Sono passati 26 anni da quel 30 aprile 1994, giorno in cui ad Imola perse la vita il pilota austriaco Roland Ratzenberger. Il drammatico weekend del GP di San Marino vide spegnersi i sogni e le speranze di due piloti, uno ricordato per sempre, l’altro quasi sconosciuto, il milite ignoto nel mondo del Circus.
Imola 1994 Ratzenberger – La storia
Barrichello, Ratzenberger, spettatori, meccanici, Senna. Le vittime del maledetto weekend di Imola; cinque incidenti, due dei quali fatali.
In Formula 1 Roland arriva per suo volere, era il suo sogno, il suo obiettivo; era il 1994 l’anno in cui finalmente era riuscito ad entrare nel mondo dei grandi. Sudore, passione, sacrificio e tanta dedizione per quello che è un lavoro non semplice, soprattutto più di 20 anni fa, quando non c’erano gli agi tecnologici e la sicurezza a cui oggi siamo ben abituati. Ratzenberger non era un campione, probabilmente non lo sarebbe mai stato; era un pilota, a lui bastava così, il sogno era stato realizzato.
Ratzenberger aveva semplicemente dedicato la sua vita alle corse, fin da bambino voleva fare il pilota; non per vincere, non per farsi notare, ma per amore, puro e semplice. Arriva tardi in F1 ma per lui non è un problema, nemmeno la Simteck lo è, nonostante non sia una scuderia competitiva. La felicità per essersi costruito da solo la strada da percorrere fino all’obiettivo desiderato ha fatto di Ratzenberger un vero pilota; se ne è andato facendo ciò che per lui era vita, un onore concessogli dal suo sudore.
Imola 1994 Ratzenberger – Sabato 30 aprile
Il GP di Imola era il terzo della sua vita e la speranza era la seconda partenza in gara, dopo quella mancata in Brasile; durante la seconda sessione ufficiale di prove, Roland fa un errore, provocando un lieve danno all’ala anteriore. Non se ne accorge, almeno fino al giro dopo quando l’alettone si rompe andando ad impedire un controllo sulla direzionalità ; poi è un attimo, un forte botto alla Villeneuve a più di 300 all’ora e la Simteck è praticamente distrutta. Roland è dentro all’abitacolo, rimane lì, non esce, la testa si inclina, l’immagine è quella di un girasole spezzato.
Viene portato in ospedale, anche se l’autopsia dichiarerà la morte sul colpo, cosa che scatenerà non poche polemiche, ma solo dopo il 1° maggio; a pochi minuti dal suo arrivo in ospedale Ratzenberger però decide che andava bene così, in fondo era il rischio di un pilota vero. Poco più di 24 ore più tardi e l’austriaco verrà praticamente dimenticato; la maledetta domenica che portò via Ayrton Senna rese Ratzenberger quasi un sentito dire, un perfetto signor nessuno.
Imola 1994 Ratzenberger – Il milite ignoto
Sabato 30 aprile nessuno sa praticamente chi sia Roland Ratzenberger; era un debuttante al suo terzo GP, poco importava dei suoi discreti successi nelle esperienze minori. Gli occhi erano puntati sugli attori protagonisti del film, Senna e Schumacher; Roland nell’immagine collettiva era solo una piccola comparsa, niente di più, niente di meno. Poi in un attimo i ruoli cambiano, un colpo di scena e il protagonista diventa uno sconosciuto.
Il sacrificio di un uomo con una passione, un amore talmente forte da essere disposto a tutto; la sua è stata una tragedia raccontata come un contorno alla pietanza principale, servita fredda, ghiacciata domenica 1° maggio. Ratzenberger si è congedato insieme a uno dei grandi, ma nel mondo della F1 non c’è spazio per tutti, il grande fa il sorpasso all’ultima curva; tutto ciò che rimane è il dolore, raddoppiato nel caso di Roland, il pilota morto prima di Senna.
Un detto recita che nessuno muore davvero finché qualcuno sarà in grado di ricordarlo. Ed è in quel momento che il milite ignoto diventa una persona con un nome, e quel nome è Roland Ratzenberger.
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Articolo a cura di Chiara Zambelli