Incontro Con Valerio Bispuri – Paco A Drug Story

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Di Redazione Metropolitan

Dal 16 novembre al 18 febbraio il complesso del Vittoriano rende omaggio alla fotografia d’epoca e a tutti gli artisti che hanno utilizzato la Leica dagli anni venti ad oggi; più di  350 opere dei grandi maestri del calibro di Henri Cartier-Bresson , Gianni Berengo Gardin, Robert Capa ed Elliott Erwitt oltre a documenti originali, libri rari, macchine fotografiche d’epoca e tanto altro.

La mostra è ulteriormente arricchita da un ciclo di incontri organizzati dalla Contrasto presso la Sala Verdi con alcuni degli interpreti presenti. Ieri è stata la volta di Valerio Bispuri, e del suo progetto Paco – A drug story, frutto di 14 anni di lavoro.

L’incontro con questo straordinario fotografo è iniziato con un filmato tratto dal documentario di Sky Arte su questo progetto. Il video conteneva diversi scatti ed un filmato in cui Valerio parla con un consumatore di Paco e gli chiede cosa sente quando lo fuma. Il ragazzo ha risposto che l’effetto è troppo forte, devastante; sembra quasi di avere dentro un’altra persona.

Paco è una droga ricavata dagli scarti della cocaina e lavorata con altre sostante altamente tossiche. Nata in Argentina durante il periodo più buio della crisi economica, ha pian piano preso piede fino a diventare una vera piaga nonostante, negli anni, la situazione economica e sociale del paese sia migliorata. E’ 20 volte più forte della cocaina; ha un effetto molto rapido e dura per poco più di 5 minuti. Purtroppo il Paco crea una forte dipendenza ed a volte si rimane talmente tesi, nervosi e depressi che si desidera solo prendere una nuova dose per avere quei 5 minuti di pace.

Dal Paco è difficile uscirne, sia per l’alta tossicità, sia per la grande quantità che si arriva a consumare. Valerio Bispuri ha raccontato in immagini la vita di questa gente destinata, nel 90% dei casi, alla morte.

Intervistato, il fotografo ci ha raccontato com’è iniziata la sua passione con la fotografia. Pur non avendo un interesse mirato verso questa arte, da ragazzino mise da parte la paghetta e comprò una macchina fotografica. Al liceo fece un corso regionale per imparare a fotografare, anche se la sua ambizione era quella di scrivere: voleva fare il giornalista. Il suo percorso da fotografo, è iniziato 20 anni fa.

 

 

 

 

L’idea di questo progetto è nata durante un lungo viaggio con un amico nei paesi dell’America Latina. Valerio è tornato molte volte in questi 14 anni in quei luoghi, ha conosciuto persone, famiglie intere devastate da questa droga.

Tra le varie immagini abbiamo visto quella di Ezechiele, un ragazzo morto a causa del Paco. Giaceva in una bara con i familiari intorno. E’ stata proprio la madre a chiamarlo per scattare foto durante questo momento. Ormai le persone del posto avevano sposato il progetto, volevano che il mondo sapesse quello che sta succedendo. Nel filmato abbiamo visto anche il fratello di Ezechiele parlare con Valerio in preda al nervosismo ed alla depressione, calmarsi solo dopo aver fumato in sua presenza.

Ha scattato numerose immagini di persone nell’atto di fumare il Paco, ma il progetto non poteva essere solo questo, anche se l’empatia raggiunta con i protagonisti del progetto è chiara e quasi palpabile attraverso i suoi scatti. A tal proposito Bispuri ha chiaramente detto che ad una bella foto ci si arriva, ma ad una foto profonda è molto più difficile, occorre essere in sintonia con i soggetti e con la situazione. Questo è il fulcro principale, ha detto, per una foto bella e profonda; non ha senso fotografare qualcuno senza conoscerlo. Attraverso l’empatia e la conoscenza si riesce a notare un sorriso ed uno sguardo capendone il profondo significato;  solo allora si riesce a catturarlo correttamente attraverso uno scatto.

 

Ha suggerito, ancora, di insistere a fotografare anche quando ci si annoia di ritrarre sempre lo stesso scenario, gli stessi soggetti; a lungo andare e solo quando subentra la noia si riescono a cogliere dettagli che inizialmente non si erano neanche percepiti. Il giusto equilibrio per una buona foto sta tra l’emozione e la realtà.

Il progetto, dicevamo, per essere completo per Bispuri doveva arrivare a documentare le cucine del Paco, il luogo in cui viene “lavorato”. Correndo diversi rischi e con la complicità di Vittoria (una donna indigente abitante delle favelas) in un giorno in cui si giocava un’ importante partita di calcio che coinvolgeva quasi tutta la popolazione, hanno approfittato della distrazione dei trafficanti e lo hanno bendato e portato in una casa dove si produce il Paco. Valerio ha sia scattato foto che ripreso mentre, in un secchio normalmente usato dai muratori per la calce, venivano diluiti questi scarti di coca con diversi solventi chimici per poi essere pressati con una pistola simile a quella per il silicone.

 

 

Bispuri notava che questa gente sembra non comprendere la gravità di quello che sta attuando. Gli uomini che cucinavano il Paco, parlando con lui, si lamentavano di dover lavorare anche la domenica.

L’occhio attento del fotografo ha documentato nel profondo il Paco, la gente che ne fa uso, i loro cari, le condizioni di povertà estreme. Avrebbe voluto raccontare anche la storia di chi si è liberato da questa droga, ma quando ha realizzato che nessuno (o quasi) ce la fa, ha capito che il progetto era arrivato al termine.

Bispuri ha anche parlato dei suo precedente lavoro Encerrados ed ha accennato qualcosa sul prossimo progetto: si occuperà dei sordi che, dice, solo l’altra fascia del suono. Ascoltano con gli occhi perché, non potendo sentire, osservano. Un contesto ricco per un fotografo di eccellenza come lui attento all’uomo e al suo modo di relazionarsi, di reagire.

Il fotografo, in ultimo, ha anticipato che gli scatti di Paco – A drug story  saranno in mostra al Museo di Trastevere a partire dal 24 gennaio alle ore 18.

Gli incontri con I grandi maestri proseguono fino al 13 febbraio. Il prossimo appuntamento vedrà protagonista Piergiorgio Branzi il 31 gennaio alle ore 18.

La mostra I grandi maestri, 100 anni di fotografia Leica, ricordiamo, vi aspetta ogni giorno fino al 18 febbraio.

 

Giusy Chiumenti