Cinema

“Imparare ad amarti”, il drama francese tra amore e rifiuto stasera in tv

Questa sera su Canale 5 andrà in onda alle 21:10 “Imparare ad amarti“(2020), film diretto dall’attrice e regista Stéphanie Pillonca con Ary Abittan e Julie De Bona nei panni dei protagonisti. Il dramma francese racconta una storia sull’amore genitoriale ma anche sul rifiuto e la paura del pregiudizio. Prodotti intrinsechi di una società che basa ogni criterio di giudizio sull’estetica, la perfezione, la competizione. Il viaggio di due genitori che imparano ad amare la bambina che hanno concepito, nata con qualcosa di speciale.

Trama di “Imparare ad amarti”

I sogni e le aspettative di Franck (Ary Abittan) e Cécile (Julie De Bona) vengono improvvisamente sconvolti dalla nascita della loro bambina affetta dalla sindrome di Down. Cécile accetta la notizia e decide di affrontarla, in qualche modo, per Sarah, sua figlia. Ma per Franck, allenatore di judo, è uno shock. Non avrebbe mai immaginato di dover crescere una figlia con trisomia. Non riesce a prendere atto della situazione ed evita di informare gli amici della malattia della figlia, incolpando i medici per non aver diagnosticato la sindrome. Dovrà imparare ad accettare la sua nuova vita e diventare il padre di cui Sarah ha bisogno. Riusciranno Cécile e Franck a superare insieme i pregiudizi e la paura?

Pregiudizio e rifiuto prima di imparare ad amare

Imparare ad amarti” si inserisce in un ventaglio già piuttosto ampio di film che trattano similmente storie di accettazione o rifiuto famigliare intorno alla disabilità e malattie quali la Trisomia 21, e con esse la ‘diversità’ dei bambini affetti da problemi congeniti attraverso lo sguardo critico della società. La pellicola francese, distribuita nel 2020 direttamente per la televisione, arriva a parlarne con un leggero ritardo rispetto ai film prodotti sull’argomento in altri paesi. Ma riesce ugualmente a restituire una toccante storia drammatica dai toni teneri e crudi allo stesso tempo.

L’attrice Julie de Bona parla in questi termini del film che la vede protagonista e della tematica che cerca di affrontare:

“Credo che tutte le donne che hanno avuto, sperano o aspettano un bambino possano proiettarsi in questa storia. Io e i miei amici più stretti non abbiamo potuto che avere una profonda riflessione su questo. La regista aveva già affrontato molti argomenti intorno alla disabilità e la trisomia 21. Secondo lei, nella maggior parte dei casi, quando arriva un figlio con sindrome di Down, il padre se ne va. È più raro che le mamme lo rifiutino, ma succede. Per la coppia è soprattutto il peso della società e il fatto di integrarvi un figlio diverso che sarà difficile da superare. Conoscevo i pregiudizi sulla sindrome di Down, ma la mia visione della vita è cambiata. Azzera tutto.”

Posizione condivisa dal collega Ary Abittan che ricorda i giorni sul set al fianco delle bambine che hanno interpretato Sarah e dei loro genitori, come incredibili momenti di rivelazione. L’attore francese veste i panni di un personaggio che affronta un percorso interiore non indifferente, un personaggio facilmente giudicabile ma i cui timori possono in realtà rispecchiare quelli di ciascuno di noi.

“Il mio personaggio inizialmente non riesce a sopportare l’arrivo di una bambina affetta da sindrome di Down. Questa bambina lo riporterà alla ricerca dell’essenziale della vita e gli riempirà il cuore”.

Arianna Panieri

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