Il voto di Rousseau che divide i Cinque Stelle

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Di Redazione Metropolitan

I sondaggi “del giorno dopo” vedono il Movimento Cinque Stelle in calo, ma il giorno dopo cosa? Dopo il no all’autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso Diciotti. Le consultazioni sulla Piattaforma Russeau hanno dato esito negativo, il voto ha coinvolto poco più di 50 mila iscritti. Emerge la divisione tra gli attivisti e i “normali” elettori, i quali non sembrano aver gradito il risultato. Al contrario la Lega continua a salire negli indici di gradimento.

Luigi DiMaio (Foto dal web)

I “pentastellati” perdono circa l’1,6 % dei gradimenti rispetto a due settimane fa. La vera sfida sta nel capire dove vadano a finire questi voti, di sicuro non al PD. Infatti i democratici registrano un lieve calo, così come Liberi e Uguali. Di conseguenza la logica porta a pensare che i “transfughi” del M5S si rivolgano alla Lega, che al contrario aumenta i gradimenti dell’1,4%. Scomponendo il voto su Russeau si nota come abbia votato poco più del 50% degli iscritti, di cui il 40% hanno espresso voto contrario all’indagine su Salvini. Ciò denota una spaccatura all’interno del Movimento, dopo la Tap si può parlare di un altra marcia indietro su uno dei capisaldi, la Giustizia.

Durante le ore immeditamente precedenti al voto si è acceso il dibattito interno al M5S. Da una parte il sottosegretario Di Stefano, favorevole a bloccare l’autorizzazione a procedere:

“Credo in questo caso l’autorizzazione non vada concessa perché parliamo dell’operato di un governo intero, di un Consiglio dei ministri che ha agito collegialmente. Conte, Toninelli e Di Maio hanno consegnato al tribunale dei ministri le loro memorie, dicendo che hanno partecipato a questa scelta”

Manlio Di Stefano (Foto dal web)

Dall’altra i Consiglieri Comunali di Torino in quota M5S:

“Non ha alcun senso tradire la propria coerenza per non mettere a rischio il Governo, sarebbe un ragionamento da vecchia politica che non può far parte del nostro modo di vedere. Per questo voteremo sì alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini i nostri interessi politici non possono in alcun modo essere posti davanti e a scudo di una legittima azione della magistratura”. 

Come è risaputo l’esito del voto ha dato ragione all’ala “governista” del Movimento. Le parole del sottosegretario nascondono il vero problema dei grillini con la loro base. L’ormai acclararato appiattimento sulle iniziative della Lega in materia di immigrazione crea non pochi imbarazzi tra gli stessi leader. O almeno è questo che traspare quando si ascoltano le dichiarazioni di DiBattista, fondamentalmente d’accordo sulla riduzione degli sbarchi, ma critico nei metodi da “uomo forte” di Salvini.

Mettere in relazione questi sondaggi con le elezioni in Abruzzo potrebbe essere però fuorviante. DiMaio sostiene che le regionali seguono regole diverse dalla politiche, questo è sicuramente vero, soprattutto in regioni come l’Abruzzo e la Sardegna (dove si voterà domenica). La mancanza di una struttura sul territorio penalizza i Cinque Stelle, e questo il Ministro lo sa. Che il movimento non vinca le regionali non è una notizia, è una prassi ormai consolidata.

Il fatto che il Movimento Cinque Stelle abbia un indice di gradimento ( dati del 21 Febbraio) inferiore a quello dell’intera area progressista ( PD, +EU e LeU) il 4 Marzo 2018, questa è una notizia. Le regionali e le europee sono elezioni particolari e non indicative per le politiche, lo dimostra il fatto che Renzi prese il 40% per essere poi “defenestrato” alle politiche. Se il Movimento Cinque Stelle non vuole sperperare il suo patrimonio elettorale dovrà perseguire una politica identitaria forte. Una campagna di azioni concrete che vadano oltre la Tav, con il fine di ridefinire un’identità che a tratti sembra smarrita.

Federico Rago