru

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