Si chiama influenza del pomodoro ed è stata rilevata per la prima volta nei bambini nello stato meridionale indiano del Kerala a maggio. Ora però si è diffusa in altri due stati, il Tamil Nadu e l’Odisha, dove sono stati infettati bambini di nove anni, malgrado questo virus in genere colpisca i minori di cinque anni.
Come scrive The Guardian gli scienziati stanno cercando di identificare meglio il virus, denominato influenza del pomodoro a causa delle dolorose vesciche rosse che produce sul corpo. I bambini sono particolarmente vulnerabili perché si diffonde facilmente attraverso il contatto ravvicinato, ad esempio tramite pannolini, toccando superfici sporche o mettendo oggetti in bocca.
Il rapporto pubblicato sul Lancet Respiratory Medicine Journal parla di dolorosi brufoli rossi sui corpi dei piccoli. La malattia sarebbe particolarmente contagiosa. Come per tutte le malattie virali che hanno un elevato tasso di contagiosità, i medici hanno chiesto alle famiglie di bambini e bambini di autoisolarsi per almeno una settimana. La soluzione migliore per prevenire il contagio dal virus è quella di avere cura dell’igene personale e di quello dell’ambiente, ma anche quello di evitare che i bambini contagiati condividano giocattoli, vestiti e cibo con altri bambini che non sono positivi. L’influenza dei pomodori era stata indentificata per la prima volta in India lo scorso 6 maggio, nello stato del Kerala.
Al momento l’infezione sarebbe in uno stato endemico e non viene considerato pericoloso per la vita, ma visto quanto accaduto con il Covid-19 si auspica una gestione vigile per prevenire ulteriori focolai. I medici affermano che diagnosticare l’influenza del pomodoro è difficile perché i suoi sintomi sono molto simili a quelli del Covid, della Chikungunya e febbre dengue. C’è anche l’ipotesi che l’influenza del pomodoro sia un effetto collaterale della Chikungunya o della febbre dengue nei bambini piuttosto che un’infezione virale, o una nuova variante dell’afta epizootica, una malattia infettiva comune che colpisce principalmente i bambini di età compresa tra uno e cinque anni e gli adulti immunocompromessi.