In Cina nello Xinjiang, esistono dei veri e propri campi dell’orrore

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Gli Uiguri sono un’etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, nella regione autonoma dello Xinjiang. Formano una delle 57 etnie presenti e riconosciute in Cina anche se la Repubblica Popolare Cinese, non sembra riservare loro un buon trattamento.

I campi di rieducazione della Cina

Dal 2014 la Repubblica Popolare Cinese ha intrapreso una politica che ha portato oltre un milione di musulmani, di cui la maggior parte Uiguri, ad essere detenuti in campi di rieducazione sponsorizzati dallo Stato, ufficialmente conosciuti come centri di istruzione e formazione professionale. All’interno di questi campi è stata evidenziata la repressione delle pratiche religiose e culturali uigure, l’indottrinamento politico, i gravi maltrattamenti e le testimonianze di violazioni dei diritti umani, tra cui sterilizzazione forzata e contraccezione. Ha intrapreso questa politica apparentemente per promuovere l’armonia nazionale del paese attraverso la “campagna per l’unità etnica”.

Nel 2019 alcune nazioni, tra cui Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito, hanno firmato una lettera di condanna della detenzione di massa da parte della Cina degli uiguri e di altri gruppi minoritari, esortando il governo cinese a chiudere i campi mentre una dichiarazione congiunta sarebbe stata firmata da altri 37 Stati che hanno espresso l’approvazione del “programma antiterrorismo” cinese nello Xinjiang.

Le repressioni verso le minoranze erniche dello Xinjiang sono state definite dagli Stati Uniti d’America e dalle altre Nazioni un vero e proprio etnocidio se non ancor di più genocidio. A gennaio infatti, gli Stati Uniti hanno accusato la Cina affermando che attraverso una documentazione valida erano venuti a conoscenza del fatto che le autorità cinesi dello Xinjiang avevano intensificato la loro campagna contro tutte le minoranze etniche.

Ciò che accade all’interno di questi campi dell’orrore è trapelato da qualcuno che ha vissuto dei terribili momenti al suo interno come ad esempio una giovane madre che ha affermato di essere stata torturata e sottoposta ad altre brutali condizioni: è stata drogata e legata ad una sedia mentre veniva scossa dall’elettricità, senza dormire. Un’altra donna ha raccontato di essere stata sterilizzata con la forza e nessuno ha potuto fare nulla. A gennaio 2021 la BBC ha notificato degli stupri di massa e torture sessuali attuate dalle autorità che erano all’interno dei campi.

Nel dicembre 2017 Pechino ha dato vita alla “settimana relativa”: tutte le autorità sono state mandate nello Xinjiang per vivere appieno con le masse e vivendo, imparando e lavorando con loro.

Visto da qui sembra una trama di un film dell’orrore eppure così non è: accade realmente e per chi lo vive è una cruda realtà.