LaBadessa, tra il caos e l’ironia dell’uomo uccello

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Di Arianna

Questo weekend la redazione di InfoNerd è stata ospite della fumetteria Forbidden Planet per incontrare uno dei fenomeni del web che ha spopolato negli ultimi anni: LaBadessa. Tra risate, disegni e un po’ di cinismo vi portiamo alla scoperta del mondo dell’uomo uccello.

 

 

5 maggio, la fumetteria Forbidden Planet di Roma ospita il firmacopie del nuovo libro di Mattia Labadessa, Calata Capodichino.  La copertina è di impatto, col suo stile inconfondibile, il suo uomo uccello con lo sguardo fisso, i colori che non passano inosservati. Il giallo e il rosso mi portano subito a sfogliare il suo libro. “L’amore s’è fatto eco” è uno dei capitoli che mi rapisce. Leggo della storia di un amore finito, desiderato, bello, profondo ma inesorabilmente arrivato al capolinea. Forse quell’amore c’è ancora, lo capisco dall’ultima vignetta, ma nella testa del protagonista echeggia un grande NO. “Addio, amore mio, t’ascolto” dice, infine, alla sua ex innamorata. E la profondità dietro quell’uccello, dietro l’opera, si palesa ai miei occhi. Mi sono chiesta in quel momento, quanti di noi sanno ascoltare? Chi ha il coraggio ancora di ascoltare le vite degli altri, di comprenderne i dolori, le ansie e le paure? Labadessa sa ascoltare. Lui ascolta la sua voce interiore, ascolta le vite degli altri, nelle piccole ansie quotidiane, nei piccoli gesti o nei grandi dubbi della vita: “Morirò?” “Riuscirò ad essere felice?”. Il tutto condito con un sano cinismo e tanto senso dell’humor. Black humor.

FONTE: PAGINA UFFICIALE FB

 

E’ questo il mix esplosivo che ha creato il fenomeno virale de Labadessa, Napoli, classe ‘93, con i suoi 99 mila follower su Instagram e Facebook. In pochi anni esplode e crea un personaggio che tutto il web conosce. Un uomo uccello parecchio depresso, cinico e pessimista che colpisce nel segno con il suo tratto semplice ma efficace. I colori rimangono impressi e tornano in ogni sua vignetta. Contorni neri, sfondo giallo. Non ci si può sbagliare. Ma il personaggio non è il solo a colpire, sono le sue frasi a rimanere impresse. Dal “Mo mi caco” ai monologhi interiori col suo io pessimista, con le turpe che, almeno una volta al giorno, ci attanagliano il cervello. Pensieri ossessivi, problemi, dall’inadeguatezza di stare al mondo, all’amore e alla morte.

 

FONTE: PAGINA UFFICIALE FB

 

Mentre aspetto che il suo numeroso seguito di fan parli con lui e si faccia fare uno sketch al volo, osservo quanto il suo tratto sia preciso nella sua rapidità e quanto la ricerca dei particolari sia impressionante. E’ disponibile, simpatico, col suo humor sempre pronto. E lo è stato anche con me quando ha accettato di rispondere alle mie domande sulla sua opera. Gli dico sin da subito che sono sua fan e le sue vignette sono diventate un must, un vero e proprio passatempo abituale.

Gli chiedo subito come nasce l’uomo uccello e lui mi risponde nel modo più schietto possibile “Mi stavo facendo una canna, ascoltavo i Tame Impala e ho cominciato disegnare cose. Poi sulla tavola appare un omino al centro, aveva una maglietta a righe e un becco appuntito. Nasce come qualcosa di triste. E’ un uccello senza ali che non riesce a volare, abbastanza angosciante. Nel corso di questi anni ha subito parecchie modifiche, adesso è più pop. Un cafone”.

Mi viene spontaneo chiedergli se l’uomo uccello sia lui, se sia la proiezione di sé. Mattia non esita a rispondere con un “100% sì, sono io. Ansie, paure, vizi. Merda varia.” Mi rivela che ha paura dell’ignoto, di tutto ciò che non conosce. Per questo si rifugia solo nelle cose che conosce, nello stesso drink di sempre, stesso tabacco, stessa routine. La sua zona comfort, un ciclo infinito. Che è un po’ il tema del suo secondo libro Mezza fetta di limone.

 

FONTE: PAGINA UFFICIALE FB

 

Dalla mia grande passione per Bojack Horseman (serie tv in onda su Netflix ndr), non posso che chiedere a Mattia se, anche secondo lui, c’è qualche analogia tra l’uomo uccello e Bojack, entrambi animali antropomorfizzati. “Ma sai che ho cominciato a guardarlo proprio per questo motivo? Io ho guardato le prime tre stagioni, però Bojack l’ho visto sicuramente con una chiave di lettura diversa. Il mio personaggio è un ragazzo semplice, beve qualche drink, si fuma le canne, non si sa nulla di lui. In Bojack si analizza il crollo fisico ed emotivo di una star di Hollywood, che aveva un potere che adesso ha perso. Mentre se parliamo dell’infliggersi dolore, della consapevolezza di essere un pezzo di merda, beh siamo lì. Bojack però penso che abbia slanci vitali ed emotivi rispetto all’uomo uccello.” La speranza che ci sia un lieto fine sotto questo ammasso di negatività c’è, e non tardo a chiederlo a Mattia. Lui mi risponde che non crede nel lieto fine “Non ce n’è per nessuno. Per me c’è il caso e basta. Ultimamente devo dire che mi sono un po’ arreso. La vita secondo me nasce nel caos e finisce nel caos. In realtà la vedo un po’ come un gioco, la vita. Ci hanno buttato in questo gioco, no? E giochiamo. E’ colpa della società, del disfattismo.”

 

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Però concludiamo dicendo che in realtà un aspetto positivo c’è. Mattia dice un’ultima frase “Dalla merda è venuto fuori qualcosa di bello, l’uomo uccello, no?”.
E allora augurandogli il meglio, spero di continuare a vedere le sue opere sempre tra gli scaffali delle fumetterie e di continuare a seguirlo tra sondaggi su Instagram, vignette e sano black humor.

 

InfoNerd ringrazia la storica fumetteria Forbidden Planet di Via Pinerolo per averci ospitato e dato l’opportunità di incontrare Mattia Labadessa.

 

Arianna Lomuscio