L’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), è stata incrementata notevolmente negli anni a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale. Come se non bastasse, oltre all’IVA, l’inflazione aggrava ancora di più una crisi economica globale che porta il mondo a fare i conti con lo spettro della recessione. Il pericolo maggiore è che si ritorni alle infelici immagini degli anni ’30, quando per acquistare un pacchetto di sigarette, a causa dell’inflazione, una carriola piena di quattrini non era sufficiente.

L’IVA, la tassa sul consumo in alcuni casi è illegittima

L’IVA è aumentata di quasi dieci punti percentuali negli ultimi cinquant’anni. Mezzo secolo fa, precisamente nel 1977, venne stabilita un’imposta sul valore aggiunto pari al 14%. Dal 20 giugno 2013, è come la conosciamo, al 22%. L’IVA, è in pratica una “tassa sul consumo”. A conti fatti, è sui beni acquistati dal consumatore finale che ricade l’imposta.

Ma non c’è di che illudersi pensando che le attività commerciali ne siano totalmente esenti. Al di fuori di una attività, ogni individuo è un consumatore. Anche il commerciante, terminata la giornata lavorativa, diventa un cliente consumatore che paga l’IVA. Ma qualcosa che non tutti sanno, è che l’IVA ricade anche sulle imposte.

Non esiste una legge che consenta di applicare l’IVA anche sui tributi come a esempio le accise e per chi contesta, va rimborsata. Naturalmente, visti i tempi talvolta biblici del sistema giudiziario italiano, nessuno o quasi si rivolge agli avvocati per ottenere il rimborso e una causa andrebbe a costare ben oltre l’effettivo guadagno. Diversamente si è espressa l’agenzia delle entrate. Con la risposta all’interpello n. 910-11/2017, sarebbe invece legittimo applicarla anche sulle accise.

La crisi economica giustifica l’aumento dell’IVA?

Quando una nazione non ha risorse sufficienti, la conclusione finale per ottenere la copertura necessaria al “salvataggio” dell’economia, è l’aumento delle tasse. L’IVA, ricade praticamente su ogni bene e servizio ed è il modo migliore per far entrare moneta nelle casse dello stato. Nessuno può essere esentato dal pagarla in un modo o nell’altro.

Che sia stato uno stratagemma utile per combattere l’evasione fiscale, in ogni caso, ogni aumento ha effetti dannosi sull’economia e sul consumatore. L’IVA fa salire il prezzo di qualsiasi tipo di bene e come detto precedentemente, nessuno alla fine può esimersi dal versare il tributo. Un vantaggio per lo stato, ma a conti fatti, non per l’economia.

Sull’orlo di una recessione annunciata già dalle più grandi banche centrali di tutto il mondo, un aumento delle tasse spingerebbe ulteriormente una nazione verso il precipizio dell’austerità. A pesare maggiormente, sono come sempre i beni di prima necessità, che fanno salire in maniera esponenziale il costo della vita. L’inflazione in questo non aiuta e in un futuro non lontano, potrebbero esserci nuovi aumenti dell’imposta.

Inflazione e IVA, un mix “letale”

Chiunque potrebbe essere portato a pensare che quando lo spettro della crisi alita sul collo di una nazione, la strada giusta sia quella di concedere maggior potere d’acquisto al cittadino per ovviare ‒ o tentare di farlo ‒ alla crisi. Ma non è così. L’inflazione, è anch’essa difatti una tassa. Ufficiosa si, ufficiale no, resta comunque una tassa.

Lasciando da parte le borse che speculano sull’andamento di beni ed economia del globo e che non influenzano l’economia reale ma sono influenzate da essa, si evince che il sistema bancario è il principale responsabile. Quando una nazione ha bisogno di denaro emette titoli di debito che le banche centrali acquistano per mezzo di intermediari emettendo moneta. Non è denaro di proprietà della nazione. Va restituito, generdando il famoso “debito pubblico”.

Una conseguenza naturale di questo processo è l’inflazione, prodotta dal sistema noto come “riserva frazionaria”. Erroneamente si pensa che l’inflazione (colpevole anche la disinformazione fornita da alcuni canali) sia generata da crisi diplomatiche e guerre, ma non è così. Il fenomeno noto come “espansione monetaria” causa l’inflazione. Generato dalla riserva frazionaria ‒ legge che consente alle banche di detenere soltanto un deposito minimo dell’effettiva somma depositata dai propri correntisti ‒ fa deprezzare il denaro costantemente anno dopo anno.

Le tasse che danneggiano l’economia: Inflazione e IVA

Osservando l’andamento dell’Euro per esempio, ci si rende conto che il suo potere d’acquisto dalla sua immissione si è praticamente dimezzato. L’inflazione causa l’incremento di domanda di beni e servizi che proporzionalmente non vengono erogati. I prezzi ‒ per la legge della domanda ‒ aumentano. In aggiunta all’inflazione che prosciuga i risparmi degli individui, l’IVA carica ulteriormente. Il risultato è una pressione fiscale che supera il 50%.

Significa che oltre la metà del reddito annuale di un lavoratore è destinata alle tasse e in quanto consumatore, continua a versare tasse con i beni di prima necessità. Un mix che distrugge l’economia. In conclusione, l’aumento delle tasse in periodo di crisi economica, è la soluzione per ribaltare le sorti di una nazione?